lunedì 25 marzo 2024
Secondo Kim Yo Jong, la potente sorella del leader della Corea del Nord, il premier nipponico avrebbe chiesto di incontrate Kim Jong-un. Ma restano i "macigni" del nucleare e dei giapponesi rapiti
Il leader nordcoreano Kim Jong-un circondato da militari

Il leader nordcoreano Kim Jong-un circondato da militari - ANSA

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Chi corteggia chi? Una cosa è certa: i messaggi tra Corea del Nord e Giappone si sono intensificati. All’inizio dell’anno il leader nordcoreano Kim Jong-un ha inviato un messaggio di solidarietà e condoglianze a Tokyo, dopo il sisma che ha ucciso più 200 persone nel Paese. Gli analisti hanno subito puntato le antenne: il tono insolitamente conciliante usato da Kim rompeva una lunga (e tipica) sequenza di anatemi e insulti. Il mese dopo Kim Yo Jong, la potente sorella del leader della Corea del Nord, ha (cautamente) elogiato le dichiarazioni "positive" del premier giapponese Fumio Kishida che, dinanzi al Parlamento, aveva manifestato l’intenzione di (ri)costruire i legami con Pyongyang, ventilando anche la possibilità di una visita nel Paese. Oggi l’altro, forte, segnale. Ancora una volta è stata Kim Yo Jong a “svelarlo”: la richiesta, fatta pervenire attraverso “canali” non specificati, dello stesso Kishida di incontrare suo fratello Kim. "Il primo ministro dovrebbe sapere che solo perché vuole e ha preso una decisione, non significa che può farlo o che la leadership del nostro Paese lo incontrerà", ha detto la sorella del leader nordcoreano alla Kcna. "Non è stato deciso nulla per ora", ha chiarito, a sua volta, Kishida.

Siamo alla soglia di una svolta diplomatica? Gli analisti, abituati alle improvvise "piroette" del regime nordcoreano, invitano alla cautela. Sul tavolo, oltre alle "avventure" nucleari del regime di Kim, resta un dossier scottante che rischia di affossare ogni velleità di riconciliazione: quello dei cittadini giapponesi rapiti da Pyongyang.

Il premier giapponese Fumio Kishida

Il premier giapponese Fumio Kishida - ANSA

Tokyo afferma che almeno 17 dei suoi cittadini sono stati rapiti da agenti nordcoreani negli anni '70 e '80 per studiare le abitudini occidentali e del mondo esterno: cinque sono stati rimpatriati dopo un vertice bilaterale nel 2002, ma gli altri 12 risultano dispersi. Kim ha anche esortato Kishida a prendere una decisione politica "per migliorare sinceramente le relazioni bilaterali e per diventare un buon vicino". Altrimenti, sarebbe impossibile incontrare la leadership del suo Paese, anche qualora Kishida lo desiderasse davvero. Pyongyang sostiene invece che la questione è già stata risolta. E quindi chiusa.
L'ex primo ministro nipponico Junichiro Koizumi effettuò una visita storica a Pyongyang mentre era in carica nel 2002, incontrando il padre dell'attuale leader Kim Jong-il e delineando un percorso per normalizzare le relazioni in cui il Giappone avrebbe offerto assistenza economica. La missione portò al ritorno di cinque cittadini giapponesi, ma la diplomazia ritornò in una fase di stallo, in parte a causa della preoccupazione di Tokyo che la Corea del Nord non stesse facendo chiarezza sulle vittime dei rapimenti.

Come è possibile spiegare il riavvicinamento tra Tokyo e Pyongyang? I fattori in gioco sono diversi. Dopo che la Corea del Sud ha stabilito relazioni diplomatiche con Cuba, uno dei più stretti "amici" del Nord, Kim ha provato ad agganciare il Giappone “nel tentativo di dimostrare alla comunità internazionale che può collaborare anche con gli alleati degli Stati Uniti nella regione”. Secondo l’Ap, insomma Kim mirerebbe a inserire un cuneo tra gli Stati Uniti e i suoi alleati. Da parte sua Kishida, nell’inaspettata apertura alla diplomazia della Corea del Nord, potrebbe cercare di “rianimare” il suo basso indice di gradimento (che recentemente ha toccato il minimo storico del 14%), puntando tutto proprio sul dossier dei rapimenti, una questione altamente "sensibile" per il Giappone.

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