giovedì 28 settembre 2023
Verso un nuovo status nella Costituzione per un futuro all’insegna della «specificità» insulare e linguistica
La svolta di Macron: autonomia alla Corsica

ANSA

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Come la vicina Sardegna, pure la Corsica merita uno statuto speciale insulare fin qui mai visto in Francia. È la clamorosa concessione fatta ieri dal presidente Emmanuel Macron, che spera così di passare alla storia, sul fronte della politica interna francese, come il capo dell’Eliseo capace di risolvere una volta per tutte l’annosa “questione corsa”, spesso drammaticamente esplosiva anche in senso letterale.
Sotto la Quinta Repubblica, numerosi sono stati i presidenti e premier per i quali le intemperanze verbali, i disordini e gli attentati sull’isola si sono trasformati in una spina nel fianco. Anche capi dell’Eliseo carismatici come il neogollista Nicolas Sarkozy avevano fallito su questo fronte. Ma Macron sembra aver fiutato che l’attuale fase potrebbe essere, paradossalmente, favorevole a una svolta epocale. Nell’isola, dopo aver relegato gli indipendentisti in minoranza, gli autonomisti sono ormai saliti al potere, confermando il proprio rifiuto della lotta armata. Dunque, almeno in teoria, nessuno potrà accusare l’Eliseo di cedere alle pressioni di militanti facinorosi e violenti sprovvisti di legittimità democratica. Ad Ajaccio, il capoluogo regionale, il presidente ha perorato ieri «l’entrata della Corsica nella Costituzione», con un nuovo articolo specifico, dicendosi favorevole a un’inedita «autonomia», pur rispettosa del quadro repubblicano. Insomma, un futuro all’insegna del riconoscimento della «specificità» insulare e linguistica, ma «né contro lo Stato, né senza lo Stato». Parole pronunciate proprio nell’emiciclo regionale, nel quadro di una trasferta presidenziale di tre giorni volta pure a celebrare l’anniversario degli 80 anni dalla liberazione corsa, che durante la Seconda Guerra mondiale fece da premessa alla ritrovata libertà nel resto della Francia occupata.
Non potrà trattarsi di una transizione automatica, poiché qualsiasi riforma costituzionale richiede una maggioranza qualificata dei tre quinti di entrambe le camere parlamentari nazionali in formato riunito (“Congresso”). Ma Macron si è detto sicuro che si approderà a «un cambiamento profondo nella relazione fra lo Stato e la Corsica». Sul piano giuridico, le istanze regionali si avvierebbero a disporre di un «diritto d’adattamento» delle loro competenze. Secondo lo schema negoziato dietro le quinte da oltre un anno dal ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, le autorità corse avranno 6 mesi per avallare un progetto di riforma autonomista da sottoporre a un referendum regionale. Poi, il passaggio di testimone al Parlamento nazionale, per il vaglio e l’eventuale varo definitivo. Il nuovo statuto, per Macron, potrà «chiudere una pagina segnata da ore fosche», ovvero soprattutto quelle della violenza dei militanti armati clandestini. Parole applaudite dall’emiciclo, ad eccezione degli indipendentisti. Ma il presidente del Consiglio esecutivo corso, Gilles Simeoni, ha lanciato una sorta d’avvertimento frontale a Macron: «Non tener conto del suffragio universale significherebbe rischiare di squalificare la democrazia. Nessuno può immaginarlo». Leader del partito autonomista Femu a Corsica, che dal 2021 è riuscito ad affrancarsi dal sostegno degli indipendentisti, Simeoni era già stato pure l’avvocato del secessionista Yvan Colonna, condannato nel 2012 per l’omicidio del prefetto Claude Érignac. Ieri, Macron ha cercato di rassicurare i presenti, sostenendo che «lo statu quo sarebbe un fallimento per tutti». Ma non mancano delle questioni ancora profondamente divisive, come l’eventuale promozione del corso al rango di lingua ufficiale, accanto al francese. Una delle rivendicazioni isolane rifiutate fin qui dall’Eliseo.

La “questione corsa” dura da un secolo. Nel 1923, appare il Partitu Corsu d’Azione, prima forza autonomista. Lungo i decenni di muro contro muro con Parigi, si registra una lunga scia di violenze. Dal 1976, opererà il famigerato Fronte di liberazione nazionale della Corsica (Flnc), all’origine di continui attacchi notturni in tutta l’isola fino agli anni 2000, prima di una graduale attenuazione.

Il 6 febbraio 1998, nel capoluogo Ajaccio, l’attentato più grave: l’omicidio del prefetto Claude Érignac, attribuito al secessionista Yvan Colonna, arrestato nel 2003, processato simbolicamente a Parigi e condannato in via definitiva solo nel 2012, sullo sfondo di nuovi picchi di tensione in Corsica. Nel 2015, assieme, autonomisti e indipendentisti vincono per la prima volta su scala regionale, pur senza ottenere la maggioranza assoluta: una svolta politica che costringerà Parigi a una nuova fase di dialogo culminata ora nell’annuncio dell’Eliseo di un nuovo status che riconosce la specificità dell’isola. (D.Z.)

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