Myanmar, si avvicinano le elezioni e l'esercito avanzata: altre stragi

Migliaia di civili in fuga nelle aree abitate dalla minoranza karen. Massacro di studenti anche nel Rakhine: 19 vittime. Paura per Suu Kyi. L’India prova a scippare le terre rare alla Cina
September 12, 2025
Myanmar, si avvicinano le elezioni e l'esercito avanzata: altre stragi
undefined | il leader dei golpistri birmani Min Aung Hlaing e il premier indiano Narendra Modi
L’offensiva in corso delle truppe della giunta guidata dal generale Min Aung Hlaing, nelle aree del Myanmar abitate dalla minoranza karen, sta provocando l’esodo di migliaia di civili. Da domenica i militari stanno avanzando nella città di Myawaddy dopo avere riconquistato la strada di grande comunicazione che la collega la città di Kawkareik e la postazione militare di Thingannyinaung. E lì'ultima strage è di queste ore e riguarda anche il Rakhine. Un attacco aereo della giunta militare birmana ha ucciso almeno 19 studenti, tra cui minorenni, nello Stato di Rakhine, nell'ovest del Myanmar. Lo riferisce su Telegram l'esercito di Arakan, un gruppo armato ribelle che combatte contro l'esercito per il controllo del Rakhine, dove ha conquistato ampie porzioni di territorio nell'ultimo anno, aggiungendo che l'attacco a due scuole superiori private nella città di Kyauktaw è avvenuto poco dopo la mezzanotte di ieri, uccidendo 19 studenti di età compresa tra i 15 e i 21 anni e ferendone altri 22.
Il quotidiano locale Myanmar Now ha riferito che un aereo da guerra della giunta ha sganciato due bombe da 230 chilogrammi su una scuola superiore mentre gli studenti dormivano. In una dichiarazione, l'Unicef ha condannato il "brutale attacco", che, "si aggiunge a un modello di violenza sempre più devastante nello Stato di Rakhine, con bambini e famiglie che pagano il prezzo più alto".
La rapidità dell’avanzata nel Karen dei governativi, facilitata dall’appoggio di gruppi karen filo-regime, ha invece costretto la popolazione a una fuga precipitosa. Con essa, anche gli attivisti o i pubblici dipendenti contrari al controllo dei militari che si sono rifugiati oltreconfine, in Thailandia, oppure in campi controllati dalla milizia karen. Una situazione complicata da piogge monsoniche particolarmente violente. La mossa dei militari e dei loro alleati di recuperare parte del territorio perduto è ritenuta dall’Esercito nazionale di liberazione dei Karen necessaria perché qui sarà messa alla prova la partecipazione dei cittadini alla prima fase di un voto previsto in più date da dicembre.
Elezioni “guidate” che i generali al potere dal primo febbraio 2021 ritengono indispensabili per giustificare il loro controllo nonostante il boicottaggio di buona parte del Paese, a partire dal Governo di unità nazionale che dalla clandestinità coordina iniziative amministrative e di assistenza ma anche le Forze di autodifesa che combattono il regime.
Lo scopo del voto è chiaro anche all’estero. Non a caso l’8 settembre, durante la 60esima sessione del Consiglio dell’Onu per i Diritti umani, la Federazione internazionale per i diritti umani ha criticato duramente l’iniziativa della giunta militare definendola «una farsa» e il processo per arrivarci illegale e illegittimo. A partire dalla legge in vigore dal 29 luglio che prevede pesanti sanzioni fino alla pena capitale per chi si opponga al voto e l’esclusione dalle liste elettorali di tre milioni di cittadini e della Lega nazionale per la democrazia che, nel 2020, ha conseguito una vittoria senza riserve indirizzata ancora dalla Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, che si trova dal golpe privata della libertà.
La situazione di salute dell’80enne statista è in peggioramento. Preoccupa addirittura Pechino che, tra i principali alleati del regime militare, ha avuto con lei nel decennio di fragile democrazia precedente il golpe rapporti istituzionali rispettosi. Nella leadership cinese ci sarebbe chi è favorevole a un suo trasferimento a Pechino per potere avere le cure necessarie e chi è invece resta contrario, temendo con questo di guastare i rapporti con la giunta che nega il suo peggioramento.
Se il “nodo” del trattamento riservato alla premio Nobel sta diventando per Pechino un elemento di attrito con il regime di Naypyidaw, altrettanto potrebbe essere la mossa indiana di accedere a risorse minerarie locali sulle quali la Cina reclama una sostanziale esclusiva.
Nell’area dello Stato Kachin, New Delhi si sta impegnando a mettere le mani su terre rare finora acquistate dalla Cina in una regione del Myanmar nord-orientale che sfugge al controllo del regime. Per questo si sono mobilitati il ministero delle miniere indiano e alcune imprese private incaricate di recuperare e importare campioni utili ai progetti di sviluppo in settori tecnologici su cui il premier indiano Narendra Modi punta in modo particolare per affermare il suo Paese sulla scena mondiale.

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