Ma quanto possono resistere gli ucraini senza gli aiuti Usa?

Le scorte potrebbero essere sufficienti per sei mesi. Ma la difesa aerea integrata è più a rischio
March 5, 2025
Ma quanto possono resistere gli ucraini senza gli aiuti Usa?
ANSA | Soldati ucraini della brigata d'assalto Bureviy (Uragano) in pausa prima di tornare in combattimento
Ombre fosche aleggiano sull’Ucraina ancora in guerra: la sospensione degli aiuti militari statunitensi è un duro colpo per la strategia dei mezzi di Kiev, amputata in un colpo solo di un 30% di potenziale bellico, se l’embargo temporaneo riguardasse l’insieme dei tre capitoli-matrice di armi statunitensi in arrivo nel Paese. Secondo funzionari occidentali e ucraini le scorte attuali basterebbero per un semestre, forse fino a maggio-giugno. Molto dipende dai sistemi.
Gli intercettori antimissile Patriot PAC-3 Mse potrebbero esaurirsi in poche settimane. Sono stati cruciali per la difesa aerea di Kiev, intrappolando nel loro scudo anche missili quasi-ipersonici russi. Non sappiamo la geometria esatta del ricatto-trappola del presidente statunitense, Donald Trump: riguarda solo le provvigioni di sua competenza diretta, fruibili dai magazzini delle forze armate americane, o anche i contratti pluriennali fra lo stato ucraino, gli Usa finanziatori e l’industria bellica d’oltreoceano? Con quali ripercussioni finanziarie?
E che dire del meccanismo di Fmf (Foreign military financing), poco più che miliardario nel 2024, ma utile e parte vitale della complessa macchina di assistenza militare americana all’Ucraina? Sarà prosciugato come capitato a UsAid? Raccontano varie fonti che, negli anni della Guerra fredda, l’Ucraina era stata uno dei massimi poli militar-industriali dell’impero sovietico. Le sue tremila aziende belliche impiegavano tre milioni di addetti e sfornavano un terzo circa delle armi del blocco comunista. Le tradizioni, quando coltivate, sopravvivono nel tempo, anche con le difficoltà della muta delle forze ucraine da una morfologia sovietica a canoni Nato-occidentali.
Oggi il Paese è autarchico per un 40% delle armi di combattimento, con punte di eccellenza nei blindati, nella dronistica, nella robotica, nella guerra elettronica e in altri settori di pregio. Ha dimostrato pragmatismo e velocità innovativa. Ma non è autosufficiente e i contraccolpi dello sgambetto trumpiano sulla prima linea potrebbero emergere tra qualche mese: il fronte potrebbe arretrare più rapidamente, in certi settori più che in altri, anche se esperti ucraini ritengono inverosimile un’implosione. Lo si era già visto con i vantaggi artigliereschi e i guadagni territoriali incrementali russi successivi al primo collo di bottiglia del Congresso statunitense, nel 2024, sotto la presidenza di Joe Biden.
Purtroppo il 30% di aiuti militari europei, la terza gamba della macchina bellica ucraina, non ha un peso specifico equalizzante il valore critico di alcuni prodotti statunitensi. L’Europa è un mega-ammortizzatore compensativo nell’artiglieria e nella difesa contraerea, ma il grosso delle capacità a lungo raggio, di intelligence strategica e di comando e controllo interforze è di stampo americano, compreso il cervello federante i nodi meta-nazionali della difesa aerea di Kiev.
E che dire dell’insieme di satelliti per l’allerta missilistica sul fronte ucraino? Con i sensori di allarme e sorveglianza aero-terrestre sono occhi americani, tempestivi su un attacco reale o potenziale. Grazie alle reti di comando e controllo ritrasmettono dati e ordini che allarmano le difese, coordinando l’intervento. Fra i moltiplicatori di forza, sembra che verrà a mancare anche il supporto informativo girato dagli Usa all’Ucraina via Britannia. Starlink è un altro aspetto della faccenda, forse attutito dalla collaborazione potenziale fra Eutelsat e il governo ucraino, ma la ricognizione selettiva, il targeting e la guida di altri sistemi d’arma è fornita sempre dagli americani, come gran parte delle piattaforme di detezione avanzata in volo lungo le marche fra la Romania orientale e l’istmo crimeano.

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