lunedì 16 marzo 2015
​Il 97% degli abitanti è di religione musulmana, gli sciiti sono il 20%. Molte le condanne a morte per blasfemia.
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​​I cristiani sono quattro milioni in Pakistan, dove il 97% dei 180 milioni di abitanti è musulmano, un dato numerico secondo solo all'Indonesia. Vi sono inoltre presenze di indù (1,85%) e sikh (0,04%).Tra i musulmani c'è un 20% di sciiti che sono vittime di attacchi, ma sempre più spesso nel mirino c'è la minoranza cristiana con attentati, persecuzioni e accuse di blasfemie. L'episodio più grave risale al settembre 2013, quando due kamikaze si fecero esplodere in una chiesa di Peshawar uccidendo 81 cristiani. Ci sono stati casi emblematici della violenza contro i cristiani (di cui un milione sono i cattolici), come quello dei coniugi Shahzad Masih e Shama Bibi, che a Qasur, città del nord Pakistan, sono stati ingiustamente condannati a morte per blasfemia e arsi vivi in un forno per mattoni. La donna era incinta. Oppure il calvario di Asia Bibi, la 44enne del Punjab che ha già trascorso più di 2.000 giorni in carcere dopo un'assurda condanna a morte per aver offeso il profeta Maometto. In Pakistan sono molto frequenti le condanne a morte per blasfemia, gli espropri ai danni dei cristiani, le devastazioni delle abitazioni e le discriminazioni sociali. Le violenze contro le minoranze etniche o religiose si verificano in tutto il territorio nazionale, ma negli ultimi anni si è registrata una vera e propria escalation e che ha investito soprattutto i musulmani sciiti e i cristiani. Decine gli episodi, fra attacchi mirati contro intere comunità - come avvenuto a Gojra nel 2009 o alla Joseph Colony di Lahore del marzo scorso - o abusi contro singoli individui (Asia Bibi, Rimsha Masih o il giovane Robert Fanish Masih, anch'egli morto in cella), spesso perpetrati col pretesto delle leggi sulla blasfemia.
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