martedì 22 marzo 2022
Da giorni riportavamo le notizie di abusi e soprusi. Di armi proibite, di deportazioni forzate, di pratiche criminali. Ora le denunce si fanno più numerose e circostanziate
Centro commerciale di Kiev ridotto in cenere. Sono morti 8 civili

Centro commerciale di Kiev ridotto in cenere. Sono morti 8 civili - Un post tratto dal profilo Twitter del StratcomCentre/status

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“Mamma, ti porterò una tv da 70 pollici, l’ho presa in una casa”, dice un soldato russo intercettato. Altri cercano il bottino nel registratore di cassa di un emporio abbandonato. Intanto i ceceni si fanno riprendere da un commilitone mentre tengono amorevolmente in braccio dei bimbi ucraini. Ma tutti sanno cosa accade alle donne quando la soldataglia scende negli scantinati dove le ragazze si nascondono.
Non esiste inferno senza orrore. L’Ucraina degli sfollati sta diventando l’uno e l’altro. Da giorni riportavamo le notizie di abusi e soprusi. Di armi proibite, di deportazioni forzate, di pratiche criminali. Ora le denunce si fanno più numerose e circostanziate.

Il ministero degli Esteri ucraino ha denunciato che 2.389 bambini del Donbass occupato sono stati condotti illegalmente in Russia. "I casi di rapimento di bambini e di altri crimini commessi dagli occupanti russi contro i civili in Ucraina sono oggetto di indagine", riporta il “Kyiv Independent”. Già nei giorni precedenti il conflitto le autorità di Mosca avevano trasferito sul proprio territorio oltre 70mila civili. Quasi esclusivamente donne con figli e anziani. Molti sono stati addirittura spediti lungo la rotta ferroviaria della Transiberiana, a centinaia e centinaia di chilometri dal Donbass. Fonti sul posto contattate da “Avvenire”, avevano spiegato che si tratta di un ricatto agli uomini, rimasti per combattere al fianco dei filorussi. Un modo per dire: “La tua famiglia ce l’abbiamo noi e solo combattendo per noi potrai rivederla”.

Adesso tocca indiscriminatamente a russofili e anti-Putin, ancora una volta quasi esclusivamente donne e bambini, condotti a ore di auto dalle proprie abitazioni e costretti sotto il controllo delle forze russe.

La città di Mariupol "sta vivendo un vero genocidio”, denuncia l’arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina. “La gente muore non solo a causa delle armi nemiche ma anche per l’odio. Centinaia di persone - ricorda - muoiono di fame, e non solo nella città ma anche nei suoi dintorni”. Ad ogni ora che passa “riceviamo notizie di una vera catastrofe umanitaria, di omicidi, saccheggi, stupri".

Secondo Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente Zelensky, “sono centinaia i casi di fucilazioni, stupri, saccheggi. Solo uno su 300, come quello di Cernihiv, vengono diffusi in rete. E Cerhiniv è una delle città continuamente attaccate". Tra enfasi e propaganda è difficile per i giornalisti riportare con certezza. Ma sono le Nazioni Unite a eliminare il condizionale per parlare di “attacchi mirati ai civili”.

In tre settimane oltre 3,2 milioni di rifugiati sono stati costretti a fuggire dall’Ucraina, mentre altri 6,5 milioni di persone sono state sfollate all’interno del Paese. “Oltre 12 milioni di persone - è la stima dell’alto commissariato Onu per i rifugiati - sono state coinvolte dalle conseguenze della guerra”. La situazione continua a peggiorare di ora in ora.

“Il vice sindaco della città Serhii Orlov - riporta una nota dell’agenzia per i Diritti umani - afferma che il bilancio delle vittime stimato di oltre 2.350 persone è probabilmente fino a due volte superiore in realtà, poiché ci sono ancora molte persone intrappolate sotto le macerie. Orlov aggiunge che l’80-90 per cento della città è stata bombardata dal 24 febbraio, lasciando quasi tutti gli edifici danneggiati o distrutti”.

Gruppi di popolazione vulnerabili “come donne e bambini, persone con disabilità o gravi condizioni mediche, così come gli anziani e le minoranze, stanno affrontando sempre più ostacoli nell’accesso a servizi critici come trasporti, cibo, medicinali e assistenza sanitaria di emergenza”, è l’allarme delle organizzazioni Onu.

Mariupol, la città che reca il nome della Vergine, è ora il simbolo del martirio di un intero popolo. Ogni giorno si contano fino a 100 colpi di artiglieria pesante su quello che non si può più definire come centro abitato. “Vogliono cancellare la città di Maria dalla faccia della terra”, hanno detto due monaci raggiunti dalla Radio Vaticana, che ha potenziato il servizio in onde corte in Ucraina e Russia, e si candida ad essere la “Radio Londra” per quei russi che cercano di ottenere di nascosto le notizie che il Cremlino filtra attraverso i network della propaganda putiniana.

Quella in Ucraina è una guerra arcaica combattuta con armi moderne, molte vietate. Se nei giorni scorsi è stato documentato l’uso di bombe a grappolo, i timori dell’intelligence occidentale sono ora rivolti soprattutto alle armi chimiche. E’ stato segnalato da alcuni rapporti Onu il possibile uso di proiettili al fosforo, che provocano ferite orribili e gravi malformazioni. Intanto, le telecamere di bordo di alcune automobili hanno registrato a Kharkiv il tiro sulle automobili a un incrocio stradale nei pressi dell’Ospedale pediatrico. Perché non è necessario ripetere i cannoneggiamenti sui reparti dei bambini, quando la strage degli innocenti può essere perpetuata, per dirla con i report dei funzionari delle Nazioni Unite "impedendo che si possa accedere a cure e medicinali".

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