L'atto d'accusa di Msf ai centri che distribuiscono il cibo. «Trappole mortali»

Medici senza frontiere: arrivano persone ferite dopo essersi presentate ai siti della Ghf, la Gaza humanitarian foundation. Ci sono atti di violenza sistematica, quegli spazi vanno smantellati sub
August 7, 2025
L'atto d'accusa di Msf ai centri che distribuiscono il cibo. «Trappole mortali»
Ansa | Una ragazza di Gaza con un pacco alimentare ottenuto dalla Ghf veglia un uomo che, secondo le autorità palestinesi, sarebbe stato colpito e ucciso dall'invio di aiuti via aerea
Mahmoud Jamal al-Attar aveva 15 anni. Il primo agosto ha lasciato la tenda in cui viveva con la madre e i fratelli per cercare qualcosa da mangiare. È stato colpito al petto mentre si avvicinava al punto di distribuzione della Gaza humanitarian foundation (Ghf) ad al-Shakoush. È morto poche ore dopo nella clinica di Medici senza frontiere (Msf) ad al-Mawasi. Lo stesso giorno, l’inviato speciale in Medio Oriente della Casa Bianca, Steve Witkoff, visitava quel centro. Secondo Msf, non è un caso isolato. In sette settimane, tra il 7 giugno e il 24 luglio, 1.380 persone ferite – 28 delle quali poi decedute – sono state curate nelle cliniche Msf di al-Mawasi e al-Attar, nel sud della Striscia.
I dati parlano chiaro: l’11% delle ferite da arma da fuoco riguardava testa e collo, il 19% torace, addome e schiena. Chi è arrivato, invece, dal centro di distribuzione di Khan Yunis ha riportato molto più spesso ferite agli arti inferiori. Una precisione e ricorrenza che, per i medici, esclude la possibilità che si tratti di colpi sparati in modo accidentale. «Ci stanno massacrando. Io sono stato ferito forse dieci volte. Ho visto queste scene con i miei occhi: ero circondato da cadaveri, ce n’erano circa una ventina intorno a me. Tutti colpiti alla testa o allo stomaco», racconta Mohammed Riad Tabasi, un paziente in cura presso la clinica Msf di al-Mawasi. Settantuno dei feriti erano minori. Venticinque avevano meno di 15 anni. Una bambina di otto anni è stata colpita al torace, un dodicenne all’addome.
Secondo Msf, molte famiglie, stremate dalla fame, mandano i figli a cercare cibo perché sono gli unici in grado di affrontare il viaggio. «Nei quasi 54 anni di attività di Msf, raramente abbiamo assistito a simili livelli di violenza sistematica contro civili disarmati», precisa la presidente Monica Minardi. «I centri di distribuzione della Ghf, che si presentano come un sistema di aiuti umanitari, sono in realtà un laboratorio di crudeltà. Tutto questo deve finire immediatamente».
Oltre alle ferite da arma da fuoco, 196 persone sono state curate per traumi dovuti a scontri tra civili: schiacciamenti, soffocamenti, pestaggi. Nei registri medici è comparsa una nuova sigla: BBO, “Beaten By Others”, colpito da altri. Una donna è morta per asfissia, un bambino di cinque anni ha riportato gravi lesioni craniche.
La Ghf, dal maggio scorso unico soggetto autorizzato a distribuire aiuti a Gaza, opera sotto pieno controllo militare israeliano, con protezione armata affidata a contractor statunitensi. «I centri della Ghf sono trappole mortali. Vanno smantellati e sostituiti da un meccanismo indipendente sotto il coordinamento delle Nazioni Unite», afferma Minardi. L’Ong ha chiesto al governo italiano di intervenire con urgenza. La denuncia riguarda anche la manipolazione della narrativa sugli aiuti. La Ghf è stata presentata come risposta al presunto fallimento del sistema Onu. Ma per Msf non è altro che «un piano mortale, che istituzionalizza la politica di fame delle autorità israeliane a Gaza».
Una denuncia che si unisce a quella dell’Organizzazione mondiale della sanità: «Nel mese di luglio, quasi 12mila bambini sotto i cinque anni sono stati identificati come affetti da malnutrizione acuta a Gaza, il numero mensile più alto mai registrato», ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. Le violenze, nel frattempo, non si fermano. Dopo il 24 luglio, sono stati registrati altri 189 feriti tra il 27 luglio e il 3 agosto, sempre nei centri Ghf. Nuove ferite da arma da fuoco al collo e alla testa.

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