giovedì 16 gennaio 2025
Il Patriarca di Gerusalemme: «Situazione ancora molto fragile, rimangono alcune tensioni, ma questa era comunque una svolta necessaria»
Il Partriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa

Il Partriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa

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«Anzitutto, bisogna dire che siamo tutti molto contenti, la gente è felice, perché la guerra ha veramente ferito la vita di tutti. Sappiamo che la situazione è ancora molto fragile, rimangono alcune tensioni, ma questa era comunque una svolta necessaria e di cui avevamo bisogno». In un colloquio con Vatican News il cardinale Pierbattista Pizzaballa ha espresso la sua prima reazione alle notizie della imminente tregua. «La speranza è che questo sia il primo passo e che ora si apra un contesto che porti a prospettive nuove e risolva il conflitto attraverso il negoziato. La pace vera, purtroppo, avrà bisogno di tempi più lunghi: la fine della guerra non è la fine del conflitto», ha aggiunto il Patriarca di Gerusalemme. L’auspicio è che non si torni indietro. «La tregua deve reggere, e si dovrà fare di tutto perché regga. C’è anche chi rema contro, lo sappiamo bene, ma bisogna cercare di non dargli spazio. L’accordo è lo stesso di mesi fa, credo che sia stato raggiunto adesso perché forse sono maturate le condizioni umane e politiche internazionali. La cosa importante però in questo momento è voltare pagina, immediatamente, e iniziare a gestire soprattutto la situazione umanitaria gravissima a Gaza».

«Adesso dal punto di vista umanitario dovrebbe essere più facile introdurre ciò che è necessario per la vita della popolazione, che è dipendente al centro per cento dagli aiuti esterni. Ma bisognerà mettere mano anche alle altre due grandi emergenze per la popolazione — oltre a quella dei viveri —: ovvero la scuola e la sanità. E questo varrà naturalmente anche per la nostra piccola comunità cristiana. Sono certo che con l’aiuto delle tante organizzazioni internazionali si potrà creare quel coordinamento necessario per cominciare a risolvere il problema umanitario che richiederà molto tempo».

Il porporato si è recato ancora di recente a Gaza. «La parrocchia della Sacra Famiglia sarà impegnatissima in questa fase, e con le altre organizzazioni si cercherà di coordinarsi al meglio per arrivare a più persone possibile: è fondamentale aiutare e sostenere tutti, soprattutto il mondo dell’infanzia e dei bambini».

Le parole di Pizzaballa arrivano quando anche tutti gli Ordinari cattolici di Terra Santa hanno espresso forti speranze per la tregua. Lo hanno comunicato con una lunga nota nella quale auspicano che «che questo cessate il fuoco segni l’inizio di un nuovo cammino verso la riconciliazione, la giustizia e una pace sostenibile. Che questo sia il primo passo di un cammino che promuova la guarigione e l’unità tra tutti coloro che vivono in Terra Santa». All’inizio dell’Anno Giubilare dedicato alla speranza che non delude, «leggiamo in questo evento un segno che ci ricorda la fedeltà di Dio».

La dichiarazione congiunta resta tuttavia improntata al realismo. Se ai responsabili politici è chiesto di «negoziare in buona fede le fasi future dell’accordo», i patriarchi si dicono “consapevoli che la fine della guerra non significa la fine del conflitto. È quindi necessario affrontare alle radici, in modo serio e credibile, le questioni profonde che stanno all’origine di questo conflitto da troppo tempo. Una pace autentica e duratura può essere raggiunta solo attraverso una soluzione giusta che affronti le cause originali di questa prolungato scontro». Per riuscirci davvero è richiesto «un lungo processo, la volontà di riconoscere reciprocamente la sofferenza l’uno dell’altro e un’educazione mirata alla fiducia che porti al superamento della paura dell’altro e della giustificazione della violenza come strumento politico». Da qui l’appello alle leadership: «Chiediamo ai leader politici e alla comunità internazionale di sviluppare per il dopoguerra una visione politica chiara e giusta».

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