sabato 28 ottobre 2023
La notizia riportata dai media iraniani. La ragazza il primo ottobre era stata aggredita in metropolitana a Teheran da una sorvegliante. Dal 22 ottobre era in coma irreversibile.
Un post sul profilo Facebook Hengaw Organization for Human Rights. È ancora in coma in ospedale Armita Geravand

Un post sul profilo Facebook Hengaw Organization for Human Rights. È ancora in coma in ospedale Armita Geravand - FACEBOOK HENGAW ORGANIZATION FOR HUMAN RIGHTS

COMMENTA E CONDIVIDI

Armita Garavand è morta. La notizia, diffusa dalla stampa iraniana non arriva inaspettata. Il 22 ottobre, infatti, la 16enne era stata dichiarata in coma irreversibile, senza nessuna speranza che potesse riprendersi. E così la studentessa di Teheran, aggredita il primo ottobre sulla metropolitana da una guardia per essersi tolta il velo, allunga l'elenco delle vittime delle repressione delle libertà in Iran. Non sappiamo se diventerà un simbolo così come già un anno fa la 22enne curda Mahsa Amini, morta mentre si trovava sotto la custodia delle forze di sicurezza, agli arresti perché portava male il velo.

La vicenda di Armita è ugualmente crudele: alla madre Shahin Ahmadi era stato impedito di entrare all'ospedale Fajr di Teheran per vedere la figlia e, dopo le sue proteste, era stata trattenuta in custodia. I medici avevano informato la famiglia che le condizioni della ragazza erano disperate e nelle scorse settimane si era diffusa la notizia che il regime dell'ayotallah Ali Khamenei stesse facendo di tutto per tenerla in vita. Per paura, ovviamente: il movimento "Donna vita libertà" ha preso forza dopo la morte di Mahsa e il regime fatica a mantenere il controllo delle piazze.

Come nel caso di Mahsa, l'Iran nega che Armita sia stata aggredita: sarebbe invece caduta in seguito a un malore, sbattendo la testa violentemente. Ma i video inchiodano il regime alle proprie responsabilità: c'è stata una lite con una sorvegliante perché non portava il velo e nella collutazione la giovane ha subito un trauma cranico che ora l'ha portata alla morte cerebrale.

Sempre il 22 ottobre due giornalisti, incarcerati per aver seguito la vicenda della morte di Mahsa Amini, erano stati condannati rispettivamente a sei e sette anni di prigione. Si tratta di Elaheh Mohammadi - che dovrà scontare cinque anni di reclusione per complotto contro la sicurezza del Paese più un anno per propaganda contro la Repubblica islamica - e del fotoreporter Niloufar Hamedi. Entrambi sono stati anche considerati colpevoli di aver collaborato con gli Stati Uniti.

Teheran non può permettersi di dover affrontare un'altra ondata di manifestazioni, specie in un momento in cui è alto il rischio di un coinvolgimento nel conflitto che è nuovamente esploso tra Israele e Palestina e che lo vede come attore non disinteressato. Il regime liberticida non è mai uscito dai radar della comunità internazionale, così come chi lo combatte. Lo dimostrano il premio Sacharov 2023 per la libertà di pensiero conferito a Mahsa Amini e al movimento di protesta che ne è scaturito, e il prestigioso Nobel per la Pace vinto il 6 ottobre dall'attivista iraniana Narges Mohammadi, arrestata 13 volte, condannata cinque e destinata a scontare un totale di 31 anni di carcere per le sue lotte in favore delle donne del Paese e non solo. Una scelta che Teheran aveva definito "faziosa e politica".

Nell'ultimo anno la violenza in Iran non si è fermata.

Amnesty International, in un report di agosto 2023, segnalava che le autorità avevano ucciso "centinaia di manifestanti" e ne avevano "arrestati migliaia, minorenni compresi", mentre "innumerevoli altri" erano stati sottoposti "a torture, inclusa la violenza sessuale, durante la detenzione: alcuni di loro sono stati messi a morte al termine di processi gravemente irregolari". Ma nonostante le ripetute intimidazioni, le esecuzioni e il costante deterioramento dei diritti, nel Paese sciita ancora molte persone protestano a gran voce e il grido "Donna vita libertà" continua a risuonare per le strade di tutto il mondo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: