mercoledì 8 marzo 2023
Il Senato ha discusso l’articolo 7 della bozza che vuol portare a 64 anni l’età di uscita, ora a 62. E il Paese è stato bloccato da cortei e scioperi
La Francia protesta in massa contro la riforma delle pensioni

La Francia protesta in massa contro la riforma delle pensioni - Ansa

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Al termine di quest’estenuante battaglia dei nervi, a cedere per primo sarà il fronte sindacale francese finora compatto, oppure il governo della premier Élisabeth Borne? Oltralpe, più che nelle scorse settimane, ha preso ieri accenti saturi di tensione l’interrogativo chiave nel braccio di ferro sulla riforma delle pensioni promossa dal presidente Emmanuel Macron. In giornata, il Senato ha discusso il contestatissimo articolo 7 della bozza, destinato a portare progressivamente a 64 anni l’età legale pensionabile, contro gli attuali 62.

Ma nelle stesse ore, il Paese si è ritrovato attanagliato da un vortice di scioperi e cortei fragorosi in tutti i capoluoghi grandi e piccoli, d’occupazioni di siti energetici strategici, d’azioni estreme a sorpresa, come sabotaggi locali della rete elettrica o blocchi inopinati della circolazione stradale: la sesta giornata di mobilitazioni dal 19 gennaio, per la prima volta particolarmente seguita anche nelle cittadine della Francia profonda.

Decisi a paralizzare il Paese, contando su un’opinione pubblica che resta nettamente opposta alla riforma, i sindacati hanno confermato in serata di voler proseguire le agitazioni a oltranza, in particolare in diversi gangli vitali del sistema economico, come i terminal portuali del petrolio e del gas, ieri in gran parte bloccati. Così, già in giornata, si sono registrate le prime stazioni di servizio a corto d’almeno un tipo di carburante. Al contempo, sono rimaste chiuse centinaia di scuole, con un funzionamento ai minimi termini per il traffico ferroviario, accanto a disagi pure negli aeroporti.

L’asprezza presa dalle proteste, con incidenti e arresti non solo a Parigi, sembra dirla lunga sulla volontà dei manifestanti di tentare il tutto per tutto, di fronte alla corsa contro il tempo scandita dalla progressione dei lavori parlamentari, giorno dopo giorno, articolo dopo articolo.

A Parigi, sulla Riva sinistra, un fiume irrequieto di manifestanti ha puntato nel pomeriggio verso Place d’Italie. Erano in «700mila», ha presto annunciato il sindacato Cgt, che esprime il no più categorico alla riforma, prima d’essere smentito dalle stime ben più contenute fornite dal Ministero dell’Interno (81mila) e dall’agenzia privata “Occurrence” finanziata da diversi media (68mila). In tutto il Paese, nel quadro di 320 cortei, sono scesi in piazza in 1,28 milioni, secondo il Ministero dell’Interno, contro i 3,5 milioni contati dalla Cgt. Una mobilitazione caratterizzata in ogni caso da un forte risveglio della rabbia fra le pieghe della “Francia profonda”, con record assoluti in molti capoluoghi e cittadine di provincia, come a Brest, Pau, Rodez, Belfort.

Entro il 2027, l’esecutivo vuole portare a 43 le annualità contributive per una pensione a tasso pieno. Ma il governo Borne promette eccezioni per le carriere lunghe e i mestieri più logoranti. Così, chi ha cominciato a lavorare prima dei 20 anni senza mai smettere, potrà sperare di partire, secondo i casi, a 58, 60 o 62 anni. Inoltre, la riforma intende eliminare gli ultimi regimi speciali di categoria privilegiati esistenti, come per gli autoferrotranvieri parigini, o il personale della Banca di Francia.

Misure giustificate dall’esecutivo enfatizzando gli attuali squilibri finanziari del sistema pensionistico che rischierebbero di metterlo in pericolo. In questo senso, secondo il governo, la riforma dovrebbe assicurare 17,7 miliardi di risparmio nel 2030, l’anno in cui si prevede il ritorno in pareggio. Secondo gli ultimi sondaggi, 2 francesi su 3 sono opposti alla bozza di legge, divenuta cruciale per la credibilità di Macron, deciso a non contraddire la propria volontà fin qui tanto decantata di riformare il Paese.

In questo, potrebbero aiutarlo i deputati e senatori neogollisti che, pur all’opposizione, si dicono ormai pronti a votare le misure principali della riforma, offrendo così al capo dell’Eliseo una sponda indispensabile per superare il test parlamentare. In teoria, le regole costituzionali francesi potrebbero consentire pure un varo forzoso della riforma, ma esponendo in quel caso l’esecutivo a un eventuale voto di sfiducia di rappresaglia potenzialmente fatale operato dall’opposizione. Per questo, Macron cercherà fino all’ultimo d’evitare le soluzioni più rischiose.

Nelle scorse settimane, il governo ha pure insistito su altri punti contenuti nella riforma, come la rivalorizzazione delle pensioni più modeste, come quelle degli agricoltori, che saranno portate a 1200 euro mensili. Una misura che tuttavia riguarderà solo il 2,5% dei futuri pensionati.

Intanto, certi commentatori ricordano pure che la riforma sarà più ‘morbida’ che in altri Paesi europei. Ma quest’argomento non sembra far presa sull’opinione pubblica transalpina, anche per via di certe specificità nazionali: considerando pure l’anno in meno negli studi secondari — fra medie e superiori, 7 anni in tutto —, l’accesso al mondo del lavoro è più precoce che in molte altre contrade continentali. Ne consegue pure un tasso di attivi più basso in Francia fra gli over 60. Attualmente, solo il 33% dei francesi fra i 60 e 64 anni lavorano, contro una media del 46% nella zona euro.


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