martedì 14 febbraio 2023
A otto giorni dal terremoto il carico di aiuti nelle città del nord-ovest siriano interessate dal sisma faticano ad arrivare. La denuncia dei curdi della regione di Afrin, in Siria
«La Turchia continua a negare l’ingresso dei soccorsi nei villaggi curdi»

Reuters

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A otto giorni dal terremoto, arriva il più consistente carico di aiuti nelle città del nord-ovest siriano interessate dal sisma. Un convoglio di circa 75 camion messi a disposizione dalle tribù e dalle popolazioni della zona orientale del Paese, è giunto lo scorso lunedì 13 febbraio fino alle aree devastate, passando attraverso il ponte di Karakouzat, in direzione Manbij. È quanto riferiscono i media locali dell’opposizione al governo di Damasco. Da parte curda, le organizzazioni per i diritti umani del cantone di Afrin continuano invece a denunciare l’impossibilità per i villaggi curdi di ricevere aiuti. Non solo guerra di missili, colpi di mortaio e artiglieria, ora in terreno siriano un altro conflitto sta prendendo campo: quello delle informazioni.

La frammentazione politico-militare e le divisioni tribali determinatesi in questi lunghi dodici anni di crisi, si fanno strada pure fra i morti e le macerie della catastrofe del secolo. «Le autorità turche hanno negato l’ingresso fino al 9 febbraio scorso ai soccorritori e ai convogli carichi di aiuti messi a disposizione dalla Barzani Charitable Association del Kurdistan iracheno- è la denuncia dell’Organizzazione per i diritti umani di Afrin -. Pure ai carichi di carburante e viveri inviati dalla Regione autonoma del nord-est è stato impedito il passaggio ad Umm al-Jaloud nel valico fra Manbij e Jarublus».

Nonostante la presenza degli attivisti della società civile al valico di Bab al-Salama per facilitare l'ingresso di team di medici e di soccorso – prosegue la Ong – i funzionari del valico della parte turca continuano a bloccarli, così come è avvenuto al transito di Bab al-Hawa per le squadre di soccorso e aiuti, a cui non è stato permesso di entrare con il pretesto di danni alle infrastrutture stradali».

Nel frattempo la Ong italiana Un Ponte Per si è attivata sul posto, reperendo medicine e dispositivi medici da inviare nelle zone più colpite, supportando chi sta soccorrendo i feriti. «Nello specifico stiamo sostenendo l’azione dei nostri storici partner Action for Humanity/Syria Relief e Heyva Sor a Kurdistanê/Mezzaluna Rossa Curda - scrivono in una nota - che stanno aiutando la popolazione nei governatorati di Aleppo e di Idlib con distribuzioni di cibo, kit di primo soccorso, medicine, tende e qualsiasi cosa sarà necessaria per fronteggiare questa ennesima crisi». Gli sfollati passano le notti all’addiaccio con temperature proibitive, che scendono fin sotto lo zero. «Mancano coperte, tende, qualcosa con cui scaldarsi - spiega Rudi, un operatore umanitario curdo riparatosi a Kobane -. È assolutamente necessario far passare gli aiuti».

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