Dopo le Filippine e il Vietnam, ieri il tifone Ketsana, indebolito ma sempre temibile, ha attraversato la Cambogia e, dal pomeriggio, vaste aree di Laos e Thailandia, dove entro oggi dovrebbe esaurire la sua corsa devastante attraverso il Sud-Est asiatico dove sono morte 331 persone. Maggiormente colpite, le Filippine, con danni calcolati dal governo in 68 milioni di euro e 246 morti ufficialmente registrati. Mente la solidarietà internazionale risponde all’appello del governo di Manila (l’Unione europea ha stanziato 2 milioni di dollari e altri 2 milioni per gli altri paesi colpiti), anche il Vietnam conta i danni e le vittime dopo che il fenomeno atmosferico, declassato a tempesta tropicale, ha lasciato un paese devastato nella sua parte centrale e 74 vittime. Dalla mattinata di ieri, Ketsana sta portando forti piogge e estese inondazioni su ampie regioni del Laos e della Cambogia. In questo secondo Paese si registrano 11 vittime (tra cui un intero nucleo familiare seppellito dal crollo di un’abitazione) e decine di feriti in almeno cinque province interessate dalle piogge e dalle piene. Nessuna vittima in Thailandia, dove sono state mobilitati uomini e mezzi delle forze armate. Le regioni orientali e settentrionali del paese, già duramente colpite dalle piogge monsoniche, sono state interessate da estesi allagamenti, ma lo svuotamento preventivo dei bacini artificiali ha permesso di evitare danni maggiori. Proprio in Thailandia, nella capitale Bangkok, durante i negoziati sul clima in corso, il più alto responsabile dell’Onu in materia di clima, Yvo de Boer, ha affermato che «la tempesta tropicale è l’ultimo esempio, il più tragico, del cambiamento climatico che ha colpito la regione», sottolineando che la lotta ai cambiamenti climatici è ormai vitale per la regione Asia-Pacifico. Gli effetti del tifone a Giacarta