venerdì 9 agosto 2019
E' scontro tra gli Stati Uniti e il colosso asiatico perché un funzionario statunitense avrebbe incontrato i principali attivisti per la democrazia, in piazza da dieci fine settimana
Una manifestante sventola la bandiera britannica durante le proteste all'aeroporto di Hong Kong (Ansa)

Una manifestante sventola la bandiera britannica durante le proteste all'aeroporto di Hong Kong (Ansa)

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HONG KONG, MANIFESTANTI OCCUPANO L'AEROPORTO

E’ scontro tra Cina e Stati Uniti mentre altri tre giorni di proteste non autorizzate sono cominciati all’aeroporto di Hong Kong. L'Ufficio del Commissario del ministero degli Esteri dell’ex colonia britannica ha depositato dure rimostranze presso il consolato generale degli Stati Uniti della regione perchè un funzionario del consolato statunitense avrebbe incontrato i principali attivisti scesi in piazza. In risposta a questo incontro, un funzionario cinese ha convocato urgentemente un alto rappresentante del consolato generale degli Stati Uniti per presentare il suo dissenso al riguardo, esprimendo una "forte disapprovazione" e chiedendo chiarimenti. Inoltre, i funzionari statunitensi sono stati esortati a "rompere immediatamente con le forze anti-cinesi che creano problemi a Hong Kong e ad astenersi dall'intromissione negli affari della regione", ha detto un funzionario dell'ufficio del commissario.

IL PUGNO DI FERRO DELLA CINA

Mentre la temperatura sale, nell’isola di Hong Kong e i suoi territori, i commentatori si chiedono quanto il governo cinese riuscirà a resistere senza intervenire. E’ ormai il decimo week-end consecutivo di manifestazioni, scatenate, in origine, da una legge sulle estradizioni pericolosa, secondo i manifestanti, perché rafforzerebbe il potere del colosso asiatico su Hong Kong.

Chi è sceso in piazza chiede che la legge venga sospesa e anche la rimozione della leader del territorio Carrie Lam. Quest’ultima ha, tuttavia, ha escluso che concessioni siano possibili avvertendo che i disordini potrebbero provocare una crisi economica.

TURISMO IN CALO, DANNI PER L'ECONOMIA

A dura prova è il giro di affari del turismo della metropoli, che, secondo l’Ente locale, nella seconda metà di luglio, ha registrato un "calo a due cifre" rispetto allo stesso periodo del mese precedente. Secondo la Bbc online, gli operatori del settore "riportano che il numero delle prenotazioni alberghiere, per i mesi di agosto e settembre, è sceso notevolmente".

In calo anche gli acquisti dei biglietti aerei della compagnia di bandiera locale, la Cathay Pacific. Le entrate provenienti dal turismo sono uno dei principali pilastri economici di Hong Kong, contribuendo a circa il 5% del prodotto interno lordo cittadino anche se gran parte dei visitatori arriva dalla Cina. In gioco ci sono le libertà democratiche di questo territorio un po’ speciale, ritornato alla Cina nel 1997, che gode di un alto livello di autonomia fatta eccezione per la politica estera e della difesa. Secondo il principio di “un paese due sistemi”, infatti, la stampa e i giudici di Hong Kong sono indipendenti dal controllo cinese.

I manifestanti si concentrano oggi sull'aeroporto internazionale, sperando di sensibilizzare i turisti in arrivo allo scalo. Gli eventi, promossi sui social media con una finta carta d'imbarco con la scritta "HK to freedom", “Hong Kong verso la libertà”, segnano il secondo evento di protesta nell'hub internazionale. Le nuove manifestazioni non sono state autorizzate ma nella precedente occasione non ci furono interruzioni dei voli.

Secondo chi protesta, che ha chiesto che un’inchiesta venga aperta sulla brutalità usata dalla polizia per tenere sotto controllo i raduni, la democrazia è stata progressivamente erosa, negli ultimi mesi, dal controllo cinese. La Cina ha già mostrato il pugno duro, avvertendo i manifestanti di non “giocare col fuoco” o “sottostimare la determinazione del governo centrale”.

Mentre entriamo nel terzo mese di proteste nella metropoli finanziaria, è stato richiamato al lavoro il comandante di polizia che aveva gestito le operazioni sicurezza durante le proteste nel 2014. L'ex vice commissario di polizia, Alan Lau Yip-shing, dovrà aiutare a gestire gli eventi di ordine pubblico su larga scala e le operazioni messe in campo dal governo filo-Pechino. Si occuperà anche delle manifestazioni per le celebrazioni del settantesimo anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese, il prossimo primo ottobre. Secondo l'agenzia Reuters, Lau è stato richiamato perchè il governo non nutre fiducia nella capacità degli attuali vertici di polizia di gestire la risposta alle proteste.

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