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Manifesti con i volti degli ostaggi di Hamas, a Tel Aviv - ANSA
Oggi Hamas ha presentato la lista ufficiale dei primi 33 rapiti a essere rilasciati, i cui nomi sarebbero stati concordati in base a ragioni umanitarie, avendo i mediatori israeliani insistito sul fatto che prima vengano consegnati i vivi e, solo alla fine, i corpi degli ostaggi defunti. Priorità, dunque, a donne, bambini, anziani e feriti, che lasceranno Gaza scaglionati nei successivi 42 giorni, come previsto dall’accordo siglato a Doha lo scorso mercoledì.
Stando all’intesa, Israele riceverà un rapporto completo sullo stato di tutti coloro che sono sulla lista. Dopo che verranno rilasciati i primi tre ostaggi domani e altri quattro sette giorni dopo, per un periodo di quattro settimane saranno liberati tre ostaggi ogni settimana, fino agli ultimi 14 della lista che saranno restituiti nella sesta e ultima settimana della prima fase dell'accordo.
La lista comprende 10 donne – le prime tre dovrebbero rientrare domenica - 20 uomini, 2 bambini e un arabo israeliano, Hisham al-Sayed, beduino catturato dal gruppo terrorista nel 2015 in quanto presunto soldato dell’Idf, nonostante Israele abbia sempre dichiarato che si trattasse di un civile. Nove i rapiti con doppia cittadinanza: due americani, due francesi, due argentini, una britannica, un russo e l’etiope Avera Mengistu (38 anni) – ricoverato in passato in un ospedale psichiatrico – scomparso nella Striscia il 7 settembre 2014. Pur essendo stati comunicati i 33 nomi, ad oggi non è stato definito né l’ordine di chi e quando uscirà dall’enclave né chi, tra questi, sia ancora in vita. Quindi, purtroppo, questa lista non rappresenta ancora un sospiro di sollievo per le famiglie che li attendono da ormai 470 giorni.
Si teme, soprattutto, per la Famiglia Bibas: per i due fratellini Ariel e Kfir (di 2 e 5 anni), gli unici bambini ancora in ostaggio nell’enclave, dichiarati morti da Hamas nel novembre 2023, ma l’esercito non ha mai confermato, e i loro genitori: mamma Shiri (32) e papà Yarden (34), che era comparso in un video rilasciato dal gruppo terrorista in cui gli si comunicava la morte dei loro cari a causa di un bombardamento.
Oltre che per la vita dei più piccoli si teme molto anche per i più anziani. Tra questi Gadi Moshe Moses (80 anni), Shlomo Mansur (86) e l’ottantaquattrenne Oded Lifshitz – uno dei fondatori del Kibbutz Nir Oz – la cui moglie, Yocheved, era stata uno tra i primi ostaggi ad essere liberata il 23 ottombre 2023. Noto giornalista, Lifshitz si era sempre impegnato nella promozione del dialogo tra israeliani e palestinesi, come la maggior parte di coloro che vivevano nei kibbutz presi d’assalto durante il massacro di sabato 7 Ottobre. Un sabato che non è ancora finito e che non finirà fino a quando non torneranno a casa tutti i rapiti – vivi o morti – e il cui destino dipende sempre di più da quello che accadrà durante i 42 giorni di cessate il fuoco.