mercoledì 18 ottobre 2023
L'edificio greco-ortodosso, fondato 1.600 anni fa, ha aperto le porte alle persone di tutte le fedi. Smentita la notizia, circolata nei giorni scorsi, che sia stato colpito
L'antica chiesa di San Porfirio a Gaza City

L'antica chiesa di San Porfirio a Gaza City - Dan Palraz / Wikimedia commons

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La più antica chiesa di Gaza City è diventata un santuario per gli sfollati di tutte le fedi, un rifugio per centinaia di persone in fuga dai bombardamenti israeliani che ormai non hanno più alcun posto dove andare, un luogo che al momento sembra sicuro nonostante le “fake news” che lo davano già per distrutto. Qualche giorno fa un video divenuto virale su X affermava che gli aerei da guerra di Tel Aviv avevano bombardato e distrutto la chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, fondata circa 1.600 anni fa.

Il filmato aveva avuto oltre un milione di visualizzazioni in appena tre ore e la notizia si era subito diffusa sul Web generando sconcerto e preoccupazione. Ma l’inquadratura lontana e sfocata non consentiva di distinguere i contorni dell’antichissimo luogo di culto e alcune ore dopo era arrivata la smentita ufficiale.

«Desideriamo informarvi che la chiesa di San Porfirio non è stata colpita dai bombardamenti e continua a essere al servizio della comunità» spiegava un messaggio in arabo, inglese, greco e russo sulla pagina Facebook della chiesa, che da allora ha continuato a pubblicare aggiornamenti quotidiani sulle attività della congregazione.

In un altro messaggio l’arcivescovo Alexios ha fatto sapere che né lui, né gli altri rappresentanti dell’episcopato greco-ortodosso di Gaza abbandoneranno la Striscia per trovare rifugio all’estero perché intendono restare a fianco dei fedeli in questo momento così difficile. Un’altra nota affermava poi che le funzioni di culto proseguiranno come prima.

La grande chiesa risalente al V secolo prende il nome dal vescovo Porfirio, il cristianizzatore di Gaza, si trova nel cuore della città vecchia, nel quartiere Zaytun, e da alcuni giorni ha aperto le sue porte per ospitare chi è rimasto senza casa.

Negli antichi cortili interni, nelle sale parrocchiali, nella scuola e negli edifici adiacenti alla struttura hanno trovato un rifugio tante famiglie di cristiani e musulmani che stanno ricevono pasti e cure mediche e pregano insieme per la pace nella speranza di poter sopravvivere agli attacchi.

«La guerra non conosce religione e la nostra umanità ci impone di aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno», ha detto padre Elias, uno dei parroci di San Porfirio. «L’aviazione israeliana ha già bombardato molti luoghi di culto e non possiamo essere sicuri che non colpirà anche noi. Ma qualsiasi attacco alla chiesa sarebbe un attacco all’umanità», ha aggiunto. Anche la parrocchia cattolica della Sacra famiglia e la chiesa battista di Gaza stanno accogliendo le persone in fuga dai bombardamenti.

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