martedì 23 settembre 2014
​Il premier popolare cede alle pressioni e fa dietrofront sulla riforma della legge introdotta da Zapatero, che nel 2010 "liberalizzò" l'interruzione di gravidanza. Domenica a Madrid una marcia per la vita aveva accusato il governo di "tradimento".
COMMENTA E CONDIVIDI
Era più di un’indiscrezione, adesso è ufficiale: il premier spagnolo Mariano Rajoy ha dichiarato che il progetto di legge che avrebbe apportato sostanziali restrizioni al testo voluto da Zapatero in tema di aborto è stato ritirato. Il leader si è limitato a promettere che verrà eliminato il punto più controverso dell’attuale normativa, come l’interruzione di gravidanza libera per le 16enni. Nel gennaio 2012, in piena campagna elettorale, Rajoy annunciò che se fosse stato eletto avrebbe modificato l’ultra permissiva legge sull’aborto varata dal governo Zapatero nel 2010. Adesso, dopo poco meno di un anno e a quasi tre dai proclami elettorali, il governo guidato dal leader popolare (Pp) ha fatto un passo indietro. Poche ore dopo l’annuncio, l’autore del nuovo progetto normativo, il ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Gallardón si è dimesso. «Non sono la persona adatta per realizzare quelle modifiche sul tema di cui ha parlato lo stesso premier», ha detto il guardasigilli. Al suo posto, è stato designato Rafael Catalá Polo che giurerà la prossima settimana.Rajoy ha giustificato la retromarcia con il fatto che non sarebbe stato raggiunto il consenso necessario per portare a compimento l’iter della legge. Che consente l’aborto libero fino alla quattordicesima settimana di gravidanza a partire dai 16 anni e per le minorenni non è necessario informare i genitori. «Penso di aver preso la decisione più ragionevole in questo momento – ha detto Rajoy – non possiamo avere una legge che sarà modificata appena arriverà un altro governo». Per “Hazte Oir”, la piattaforma attorno a cui si coagulano in Spagna vari gruppi per la difesa della vita, si tratta di un vero e proprio «tradimento». Come nel 2013, Hazte Oir e Derecho a Vivir hanno deciso di reagire alle titubanze del governo spagnolo, convocando una marcia per la vita che si è tenuta domenica in molte città spagnole. Il corteo principale si è svolto a Madrid, passando proprio in prossimità del ministero della Giustizia. Secondo Ignacio Arsuaga, presidente di “Hazte Oir”, lo stop alle modifiche delle norme volute da Zapatero è dettato da un «calcolo elettorale». Pedro Arriola e Soraya Sáenz de Santamaría, esponenti di peso del Partito popolare spagnolo, sono stati indicati da Arsuaga come coloro che avrebbero sconsigliato Rajoy dal procedere, prevedendo un’emorragia di voti qualora si fossero apportate modifiche alla legge abortista attualmente vigente. Se Rajoy avesse deciso di procedere verso l’approvazione della sua “Legge organica di protezione della vita del concepito e dei diritti della donna incinta”, in Spagna si sarebbe tornati alla legge del 1985, per la quale l’aborto era comunque legale, ma solo a precise condizioni: malformazioni del feto, stupro, grave pericolo per la salute fisica o psichica della madre.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: