La dispensa del vescovo ai latinos: «Se rischiate, non venite a Messa»
Il decreto del presule di San Bernardino, mons. Rojas: precetto sospeso per i parrocchiani immigrati, soggetti ad arresti indiscriminati. «Insieme portiamo il peso di questa croce»

Non una guerra, né una pandemia. È la paura delle deportazioni che ha spinto la Chiesa di San Bernardino, in California, a una decisione drastica: i parrocchiani che hanno un timore fondato delle misure migratorie in atto sono dispensati dall’obbligo della Messa domenicale per evitare di essere fermati e arrestati dalle forze di sicurezza mandate “a caccia” di irregolari dalla Casa Bianca. Le parole con cui il vescovo titolare della diocesi, Alberto Rojas, ha ufficializzato il decreto tradiscono il rammarico con cui è maturata: «Sono guidato dalla missione di prendermi cura del benessere spirituale di tutti coloro che mi sono stati affidati – scrive nel comunicato - in particolare di quelli che affrontano angoscia e difficoltà».
La diocesi cattolica di San Bernardino, a est di Los Angeles, è la sesta più grande degli Stati Uniti: 92 parrocchie, 12 missioni e 30 scuole con un bacino di circa un milione e mezzo di fedeli. In quest’angolo dell’Inland Empire, la Messa della domenica è celebrata in 12 lingue: non solo inglese e spagnolo ma anche polacco, portoghese e vietnamita. Per navigare la diversità delle culture che la caratterizzano, la diocesi si è dotata di un Ufficio per gli affari etnici e di una Commissione per il cattolicesimo afro-americano. Era da tempo che monsignor Rojas, egli stesso un messicano naturalizzato statunitense, denunciava il crescendo di tensione, ansia e confusione causato nella sua comunità dalle draconiane politiche trumpiane contro l’immigrazione. Lo scorso 23 giugno aveva preso carta e penna per segnalare «arresti indiscriminati di fratelli e sorelle» eseguiti all’uscita da casa, sul posto di lavoro o in altri luoghi pubblici «senza rispettare il loro diritto al giusto processo né la loro dignità di figli di Dio». «Abbiamo avuto almeno un caso – ha rivelato – in cui gli agenti sono entrati in una proprietà parrocchiale e hanno arrestato diverse persone». «Insieme a voi, portiamo il peso di questa terribile croce», aveva sottolineato a incoraggiare i fedeli. Due settimane dopo è arrivato il decreto che, in punta di diritto, ha formalizzato la dispensa di massa. Un atto rarissimo, utilizzato per esempio durante la pandemia di Covid, perché non ad personam come quelli emessi, per esempio, in caso di malattia. L’obbligo del precetto è stato sospeso, così ha sottolineato il presule nella lettera, ai sensi del codice di diritto canonico, articolo 87 comma 1, secondo cui «il vescovo diocesano può dispensare i fedeli dalle leggi disciplinari universali se ciò contribuisce al loro bene spirituale». Il decreto di San Bernardino, questa è la precisazione, si applica «a tutti coloro che avvertono un reale timore di azioni di controllo dell’immigrazione» e rimane in vigore «fino a quando le circostanze che lo hanno reso necessario non saranno sufficientemente risolte». Il pastore ha incoraggiato la comunità a «pratiche spirituali alternative per mantenere la comunione spirituale con Cristo e con la Sua Chiesa come la preghiera personale, la lettura delle Sacre Scritture, la recita del Rosario della Coroncina della Divina Misericordia». Valida anche la partecipazione alla Messa in tv o sul web. A maggio, la diocesi di Nashville, in Tennessee, dopo aver notato un significativo calo delle presenze alle celebrazioni in lingua spagnola, aveva chiarito, seppure non con un decreto formale, che «nessun cattolico è obbligato a partecipare alla Messa domenicale se ciò mette a rischio la propria sicurezza».
Il decreto di San Bernardino è inevitabilmente finito al centro del dibattito, di fatto mai assopito, sulla durezza delle politiche di Trump in materia di immigrazione. Il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, è stato tra i primi a difendere l’iniziativa di Rojas: «Ora le persone devono scegliere tra la loro fede e la loro libertà – ha tuonato sui social –. Dov’è la libertà religiosa?». Los Angeles, lo ricordiamo, è la città che a giugno ha fatto da cornice a una lunga serie di proteste contro le deportazioni sommarie di migranti. Donald Trump ha inviato la Guardia Nazionale a contenerle, con un’operazione bollata come «illegale» perché in contrasto con l’autorità statale. Il presidente, orgoglioso dei raid di indocumentados, va dritto per la sua strada. Adesso si è messo alla ricerca di altri Paesi africani, dopo il “non sicuro” Sud Sudan, disposti a farsi carico dei migrati espulsi dagli Usa. Le nazioni sollecitate ad accettare sono Liberia, Senegal, Guinea-Bissau, Mauritania e Gabon. Ci si chiede, intanto, se altre Chiese seguiranno l’esempio di Rojas. Un portavoce della Conferenza episcopale statunitense ha confermato che «i vescovi hanno l’autorità di emanare dispense» in modo autonomo ma non hanno perso l’occasione per ricordare che «la dignità data da Dio a ogni persona deve essere sempre rispettata, così come il diritto a emigrare per cercare una vita migliore».
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