La Ue approva la manovra italiana e anche l'andamento della spesa pubblica
di Giovanni Maria Del Re, Bruxelles
È una promozione a pieni voti quella contenuta nell’opinione della Commissione Europea sulla bozza di legge di bilancio di Roma, nel quadro del pacchetto d’autunno del semestre europeo. Confermando la concreta possibilità che a giugno Bruxelles proponga la chiusura della procedura per deficit eccessivo

La manovra italiana e soprattutto l’andamento della spesa pubblica (criterio-chiave del Patto di stabilità riformato) va nella giusta direzione, l’Italia sta facendo quanto richiestole dalle raccomandazioni Ue. È una promozione a pieni voti quella contenuta nell’opinione della Commissione Europea sulla bozza di legge di bilancio di Roma, nel quadro del pacchetto d’autunno del semestre europeo. Confermando la concreta possibilità che a giugno Bruxelles proponga la chiusura della procedura per deficit eccessivo.
Servirà, però, che Eurostat confermi i dati sul 2025. Per il momento la procedura nei confronti dell’Italia e di altri otto Stati membri viene tenuta ferma, cioè non scattano ulteriori passi, restando tuttavia aperta. «La nostra valutazione – ha spiegato il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis - è che il piano di bilancio italiano sia in linea con i requisiti del nuovo quadro di bilancio e accogliamo con favore anche gli sforzi delle autorità italiane per portare il deficit di bilancio al di sotto del 3% del Pil già quest’anno, in modo da poter uscire dalla procedura». Una buona notizia per i conti pubblici, giunta una settimana dopo le previsioni economiche d’autunno, che indicano una discesa del deficit italiano appena sotto la soglia del 3% nel 2025, e ben al di sotto nel 2026 (2,8%). Ieri, peraltro, la Commissione ha preannunciato l’avvio di una procedura nei confronti della Finlandia, mentre la Germania la scampa di misura grazie alla clausola di salvaguardia per le spese di difesa. La Francia è data anch’essa come in regola, ad alto rischio di violazione sono Malta e Olanda.
Secondo la Commissione la spesa netta italiana vedrà un aumento dell’1,2% nel 2025, al di sotto del massimo indicato dall’Ue (1,3%), nel 2026 sarà dell’1,5%, contro il massimo indicato dall’Ue di 1,6%. Rispetto al 2023, siamo a un aumento cumulativo dello 0,5%, ben al di sotto del tetto Ue dello 0,9%. «Complessivamente – si legge nel documento – la Commissione è dell’opinione che la bozza di legge di bilancio adempia alla crescita massima della spesa netta indicata dalle raccomandazioni del Consiglio, in vista di porre fine alla situazione di deficit eccessivo».
«L'approvazione di Bruxelles – esulta il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti - ci conferma che siamo sulla buona strada, percorsa con responsabilità e serietà. Sul debito il tracciato è già definito, al netto degli effetti negativi di cassa del Superbonus edilizio. Per la crescita, che non ci soddisfa, noi faremo la nostra parte ma serve un quadro internazionale che tenga conto dei profondi cambiamenti a livello globale». In effetti le previsioni d’autunno pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione vedono quest’anno una frenata del Pil italiano (0,4% contro lo 0,7% indicato in primavera).
“Esulta” anche lo spread: il differenziale tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni scende a 72,7 punti base, di nuovo verso i minimi registrati dal 2008 in poi.
Per l'Italia, ha avvertito Dombrovskis, «è particolarmente rilevante lavorare su quelle riforme strutturali che promuovono la crescita in termini di sostegno da parte dei fondi Ue». Si guarda al Pnrr, che scade a metà 2026: Bruxelles preme per un’accelerazione dell’utilizzo.
Accelerazione che in effetti si vede: secondo la Commissione, la spesa finanziata dal Pnrr salirà dallo 0,4% del Pil quest’anno allo 0,7% nel 2026. In vista della scadenza del Pnrr, Dombrovksis incoraggia inoltre Roma a una «transizione verso un maggiore uso dei Fondi di coesione per sostenere il livello di investimenti pubblici».
Tornando alla spesa, un neo, dal punto di vista di Bruxelles, riguarda la difesa. Le raccomandazioni Ue del 2025 incoraggiano l’Italia ad aumentarla. Secondo la Commissione, invece, scenderà dall’1,3% del Pil quest’anno, all’1,2% il prossimo. Il governo ha promesso un incremento, ma alla Commissione fanno sapere di non poter tenerne conto in assenza di misure dettagliate. L’Italia, del resto, se davvero a giugno uscirà dalla procedura, potrà avvalersi dalla clausola di salvaguardia nazionale che concede deroghe al Patto di stabilità per spese di difesa fino all’1,5% l’anno per quattro anni.
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