mercoledì 15 dicembre 2021
Il leader nordcoreano ha fatto del ricatto nucleare la sua arma politica. E la chiave della sua sopravvivenza
Kim Jong-un

Kim Jong-un - Ansa

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Dieci anni di potere brutale e assoluto, dieci anni di sfida al mondo sul crinale scivoloso della minaccia nucleare, ma Kim Jong-un rimane ancora un mistero. Impenetrabile. Fitto. Il leader nordcoreano festeggia venerdì i primi dieci anni di potere. E tutto lascia pensare, a partire dalla sua giovane età – Kim ha 37 anni – e dal modo spietato con cui ha eliminato ogni possibile “concorrente” interno, che non saranno gli ultimi.
Come ha scritto l’Associated Press, in questo decennio «Kim ha presentato molti volti a un mondo avido di informazioni su di lui», ma due sono sotto i dati rimasti inalterati sotto la maschera cangiante del dittatore. La spietatezza della sua leadership, innanzitutto. A dispetto della sua giovane età e della formazione ricevuta in Svizzera che aveva fatto sperare in un approccio più “aperto”, Kim non ha esitato a fare fuori tutti i suoi più temibili avversari interni. Tra le sue vittime più note c’è Jang Song Thaek, il potente zio di Kim, considerato il numero due del regime. È stato fucilato nel 2013. Nei primi cinque anni di potere, il leader nordcoreano avrebbe eliminato o epurato 340 persone, arrivando in questo modo a consolidare la sua posizione così come avevano fatto suo padre Kim Jong-il, morto il 17 dicembre 2011, e suo nonno e fondatore dello Stato, Kim Il Sung. Proprio ieri la dinastia dei Kim ha perso Kim Yong Ju, fratello del “grande leader” e “presidente eterno” Kim Il Sung, scomparso a 101 anni.
Ma è stata soprattutto l’arma del ricatto nucleare il vero vessillo del potere di Kim. Il leader nordcoreano vi si è dedicato con ostinazione, arrivando a costruire un arsenale che, secondo alcune stime, conta ben 60 armi nucleari. Non solo: Pyongyang avrebbe i mezzi per arricchire il suo arsenale grazie alla capacità di creare 18 nuovi missili all’anno. Una corsa alla minaccia nucleare che, secondo gli analisti internazionali, Kim gioca su due tavoli: interno, tacitando ogni possibile dissenso e internazionale, acquistando peso sul tavolo negoziale. Nel 2017 lo stesso Kim annunciò di avere missili nucleari in grado di colpire gli Stati Uniti. «Le armi nucleari sono una bacchetta magica per la Corea del Nord», ha affermato Kim Taewoo, ex capo dell’Istituto coreano per l’unificazione nazionale di Seul. «La Corea del Nord è uno dei Paesi più Poveri del mondo, ma controlla le relazioni con la Corea del Sud perché ha armi nucleari. Se non fosse per le sue bombe nucleari, come potrebbe Pyongyang sedersi a dialogare alla pari con gli Stati Uniti?».
I negoziati, appunto. A un certo punto il leader nordcoreano ha dismesso il volto feroce e assunto le fattezze del negoziatore benevolo. Con tanto di attenzione coreografica. L’incontro «storico» e «straordinario» con l’allora presidente Usa Donald Trump, a Panmunjom, fu suggellato con una stretta di mano. Poi l’amicizia con gli Usa naufragò quando Trump si rifiutò di alleggerire le sanzioni contro «rocket man», «l’uomo dei missili», come sardonicamente lo aveva definito. Anche con Seul sembrava giunta finalmente l’ora della pace, grazie al faccia a faccia con il presidente sudcoreano Moon Jae-in. Anche in quel caso è stato un fiasco. Cosa c’è da aspettarsi nel futuro di Kim? Difficile che il dittatore cambi. Secondo Jung Chang Wook, capo del think tank del Korea Defense Study Forum «Kim non abbandonerà mai le armi nucleari. Altrimenti perderebbe il suo potere».

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