venerdì 10 febbraio 2017
Dalla confusione sulla green card al memorandum firmato da un avvocato invece che dal presidente, fino all'aver rinfacciato ai magistrati la loro carenza di giurisdizione: gli errori della Casa Bianca
Il presidente Usa Donald Trump (Ansa)

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La decisione della Corte d’Appello del nono circuito di San Francisco di confermare la sospensione del “Muslim ban”, il divieto di ingresso negli Usa nei confronti dei rifugiati e dei cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana, ha messo in rilievo diversi errori tattici e strategici commessi dal presidente Donald Trump e dai suoi consiglieri. Ecco di seguito i principali.

La débâcle della green card


Il fallimento della Casa Bianca di chiarire fin dall’inizio che l'ordine esecutivo sul “Muslim ban” non includeva i residenti permanenti negli Usa, detentori della cosiddetta “green card”, ha rappresentato una gaffe politica e legale di prim’ordine. La confusione ha causato il fermo di polizia di oltre 100 possessori di green card durante le prime 24 ore del bando e di molti altri dopo. Inevitabile il contraccolpo anche di immagine in Congresso e negli ambienti legali. La Casa Bianca ha insistito che i possessori di green card non sarebbero mai rientrati tra le espulsioni, ma molti esperti ritengono che l’intenzione fosse un’altra.


Il “consiglio” del presidente non ha poteri


Una volta chiarito che i possessori di green card non erano inclusi nel bando, Trump avrebbe potuto firmare una piccola integrazione al suo ordine esecutivo per rendere pubblica questa esenzione. Ma forse per non ammettere di aver dovuto cedere alle polemiche montanti, il presidente e i suoi consiglieri hanno preferito affidare all’avvocato Don McGahn il compito di firmare un memorandum che esplicitasse l’esenzione, senza nemmeno dichiarare che il presidente approvava questo orientamento. Ma non avevano l'autorità per farlo. Per i giudici, "il consiglio della Casa Bianca non è il presidente e non è noto per essere nella catena di comando di alcun dipartimento dell'esecutivo".


La supposta carenza di giurisdizione


Gli avvocati del Dipartimento di Giustizia hanno sottolineato ai giudici la loro carenza di giurisdizione nell’esaminare decisioni sull’immigrazione che il presidente prende sulla base di questioni di sicurezza nazionale. Un argomento legale che non ha attecchito, soprattutto per la discriminazione religiosa nei confronti dei musulmani contenuta nell’ordine esecutivo. "Non c'è alcun precedente” per sostenere l’autorità assoluta del presidente in questi casi, hanno scritto i giudici, perché si andrebbe “contro la struttura fondamentale della nostra democrazia costituzionale".

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