La sanità italiana arriva in Iraq: aperto un Pronto soccorso a Najaf

Ghribi: l'ospedale del Gruppo San Donato è un progetto pilota nel Medio Oriente. La Farnesina: «Traino ad altre imprese italiane». E la città santa sciita si candida a capitale della medicina
February 27, 2025
La sanità italiana arriva in Iraq: aperto un Pronto soccorso a Najaf
GSKD | Lo staff del Gruppo San Donato davanti all'ingresso dell'Al-Najaf Teaching Hospital
La cupola d’oro del mausoleo di Ali è a una decina di chilometri, ma il “pellegrinaggio” di pazienti e sanitari - nella città santa per gli sciiti di tutto il mondo - è iniziato poco dopo l’alba, come ogni mattina dal luglio scorso, all’Al-Najaf Teaching Hospital. Quando arriva la delegazione del Gruppo San Donato, guidata da Kamel Ghribi, il primo saluto è per i medici del Pronto soccorso schierati - i camici bianchi al sole - davanti alla nuova pensilina del Pronto soccorso. La gestione delle urgenze è un intervento extra budget rispetto al contratto con il ministero della Salute iracheno, necessario però - a sette mesi dall’arrivo di medici e amministrativi italiani nel cuore dell’Iraq - per rendere più efficiente l’intero progetto di cooperazione.
L'Al-Najaf Hospital, ultimato nel 2012 da un gruppo tedesco che nel 2015 lasciò la gestione, dopo il Covid era semi abbandonato. Un’icona del perenne dopoguerra iracheno, iniziato più di 20 anni fa con la seconda guerra del Golfo e la caduta del regime di Saddam Hussein e di fatto - dopo al-Qaeda, il Daesh e il disimpegno degli americani – non ancora concluso. Per questo i report statistici che danno una fotografia del cambiamento in corso in ambulatori e corsie hanno del sorprendente: solo una quarantina i pazienti ricoverati a luglio, mentre ora i 492 posti letto sono occupati al 90%, è cresciuto del 50% il numero di pazienti dimessi, raddoppiata (da 12 a 24 posti letto) la terapia intensiva. E con un'utenza che all’80% proviene da fuori Najaf, si può pensare a una buona reputazione. «I primari iracheni sono affiancati da quelli inviati dal Gruppo San Donato» spiega Nadia Moussaidi, country manager amministrativo di GSD in Iraq. Sono circa 140 i medici di varie nazionalità del primo gruppo sanitario italiano che stanno trasferendo competenze a 600 tra medici e specializzandi e a quasi 700 infermieri locali.
Kamel Ghribi (secondo da destra) con a fianco l'ambasciatore Niccolò Fontana durante l'inaugurazione del Pronto soccorso - GSKD
Kamel Ghribi (secondo da destra) con a fianco l'ambasciatore Niccolò Fontana durante l'inaugurazione del Pronto soccorso - GSKD
Una collaborazione «fruttuosa», perché «riusciamo a dare assistenza con standard di qualità italiani a una popolazione che ha tanto sofferto nella storia anche recente», ma anche «pionieristica», perché «abbiamo individuato un modello di partnership pubblico privato straordinariamente innovativo in quest’area del mondo» afferma Kamel Ghribi, presidente di GKSD e vice presidente di Gruppo San Donato. Inaugurato il Pronto soccorso, la “nave scuola” della sanità irachena si prepara a navigare in mare aperto, seguendo rotte molto ambiziose: un accordo analogo è stato raggiunto per un ospedale pubblico-privato a Bassora - la principale città dell’Iraq meridionale - e per una clinica privata a Baghdad. Un modello per la sanità nel Medio Oriente? «È questa la nostra ambizione» risponde Ghribi che sottolinea la «capacità di visione» del governo iracheno. «La sfida più grande l’abbiamo già superata: affermare una partnership con il settore privato che non era scontato trovasse consenso nel governo e nella gente», la nuova sfida sarà «assicurare standard di eccellenza nel medio e lungo periodo».
Così, dopo aver “esportato democrazia” e armi nei decenni passati in Iraq, ora dall’Italia si esporta sanità: una scelta strategica seguita con la massima attenzione dal governo italiano. Al “taglio del nastro”, accanto al vice ministro della Sanità iracheno Khamis Hussein Saad e al governatore di Najaf Yusuf Mekki Kanawi, c’è l’ambasciatore Niccolò Fontana che legge il messaggio del vice premier Antonio Tajani: il Pronto soccorso di Najaf è un «ulteriore tassello» per rafforzare il «partenariato bilaterale» con l’Iraq e la «valorizzazione delle eccellenze che l’Italia vanta in campo sanitario». L’Iraq, aggiunge l’ambasciatore Fontana, offre «grandi opportunità di crescita e cooperazione ma in un mercato complicato» e per questo «la presenza di Gruppo San Donato è fondamentale per fare da traino ad altre imprese italiane».
La reception all'interno dell'Al-Najaf Teaching Hospital - GSKD
La reception all'interno dell'Al-Najaf Teaching Hospital - GSKD
Un progetto dal grande impatto perché nella città santa sciita, luogo dal forte valore simbolico e di respiro internazionale: qui transitano 20 milioni di pellegrini ogni anno. Il professor Tammam Youssef, cardiochirurgo pediatrico dell’ospedale San Donato e country manager scientifico per l’Iraq, lavora già a una rete interuniversitaria tra l’Al-Najaf Teaching Hospital, la Facoltà di medicina di Kufa – la più prestigiosa dell’Iraq - e l’Università Vita-Salute San Raffaele: un polo di specializzazione per i futuri medici del Medio Oriente, con in prospettiva un primato regionale nell’oncologia e nel trapianto del fegato. Najaf, la città santa degli sciiti, si candida a futura capitale della medicina irachena. La "diplomazia della sanità" italiana potrebbe essere la pietra miliare nel passaggio dal dopoguerra alla ricostruzione.

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