mercoledì 7 novembre 2012
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Sia che venga celebrato fra un uomo e una donna, sia che i coniugi siano due uomini o due donne, in Spagna è comunque un «matrimonio»: non c’è contraddizione con la Costituzione iberica. Con sette anni di ritardo, ieri il Tribunale Costituzionale – per otto voti a favore e tre contrari – ha rigettato il ricorso presentato dal centrodestra spagnolo nel 2005 contro il «matrimonio omosessuale». Le motivazioni della sentenza verranno pubblicate successivamente. La vicenda risale all’approvazione della riforma del Codice civile voluta dall’allora premier José Luis Rodriguez Zapatero. La legge sancì l’assoluta identità delle due figure, senza alcuna sfumatura: nessuna differenza (neppure linguistica) fra il matrimonio eterosessuale e omosessuale. Lo strappo dei socialisti venne accolto dalle proteste di centinaia di migliaia di persone, che scesero in piazza in difesa del “matrimonio tradizionale” e contro l’adozione di minori da parte di coppie omosessuali. Ma le polemiche non vennero ascoltate. La versione del Codice Civile riformulata da Zapatero stabilì che «il matrimonio avrà gli stessi requisiti ed effetti quando entrambi i contraenti sono dello stesso sesso o di sesso differente». Il Partito popolare di Mariano Rajoy – oggi presidente del governo – presentò un ricorso contro la riforma, accusandola di intaccare «l’istituzione basilare del matrimonio» riconosciuta e garantita dalla Costituzione (articolo 32: «L’uomo e la donna hanno diritto a contrarre matrimonio in piena uguaglianza giuridica»). Ma in realtà anche all’interno della destra iberica non c’è mai stata unanimità rispetto al tema: numerose voci del Pp hanno difeso implicitamente o esplicitamente il matrimonio gay e – secondo i detrattori – neanche Rajoy ha mai assunto una posizione veramente netta sull’argomento. L’attuale ministro della Giustizia, Alberto Ruiz Gallardón, quando era sindaco di Madrid celebrò personalmente nozze civili fra persone dello stesso sesso, incassando critiche, applausi e accuse di populismo. La vera opposizione all’equiparazione del matrimonio etero e omosessuale non è venuta tanto dal centrodestra, quanto da Ong e associazioni familiari che hanno raccolto firme e promosso iniziative legislative. Dal 2005 ad oggi circa 25mila coppie omosessuali si sono sposate in Spagna. Ma al di fuori dei limiti geografici iberici, la riforma ha avuto un notevole impatto anche sull’America Latina, sempre attenta al trend legislativo di Madrid. L’Argentina di Cristina Fernández Kirchner – che per alcune recenti norme sembra ambire all’eredità di Zapatero – ha riconosciuto il matrimonio gay.
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