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L'ingresso dell'ospedale Europeo di Khan Yunis, vicino al quale ieri è stato colpito il bunker sotterraneo dove si sarebbe nascosto il capo di Hamas, Mohammad Sinwar - Reuters
Mentre Trump a Riad promette un Medio Oriente pacificato, si intensificano gli attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza. Nella notte, almeno 65 persone sono state uccise in raid sulla zona di Jabalia, nel nord. Lo riferiscono fonti mediche riportate da al-Jazeera. Gli ospedali della Striscia, citati dall'agenzia Ap, sostengono che tra le vittime ci sono 22 minori. Ieri la protezione civile, controllata da Hamas, aveva riferito di almeno 28 morti e circa 70 feriti in attacchi vicino all'ospedale Europeo di Khan Yunis. Obiettivo dell'operazione era il capo di Hamas, Mohammad Sinwar, fratello di Yahya ucciso lo scorso ottobre. L'intelligence israeliano ne ipotizzava la presenza in un bunker sotterraneo in corrispondenza dell'ospedale. Prima di colpire, l'esercito e i servizi segreti interni (Shin Bet) sostengono di aver verificato che nelle strutture bombardate non vi fossero ostaggi. Per l'attacco, che ha devastato diverse abitazioni circostanti, sono state utilizzati ordigni anti-bunker che deflagrano sotto terra. Un'operazione che ricorda quella in cui, lo scorso autunno, le bombe israeliane uccisero a Beirut il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah.
Nonostante le parole distensive del presidente americano, che è nel Golfo in missione diplomatica e di affari - ha rimosso le sanzioni alla Siria, offerto un accordo con «ramoscello d'ulivo» all'Iran e dichiarato che «la gente di Gaza merita un futuro migliore» -, il premier israeliano Benjamin Netanyahu continua a perseguire l'obiettivo della «vittoria assoluta». Ieri ha ribadito che presto l'esercito entrerà nella Striscia «con tutte le forze». E in un intervento a porte chiuse alla Commissione esteri e difesa della Knesset (il parlamento) avrebbe dichiarato che sta «distruggendo più case e di conseguenza non hanno un posto dove tornare». Lo rivelano trascrizioni pubblicate dal Times of Israel. «L'unica conseguenza ovvia sarà che i cittadini di Gaza sceglieranno di emigrare fuori dalla Striscia. Ma il nostro problema principale è trovare Paesi che li accolgano". Il Times of Israel scrive che i palestinesi usciti dall'enclave con un programma pilota per lavorare all'estero (sarebbero appena qualche decina) hanno dovuto firmare documenti in cui si riconosce che c'è alcuna certezza sul loro ritorno.