domenica 9 luglio 2017
Il premier iracheno Abadi, domenica in città, annuncia la vittoria. Esulta l'esercito nella città vecchia dove sono rimaste solo delle «sacche di resistenza». Gentiloni: vittoria decisiva
Il premier iracheno Haider Abadi domenica in visita a Mosul liberata

Il premier iracheno Haider Abadi domenica in visita a Mosul liberata

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«Mosul è libera». L’annuncio ufficiale del premier Haider Abadi, ormai da tempo preannunciato, è giunto ieri pomeriggio: atterrato in elicottero nel centro della città, il premier iracheno ha incontrato le truppe e si è congratulato con con il suo esercito. Sabato il portavoce dell'esercito, il generale Yahya Rasul aveva annunciato: «Le nostre forze hanno preso il controllo della Città vecchia nell’ovest di Mosul, e hanno fatto fallire un tentativo di miliziani di Daesh di fuggire nella parte est attraversando il Tigri». Anche le forze della polizia federale irachena, che partecipano all’offensiva a Mosul, hanno dichiarato che tutta la parte occidentale della città è stata strappata allo Stato islamico: gli ultimi quartieri di Bab al Tub, Suq al Sagha e la Via Najafi sono stati riconquistati ieri mattina. Diversi miliziani hanno cercato di attraversare il Tigri, ma secondo la polizia sono stati uccisi. I jihadisti resistono in sacche di resistenza che esercito e polizia hanno circondato.


Il Daesh: «Combatteremo fino alla morte»

Amaq, l’agenzia del Daesh, ha affermato sabato che i suoi uomini sono pronti a «combattere fino alla morte». Venerdì decine di jihadisti, ancora asserragliati nel cuore della città, avevano lanciato un assalto a sorpresa contro l’esercito, riuscendo a riguadagnare un poco di terreno in un imprevisto contrattacco subito rintuzzato.

Gentiloni: «Sconfitta decisiva». Esulta Macron

Si tratta di «una sconfitta decisiva per il Daesh», ha scritto in un tweet il premier italiano Paolo Gentiloni. «L'impegno italiano per stabilizzare l'Iraq continua», ha aggiunto. Pure il presidente francese Emmanuel Macron ha esultato con un tweet per la «vittoria» e ha reso omaggio a «tutti coloro che insieme alle truppe francesi vi hanno contribuito».

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In una lettera aperta, scritta pochi giorni fa, don Renato sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi osserva come, in questi giorni da Mosul «noi vediamo solo immagini di distruzione, dolore, paura e disperazione», mentre presto tornerà «il silenzio sulle persone, sulle loro storie, imposto dai fasti della vittoria». Il coordinatore di Pax Christi si chiede perché «i grandi mezzi di informazione parlando di Mosul non denunciano anche le grandi collusioni dell'Occidente con il Daesh» e perché, «l'Italia continua a vendere armi all'Arabia Saudita» che «sostiene economicamente e militarmente il Daesh».

I profughi: per tornare serve una vera ricostruzione

Esultanza fra le truppe, ma un umore ben diverso fra i numerosi profughi in fuga dalla città. Circa un milione di persone, molti dei quali vivono in campi improvvisati fuori dalla città. «Se non c’è una ricostruzione e la gente non ritorna nelle sue case e riprende possesso delle sue proprietà, qual è il significato di liberazione?», domanda Mohammed Haji Ahmed, un anziano commerciante di capi di abbigliamento. La gente nei campi vive in tende che raggiungono la temperatura di 40 gradi centigradi e, afferma la Reuters, molti degli sfollati del campo Hassan Shan a est di Mosul vendono le loro razioni di cibo per comprare ghiaccio: un blocco lungo 30 centimetri costa circa mezzo dollaro. Nonostante Mosul sia ormai perduta, tuttavia il Daesh non appare sconfitto in Iraq, dove continua a controllare una larga fascia di territorio lungo quasi 400 chilometri di confine con la Siria e, a sud di Mosul, una vasta sacca a ovest di Kirkuk dove mercoledì scorso un centinaio di miliziani dello Stato islamico avevano occupato il villaggio di Imam, solo una quindicina di chilometri dalla base militare di Qayyara, da dove gli ufficiali iracheni e americani coordinano l’offensiva su Mosul.

Donna kamikaze si fa esplodere con il figlio

Nel pomeriggio di sabato una donna kamikaze, con in braccio un bambino di pochi anni, usato per mimetizzarsi meglio, passa tra alcuni soldati iracheni tentando di innescare l'ordigno celato sotto l'hijab. La bomba non esplode e quindi la donna supera indenne il posto di blocco, ma sempre con il bambino in mano, prosegue e si fa esplodere poco più oltre: muoiono con la kamikaze e il piccolo e due soldati. E' la prima volta che una donna kamikaze usa un bambino per passare inosservata.

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