giovedì 18 maggio 2023
Attraverso un fedelissimo di Putin la Russia si era assicurata il controllo dell’aeroporto di Chisinau, l’unico del Paese che ora vuole lasciare la Csi, il raggruppamento degli Stati ex Urss
Il senatore russo Kostantin Basiuk, ex agente segreto e uomo

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Da quando Chisinau ha deciso di guardare all’Europa voltando le spalle alle cupole del Cremlino, i tentativi di infiltrazione e destabilizzare nel più piccolo e povero Paese europeo sono quotidiani. Si spiega anche così la decisione del Parlamento moldavo di annunciare l’abbandono della Comunità degli stati indipendenti (Csi), nata sotto l’ombrello di Mosca dopo la caduta dell’Unione Sovietica.

L’incognita sono le ricadute di questa scelta. A meno di mezz’ora d’auto dalla capitale si trova infatti la repubblica separatista di Transnistria, dove sono di stanza centinaia di militari di Mosca la cui presenza era tollerata anche nell’ambito del dialogo interno alla Csi. Quando l’uscita della Moldavia dal consesso delle Repubbliche ex sovietiche verrà formalizzato, Chisinau si vedrebbe obbligata a dichiarare i soldati russi come «forza di occupazione in territorio moldavo», aprendo a scenari imprevedibili. Nei mesi scorsi più volte Kiev ha offerto la disponibilità del proprio esercito per assistere la Moldavia in un intervento armato in Transnistria. Ma il doppio gioco di società apparentemente moldave, ma in realtà controllate direttamente da Mosca alimenta un clima di perenne diffidenza all’interno delle istituzioni di Chisinau.

L’ultimo emissario del Cremlino scoperto all’interno degli ingranaggi moldavi è un ex agente segreto del Kgb russo. Una figura centrale nell’annessione delle repubbliche del Donbass, seduto ai posti di controllo nella società di gestione dell’aeroporto moldavo di Chisinau, l’unico del Paese, non di rado chiuso a causa dei timori di attacchi delle forze russe. Più volte negli ultimi mesi lo spazio aereo è stato interdetto a casua di missili lanciati contro l’Ucraina dal Mar Nero e transitati nello spazio aereo moldavo. Recentemente, a causa dei timori per la sicurezza dei voli e l’imprevedibilità nella gestione dello scalo, alcune compagnie aeree internazionali hanno sospeso le tratte per la Moldavia, aggravando la crisi nel Paese che risente del conflitto in Ucraina ma non beneficia della rete di salvataggio dell’Ue e della Nato.

Una serie di documenti ufficiali visionati da “Avvenire” conferma il ruolo di primo piano del senatore russo Kostantin Basiuk. Alla fine del 2022 Basiuk è stato incaricato dal Cremlino di rappresentare con altri cinque senatori presso l’aula parlamentare russa le regioni dell'Ucraina illegalmente annesse da Vladimir Putin: due senatori rappresentano la regione di Lugansk, due Donetsk e uno ciascuno per Kherson e Zaporizhia, il cui territorio è parzialmente occupato dall'esercito russo. Alla fine di febbraio 2023, Basiuk è stato inserito nel decimo pacchetto di sanzioni adottato dall'Unione Europea: "Sono orgoglioso di far parte del club d'élite dei russi sanzionati", fu la sua sprezzante reazione, mentre veniva promosso a componente del Comitato Difesa e Sicurezza del Consiglio della Federazione Russa.

Il documento con cui la Moldavia interrompe gli accordi con la società russa riconducibile all ex agente del Kgb e ora senatore Basiuk

Il documento con cui la Moldavia interrompe gli accordi con la società russa riconducibile all ex agente del Kgb e ora senatore Basiuk - undefined

Il sistema di aziende e società matrioska, tradizionalmente costruito attraverso la longa manus del Cremlino, ha consentito a Basiuk di infiltrarsi in una infrastruttura sensibile, a ridosso del confine europeo e di un Paese Nato come la Romania. La sua formazione professionale lo ha aiutato. Se ufficialmente si presenta come uomo d’affari, il senatore nel 1987 si era diplomato alla scuola del Kgb, il servizio segreto sovietico per il quale ha lavorato anche dopo la caduta del Muro di Berlino. La società “Avia Invest” per dieci anni ha avuto in concessione lo scalo della capitale moldava. Il socio di maggioranza. come ha rivelato una inchiesta dei giornalisti moldavi di "Rise" è "Komaksavia Airport Invest Ltd”, basata a Cipro, riconducibile al bulgaro Marin Mihov Tenev, al milionario russo Andrey Goncharenko (anch’egli tra gli uomini d’oro del Cremlino) e poi "Habarovsky Aeroport", considerata irrilevante per essere socio di minoranza della “Avia”. Il grimaldello adoperato da Mosca sarebbe proprio questo: la "Habarovsky Aeroport" è in mano all’ex agente segreto segreto russo promosso a senatore.

Prima di annunciare l’uscita dalla Csi, il governo moldavo ha cacciato la “Avia Invest” riprendendo il controllo dello scalo. Ma non è una partita chiusa. Per il senatore Basiuk potrebbe cambiare davvero poco. Perché si appresta a chiedere un risarcimento per danni al governo di Chisinau e perché dall’inchiesta per corruzione che potrebbe esplodere dopo queste rivelazioni ne uscirebbe a pezzi l’opposizione filorussa, innescando proprio quelle tensioni che fanno il gioco del Cremlino, da tempo sospettato di voler mettere in atto un “golpe bianco” ai danni di Chisinau, nonostante il Paese sia tra gli aderenti della prima ora della Csi, come del resto l’Ucraina.

Lo scalo internazionale di Chisinau

Lo scalo internazionale di Chisinau - Chisinau Airport

La Csi è un'organizzazione creata dalla Russia sulle rovine dell'Urss per mantenere i paesi ex sovietici nella sua sfera di influenza. Non possiamo più sederci al tavolo dei negoziati con uno Stato aggressore", ha detto il presidente del Parlamento moldavo, Igor Grosu. Quando l’organizzazione venne istituita sotto l’egida di Mosca, aveva per scopo dichiarato la costruzione di un raggruppamento di Paesi che sviluppassero un percorso politico, economico e militare comunque legato al defunto Patto di Varsavia, in chiave antioccidentale. «Dopo 30 anni - ha aggiunto il presidente del Parlamento di Chisinau - è diventato molto chiaro che l'inclusione della Repubblica di Moldavia nelle strutture della Csi non ci ha aiutato a risolvere il conflitto transnistriano, non ci ha aiutato a rimuovere l'esercito russo dal territorio della Repubblica di Moldavia e non ci ha protetto dal ricatto energetico nel cuore dell'inverno, dalle minacce e dalle dichiarazioni ufficiali all'indipendenza e alla sovranità della Repubblica di Moldavia».

Chi invita alla cautela è monsignor Cesare Lodeserto, vicario generale della diocesi di Chisinau. Se il cammino della Moldavia verso l’Unione Europea «è ormai inevitabile», vanno tenuti in conto diversi fattori di rischio: «Essere sottoposti sempre di più alle pressioni della Russia, così come è avvenuto in Ucraina nel 2014 con la prima invasione - osserva Lodeserto - quando i russi temevano l'entrata del Paese nella area Nato e di un suo futuro ingresso in Europa». E non è un caso se alle notizie da Chisinau, Mosca ha reagito con i toni consueti: «Sono giochi politici alle dipendenze dell'Occidente».

Il banco di prova è atteso per l’1 giugno, quando a Chisinau arriveranno 47 tra presidenti e capi di governo europei, oltre ai leader dell'Ue e di altri Paesi che sostengono la risposta ucraina all’attacco della Russia. Arriveranno in Moldavia per promuovere “la difesa della democrazia, il rafforzamento della sicurezza energetica e della resilienza degli Stati europei”, spiegano dal governo moldavo. Un modo neanche troppo diplomatico per dire addio a Mosca.

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