«L’Italia a fianco dell’Ucraina per superare la crisi umanitaria»
Parla l'onorevole Cirielli: «Necessario garantire sanità, istruzione e ripristinare le infrastrutture. A Roma la Conferenza per la ricostruzione. La collaborazione con Caritas, esempio di sinergia

«L’Italia è stata accanto all’Ucraina sin dall’inizio del conflitto e intendiamo continuare a sostenere la risposta alla grave situazione umanitaria nel Paese». Edmondo Cirielli, vice-ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, racconta la vicinanza della Penisola alla popolazione della nazione aggredita. «Oggi essere a fianco dell’Ucraina, da un punto di vista umanitario, significa essere presenti in modo concreto e coerente sul terreno accanto alla popolazione civile», afferma l’esponente di Fratelli d’Italia.

Nei tre anni di guerra l’Italia ha destinato 57 milioni di euro all’emergenza Ucraina «raggiungendo oltre un milione di beneficiari», dice il viceministro. E in questi mesi il governo ha lanciato un nuovo bando “umanitario” da 21 milioni. «Vogliamo incrementare gli sforzi. Le priorità includono il supporto sanitario, la protezione dei gruppi vulnerabili, l’assistenza psicosociale, la distribuzione di beni e di servizi fondamentali. Con il valore aggiunto che le eccellenze della cooperazione italiana sono in grado di fornire: coma avviene nel settore sanitario e dello sminamento che è essenziale per la ripresa del Paese. E gli interventi saranno realizzati dalle organizzazioni della società civile attive in Ucraina».
Onorevole, è una risposta italiana ai tagli degli Usa ai fondi per la cooperazione che ha riflessi anche in Ucraina?
«La valutazione sull’impatto effettivo dei tagli statunitensi sulla cooperazione e il sistema Onu è ancora in corso. È ancora presto per tirare conclusioni definitive. In questo contesto, l’Italia e l’Unione Europea sono solidali e attive nel sostegno all'Ucraina tramite la cooperazione allo sviluppo. Il prossimo luglio ospiteremo a Roma la Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina: la nostra azione si concentrerà sul sostegno umanitario, sul rafforzamento dei settori sanitario e culturale, sulla governance post-bellica. Questo si riflette nella programmazione 2025 approvata al Comitato congiunto del 2 aprile scorso e che ha confermato il nostro impegno per Kiev. In Ucraina operiamo con la nostra ambasciata e con la sede locale dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, aperta su mio impulso nel 2023. Sono attive in Ucraina anche le organizzazioni della società civile italiana. Già nel 2024 è stata deliberata un’iniziativa di aiuto umanitario di 23 milioni di euro, incluso lo sminamento umanitario, consolidando la posizione dell'Italia come partner impegnato nel mantenimento della stabilità e della sicurezza, oltre che nel sostegno alla popolazione ucraina».
Come risponde all’opinione pubblica ucraina che chiede di non essere abbandonata?
«Oggi è necessario garantire accesso a servizi sanitari e sociali, istruzione, coesione territoriale e ripristino delle infrastrutture minime; mantenendo alta l’attenzione sull’assistenza medica d’urgenza e sulla distribuzione di beni essenziali. Credo che la cooperazione italiana possa garantire un sostegno importante grazie al suo approccio fondato su prossimità, adattabilità e collaborazione con attori locali».

Anche i progetti di Caritas italiana sono stati cofinanziati.
«La cooperazione allo sviluppo è un grande gioco di squadra, dove ognuno può fare la differenza e dove tutti gli attori, sia pubblici sia privati, sono importanti. La collaborazione con Caritas Italiana rappresenta un esempio di sinergia che amplifica l'efficacia degli interventi attraverso la presenza capillare di Caritas sul territorio. Caritas ha anche in corso un progetto per la salute pubblica in sei regioni dell’Ucraina, facilitando l’accesso ai servizi da parte dei pazienti. Questa partnership, fondata su una visione condivisa di solidarietà e sviluppo sostenibile, permette di ottimizzare le risorse e massimizzare l'impatto degli interventi. La capacità di Caritas italiana di operare a stretto contatto con le autorità e le popolazioni locali, unita alla solidità della pianificazione strategica della cooperazione italiana, consente di rispondere tempestivamente alle emergenze e di avviare progetti di sviluppo a lungo termine».
Come l’Italia accompagnerà l’Ucraina nel dopoguerra?
«Anche a conflitto ancora in corso, la ricostruzione è già iniziata, affiancandosi alla risposta emergenziale. L’Italia è parte della “Ukraine Recovery Facility” europea da 50 miliardi di euro, attraverso la quale finanziamo progetti di investimento nel Paese. Stiamo lavorando per aumentare la capacità di assorbimento di Kiev. L’obiettivo è il passaggio dalla crisi alla ripresa, promuovendo sistemi locali più forti, inclusivi e capaci. Stiamo sviluppando partenariati strategici con amministrazioni locali, come a Odessa, per interventi in ambito sanitario, urbano e sociale. La ricostruzione deve mettere al centro la partecipazione attiva delle comunità. Questi temi saranno al centro della Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina, evento ormai annuale e che quest’anno sarà l’Italia a organizzare. Confermeremo il nostro sostegno all’Ucraina enfatizzando i settori prioritari della cooperazione italiana quali resilienza energetica, agricoltura, infrastrutture critiche, comparto socio-sanitario, interventi emergenziali. Siamo impegnati nell’ individuazione di risorse aggiuntive per Kiev, sia a dono che a credito, da valorizzare in occasione della Conferenza».
È stato sottoscritto dall’Italia il memorandum per la ricostruzione della città e della regione di Odessa.
«La firma è del giugno 2024. Da parte ucraina sono state avanzate alcune proposte sul recupero del patrimonio storico e culturale di Odessa (il cui centro storico è patrimonio Unesco) con il coinvolgimento di eccellenze del nostro sistema Paese. Esse sono attualmente in corso di valutazione tecnica».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






