venerdì 2 aprile 2021
L’ayatollah Ali Khamenei vieta l’importazione di vaccini americani o britannici. Mosca e Pechino corrono in aiuto. Ma non basta a fermare la quarta ondata
Una ragazza  davanti  al poster  di un film: da lunedì i cinema  a Teheran sono stati chiusi  per ordine delle autorità sanitarie

Una ragazza davanti al poster di un film: da lunedì i cinema a Teheran sono stati chiusi per ordine delle autorità sanitarie - Ansa

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La pandemia da Covid-19, in Iran ormai arrivata all'inizio di una possibile quarta ondata, consolida l’assetto geopolitico del Paese asiatico, avvicinandolo agli alleati e scavando un solco ancor più profondo con gli avversari. Ad oggi l’Iran ha ufficializzato 1,9 milioni di casi da inizio epidemia e oltre 62mila vittime. Da quattro settimane un nuovo picco fa temere il peggio: la variante inglese del virus è ormai presente in tutti i distretti, dopo un generale rilassamento della popolazione durante le tradizionali vacanze in corrispondenza dell’inizio del nuovo anno. Dal 20 marzo, nonostante i divieti di spostamento, migliaia di iraniani hanno raggiunto infatti le proprie famiglie nei centri urbani di origine: un via vai che ha impresso un’accelerazione al contagio.

Le difficoltà di approvvigionamento

La situazione è allarmante, solo la campagna vaccinale può alleggerirla. Già, ma con quali sieri, visto che le sanzioni americane continuano a creare ostacoli all’approvvigionamento di farmaci e, in aggiunta, il grande ayatollah Ali Khamenei ha vietato l’importazione di vaccini di produzione statunitense e britannica anche da Paesi terzi? Non si è fatta attendere la solidarietà di Mosca e Pechino, che hanno recapitato, rispettivamente, mezzo milione di dosi di Spuntnik fra la prima settimana di febbraio e l’ultima di marzo (su due milioni di dosi promesse, ndr), e 250mila dosi – gratuite – di Sinopharm a fine febbraio. Il ministero della Sanità iraniano ha fatto sapere di avere raggiunto accordi preliminari anche con India e Corea del Sud per l’import di lotti vaccinali, in numero di 17 milioni di dosi. La realtà, però, è che le dosi distribuite fino ad oggi sono state 2 milioni, su di una popolazione di oltre 83 milioni di persone. Le preziose fiale sono state utilizzate per immunizzare parte degli operatori sanitari e dei soggetti fragili, ma la strada è ancora lunga e tutta in salita.

Il cimitero a sud di Teheran dove vengono seppellite le vittime del Covid-19

Il cimitero a sud di Teheran dove vengono seppellite le vittime del Covid-19 - Reuters

La sperimentazione sui vaccini locali

Per la Repubblica islamica è fondamentale rendersi autonoma nella produzione: quattro diversi prodotti frutto della ricerca scientifica iraniana sono in fase avanzata di sperimentazione, uno di essi in collaborazione con ricercatori e tecnici cubani. Nel frattempo, al presidente Hassan Rohani conviene distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dalle inefficienze del sistema sanitario e delle politiche economiche continuando a puntare il dito contro Washington, nonostante il cambio di inquilino alla Casa Bianca: l’Iran non vede «alcuno sforzo serio» da parte dell’Amministrazione Biden per rilanciare il Jcpoa, l’Accordo sul programma nucleare della Repubblica islamica dal quale l’Amministrazione Trump decise di sfilarsi nel 2018. Le parole di Rohani, pronunciate mercoledì in Consiglio dei Ministri, sono state subito ribattute dai principali media locali. E ancora: «Siete d’accordo che Trump è stato un terrorista? Se non lo siete, allora tutte le vostre parole sono nulle. Se lo siete, non dovreste continuare la sua azione per un secondo in più», ha detto con severità il presidente iraniano, seppure riconoscendo al nuovo corso politico statunitense una propensione al dialogo.

Candele per le vittime del Covid-19 nel cimitero a sud di Teheran

Candele per le vittime del Covid-19 nel cimitero a sud di Teheran - Reuters

L'alleanza fra gli ayatollah e il Dragone

​C’è chi, però, alla diplomazia preferisce i contratti, muovendosi in modo ancor più efficace nei momenti di crisi: la Repubblica popolare cinese. Grazie ad un accordo quadro – energetico e infrastrutturale – della durata di 25 anni appena siglato a Teheran, la Repubblica islamica entrerà a far parte della Nuova Via della Seta cinese, il faraonico progetto attraverso cui Pechino sta assicurando l’accesso diretto ad Africa ed Eurasia alle sue merci. La rafforzata alleanza fra ayatollah e Dragone potrebbe anche cambiare i termini della questione nucleare e delle trattative in corso con l’Unione europea e gli Stati Uniti, per il rilancio del Jcpoa: «La cooperazione tra Iran e Cina aiuterà l’attuazione dell’accordo nucleare da parte dei firmatari europei e il rispetto degli impegni assunti nell’ambito dell’intesa», ha detto Rohani rivolgendosi al ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, nel corso di una conferenza stampa congiunta. Bruxelles e Washington sono avvertite: Teheran ha le spalle coperte.

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