venerdì 9 marzo 2018
Il Pakistan beneficia di sconti commerciali in nome di un accordo con l'Ue che è in via di revisione. L'Ue sta premendo per far coincidere il rinnovo dell’accordo con il rilascio di Asia Bibi
Asia Bibi, vittima cristiana accusata di blasfemia che da otto anni è rinchiusa in una prigione pachistana

Asia Bibi, vittima cristiana accusata di blasfemia che da otto anni è rinchiusa in una prigione pachistana

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L’Unione Europea scende in campo per Asia Bibi e lo fa puntando sui benefici commerciali concessi al Pakistan. Quelli indicati nello “Schema generalizzato di preferenze” in vigore che garantisce al Paese asiatico un accesso al mercato europeo a tariffe azzerate o preferenziali secondo le tipologie merceologiche. Nel suo recente viaggio nel Paese asiatico l’inviato speciale Ue per la promozione della libertà religiosa, Jan Figel, ha apertamente avvertito il governo di Islamabad che il proseguimento dell’accordo, in via di revisione dopo tre anni di applicazione, dipenderà dal rilascio della cattolica Asia Bibi, in carcere a oggi da 3.178 giorni e che attende dalla Corte suprema la decisione finale sulla condanna a morte confermata nei vari gradi di giudizio per l’accusa di blasfemia. Non un caso qualsiasi il suo, sia per la severità della pena e per l’impossibilità di vedere riconosciuta la sua innocenza, sia per l’accanimento da parte degli islamisti nel chiederne l’esecuzione ma anche nel minacciarne l’uccisione in caso di assoluzione.

L’attenzione internazionale verso il caso di Asia Bibi, da un lato le ha garantito una maggiore protezione da parte delle autorità carcerarie e della politica, ma ha anche acuito l’astio degli estremisti religiosi verso di lei e verso un Occidente che ne avrebbe fatto un campione in funzione anti-musulmana in un Paese al 97 per cento islamico. Nel comunicato-stampa diffuso dopo la visita di Figel a Islamabad, viene anche chiarito che il rappresentante Ue ha evidenziato la necessità di risolvere la vicenda di Asia Bibi perché l’Italia, uno dei partner strategici Ue, sta premendo con decisione «per far coincidere il rinnovo dell’accordo con il rilascio di Asia Bibi, una vittima cristiana internazionalmente riconosciuta di una falsa accusa di blasfemia che da otto anni langue in una prigione pachistana».

Ancora, il comunicato chiarisce che la maggior parte dei Paesi membri dell’Unione condividono il parere che la Suprema corte del Pakistan stia intenzionalmente rinviando il giudizio per le pressioni di gruppi politici e religiosi. Con una contraddizione palese tra quanto il Giudice supremo Saqib Nisar ha chiesto pubblicamente ai tribunali del Paese in termini di sveltimento dei casi pendenti e il suo trattamento di quello di Asia Bibi.

Un atteggiamento significativo, quello della Ue, che fa leva sui benefici non indifferenti garantiti al Pakistan, tra i Paesi più poveri del Continente asiatico e non in grado di garantire a una popolazione prossima ai 200 milioni benessere e possibilità diffusi. Sotto il sistema attuale, il 20 per cento dell’export pachistano verso quello che è il maggiore partner commerciale (il 23,7 per cento del suo export con una quota ampiamente maggioritaria di prodotti tessili) non è soggetto a dazi, mentre il 70 per cento gode di tariffe privilegiate. In questo modo consentendo anche al governo di Islamabad di alleggerire la propria dipendenza dal credito straniero.

La decisione dell’Unione Europea comunicata al premier pachistano Shahid Khaqan Abbasi non si concentra però solo sulla coraggiosa madre di famiglia che da oltre otto anni affronta con fede una prova terribile che costringe anche i cinque figli e il marito a vivere nella clandestinità. Nei prossimi incontri tra le delegazioni europea e pachistana per ridefinire il trattato commerciale saranno incluse anche le questione della libertà di espressione, dei dissidenti scomparsi e della triste situazione delle minoranze religiose in un Paese che è al 5° posto sui 50 Paesi presi in esame nel rapporto 2018 di Open Doors sulle difficoltà della pratica religiosa per i cristiani.

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