venerdì 2 dicembre 2016
Per le feste natalizie, l'afroamericano Larry Jefferson è stato assunto dal Mall of America, il centro commerciale più visitato al mondo. Ma c'è chi sostiene che Santa Claus può essere solo bianco.
Larry Jefferson (Star Tribune)

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C’è chi dice che non sia davvero il primo negli Stati Uniti, certo è che la storia del primo Babbo Natale nero assunto dal Mall of America sta emergendo come una rarità assoluta. Dal 1992, anno in cui ha aperto, il centro commerciale più visitato nel mondo – sede a Bloomington, Minnesota, oltre 40 milioni di clienti all'anno – non aveva mai pensato ad un Santa Claus afroamericano. Sarà che da queste parti i neri sono appena il 5 per cento della popolazione, sarà che l’iconografia classica sembra a volte troppo forte per essere scalfita. Fatto sta che Larry Jefferson, capitano dell’esercito a riposo, può bearsi del suo primato.

Lo scorso luglio, Jefferson si è presentato all’annuale convention dei Babbi Natale (sì, esiste) a Branson, nel Missouri, evento a cui si danno appuntamento oltre 800 figuranti pronti a interpretare cinque mesi dopo il tanto atteso vecchietto rubizzo. E lì la pelle nera di Jefferson, in mezzo a una folla di uomini bianchi barbuti e paffuti, ha inevitabilmente spiccato. Attirando l’attenzione di un reclutatore di Babbi Natale. «Mi ha detto: “Se vuoi lavorare nel Minnesota, ti tratteremo bene”», ricorda Jefferson, originario di Irving, nel Texas.

Per i suoi clienti, il Mall of America – come molti centri commerciali negli Usa – nel periodo natalizio organizza “The Santa Experience”, sessioni fotografiche di famiglia con Babbo Natale. Per molti visitatori, il primo “Santa Claus” nero andrà a colmare un vuoto. "Storico", a suo modo, è rimasto uno sketch tv dell'attore Eddie Murphy che nel 1984 interpretava Babbo Natale al Saturday Night Live.


Nel suo primo giorno di lavoro, Jefferson – che ha già l’agenda piena - ha incontrato genitori che avevano guidato ore solo perché i loro bambini potessero incontrarlo.
Per Jefferson, Babbo Natale è diventato ormai una sorta di alter ego. Cresciuto in una famiglia con 11 fratelli, per la prima volta ha interpretato Santa Claus quando aveva 12 anni per sostituire il padre in cattive condizioni fisiche. Poi con gli anni è stato Babbo Natale per i suoi nipoti, ma anche per i suoi commilitoni in missione. La chiamata del Mall of America gli ha portato un’inaspettata celebrità, tanto da essere stato invitato anche in tv allo Steve Harvey Show. In precedenza, però, Jefferson non aveva avuto molte occasioni: per negozi e aziende, infatti, non era «particolarmente adatto». «In molti non sono pronti ad assumere un Babbo Natale nero o ispanico», ammette.

Tre anni fa negli Stati Uniti ha suscitato abbastanza clamore un articolo pubblicato da Slate, nel quale la giornalista afroamericana Aisha Harris – ricordando l’imbarazzo di quando da bambina chiese al padre se il “vero” Babbo Natale fosse il classico bianco barbuto che vedeva ovunque, o quello nero che si presentava a casa sua – chiedeva di abolire l’iconografia tradizionale di Santa Claus, per sostituirla (provocatoriamente) con un pinguino. A risponderle in maniera abbastanza dura era stata la presentatrice della tv Fox Megyn Kelly: «Bambini che state guardando a casa, Babbo Natale è solo bianco».

E insomma, la polemica era andata avanti per qualche giorno, a dimostrazione di quanto il nervo fosse scoperto. «Il Minnesota è stato all’avanguardia», ammette oggi Jefferson. Che aggiunge: «C’è bisogno di più Santa Claus di colore. Perché questa è l’America, e i bambini hanno bisogno di vedere un Babbo Natale che sia simile a loro. Questo li aiuta a identificarsi con l’amore e lo spirito delle festività».


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