giovedì 23 novembre 2017
Gelate le speranze dei familiari dei 44 membri dell'equipaggio. Prima di perdere i contatti con il comando, il sommergibile aveva riferito di un’avaria alle batterie. Esplode la rabbia: hanno mentito
La rabbia e la costernazione dei parenti dei marinai nella base navale di Mar del Plata (Ansa)

La rabbia e la costernazione dei parenti dei marinai nella base navale di Mar del Plata (Ansa)

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Un rumore insolito, compatibile con un'esplosione, è stato registrato in mare alle 10.51 del 15 novembre, giorno in cui è scomparso il sottomarino Ara San Juan. Lo ha fatto sapere la Marina argentina, dopo un'estenuante tira e molla. All'inizio, le autorità si erano limitate a parlare di un'anomalia «idro-acustica», dicendo di non sapere nient'altro. Poi, incalzate dall'opinione pubbliche, hanno dovuto ammettere di essere a conoscenza del rumore da otto giorni. E hanno aggiunto che questo sarebbe compatibile con l'ipotesi di uno scoppio. Se effettivamente questo ci fosse stato, avrebbe ucciso i 44 militari dell'equipaggio all'istante.

La notizia ha spento le speranze, sempre più flebili, dei familiari dei dispersi. Al dolore si è sommata la rabbia per il lungo silenzio della Marina che solo ora si è decisa ad ammettere la possibile esplosione. «Ci hanno mentito, sapevano che erano morti e non ce lo hanno detto», hanno tuonato i parenti nella base di Mar del Plata, da cui è partito l'Ara San Juan e in cui stava tornando, il 15 novembre, prima che se ne perdessero le tracce. Varato nel 1983, il sottomarino poco prima di perdere i contatti con il comando aveva riferito di un’avaria alle batterie.

Anche il Papa all'Angelus di domenica 19 novembre aveva pregato per l'equipaggio del sommergibile.

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