lunedì 4 dicembre 2023
L’uomo, che ha accoltellato a morte un turista, era già stato schedato. Il ministro Darmian: «Abbiamo fallito nel gestire il suo caso»
L’attentato si poteva fermare. Ora Parigi teme per i Giochi

ANSA

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Una coda di sgomento e rabbia, accanto a domande in parte senza risposta. La Francia è scossa dall’attentato jihadista avvenuto a Parigi nella tarda serata di sabato quasi ai piedi della Tour Eiffel, costato la vita a un turista 23enne di nazionalità tedesco-filippina. Altri due feriti nell’attacco, un francese 60enne e un britannico 66enne, colpiti con un martello ma non in pericolo di vita. Arrestato nel quartiere di Passy, sulla Riva Destra della Senna, l’attentatore che si è definito come un affiliato all’Isis e ha minacciato la polizia gridando «Allah Akbar». L’uomo, che dice di aver agito «in reazione alla persecuzione dei musulmani in tutto il mondo», risulta essere un profilo tristemente noto all’antiterrorismo: Armand Rajabpour-Miyandoab, classe 1997, di nazionalità francese e genitori iraniani, era infatti schedato per radicalizzazione. In carcere per 4 anni perché scoperto mentre stava progettando un attentato, era in libertà dal 2020. Affetto da disturbi psichiatrici, aveva ricevuto cure, che poi sono state interrotte quest’anno.

Nelle scorse settimane, la madre aveva allertato la polizia, alla luce di comportamenti sospetti del giovane. In proposito, il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha ammesso che c’è stato un «fallimento evidente» nell’inquadramento post-terapeutico dell’attentatore. Ma per il portavoce del governo, Olivier Véran, è stato rispettato il quadro legale vigente. A livello politico, a chiedere un inasprimento delle possibilità di detenzione preventiva è pure la leader ultranazionalista Marine Le Pen.

Fra i dettagli rivelati nelle ultime ore sui trascorsi criminali e psichiatrici dell’attentatore, pure le sue dichiarazioni in carcere risalenti al luglio 2019, quando disse di udire, in cella, «la voce dei jihadisti del Bataclan».

In una Parigi e in una Francia che si preparano ad accogliere i Giochi Olimpici l’estate prossima, i trascorsi dell’attentatore hanno sollevato polemiche. A colpire è pure il fatto che il dramma sia avvenuto in pieno centro, in prossimità di diversi futuri siti olimpici. Nelle ore dopo l’attentato, una riunione governativa di crisi ha fatto il punto in prospettiva proprio sui dispositivi di sicurezza per le Olimpiadi.

Frédéric Péchenard, ex alto dirigente di polizia e attuale vicepresidente neogollista della regione parigina Ile-de-France, ha additato «una serie di rischi», chiedendo un «piano B» per prevenire nuovi attentati. Ma per Pierre Rabadan, assessore allo sport della capitale, Parigi sarà nel 2024 il «luogo meglio protetto» al mondo. Da parte sua, la ministra dello sport, Amélie Oudéa-Castera, ha precisato che non è in discussione nessuna alternativa alla cerimonia olimpica d’apertura sulla Senna, giudicata a rischio da certi esperti. A livello giudiziario, oltre che in Francia, è stata aperta un’inchiesta pure in Germania

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