sabato 3 settembre 2022
Padre José Leonardo Urbina è stato accusato di abuso su una minore e giudicato in un processo express a porte chiuse e senza avvocato. E' il secondo prete condannato in tre mesi
Attivisti commemorano la strage del 30 maggio 2018 a Managua

Attivisti commemorano la strage del 30 maggio 2018 a Managua - Ansa

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Quarantanove anni, diciannove in più del massimo della pena prevista dalla legge nicaraguense. Questa la condanna inflitta dal giudice Edén Aguilar Castro a padre José Leonardo Urbina, parroco della chiesa del Perpetuo Soccorso a Boaco, cittadina a 55 chilometri da Managua. L’accusa e grave: abuso e stupro di una dodicenne. Il sacerdote è stato denunciato dalla madre della ragazza. A insospettire, però, il fatto che il processo si sia svolto a porte chiuse, a tempo di record – meno di una settimana – e che l’imputato non abbia potuto essere assistito da un legale di propria scelta. Dall’arresto, inoltre, il 13 luglio, il parroco non ha potuto vedere i familiari, a cui non è stato consentito di essere presenti in aula. Oltretutto padre Urbina è già il secondo sacerdote giudicato colpevole di delitti comuni e imprigionato negli ultimi tre mesi. Prima di lui era toccato a Manuel García Rodríguez, condannato a due anni per l’accusa di aver picchiato una donna nonostante quest’ultima avesse ritrattato. In cella in attesa di giudizio sono pure i preti Óscar Benavidez, José Luis Diaz, Sadiel Eugarrios, Ramino Tijerino e Raúl González, oltre ai seminaristi Darvin Leyva e Melkin Sequeira. Perfino il vescovo Rolando Álvarez è stato confinato agli arresti domiciliari. Alla luce di questo, si comprende il comunicato della diocesi di Granada, dopo la sentenza inflitta a padre Urbina: «Esprimiamo profondo dolore e sofferenza per la decisione del giudice e chiediamo ai fedeli di continuare a pregare per i nostri sacerdoti incarcerati».
Dall’inizio del 2022, dopo aver smantellato la stampa indipendente e l’opposizione, il governo di Daniel Ortega ha concentrato il suo pugno di ferro sulla Chiesa, ultima realtà indipendente rimasta. Preti e vescovi, inoltre, sono considerati “ostili” perché colpevoli di aver criticato la feroce repressione delle proteste del 2018, che rischiarono di travolgere il presidente e la vice, nonché moglie, Rosario Murillo. All’epoca, il parroco del Perpetuo Soccorso di Boaco aveva pregato in pubblico per la libertà dei detenuti politici. Ufficialmente non ce ne sono in Nicaragua. In realtà, le organizzazioni per i diritti umani ne contano 205, tuttora dietro le sbarre.

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