Il costo della vita negli Usa è troppo alto e ora spaventa Trump
di Elena Molinari, New York
Per 7 americani su 10 i prezzi al consumo sono diventati eccessivamente cari. E i consumatori puntano il dito contro le scelte dell’attuale Amministrazione.

Il costo della vita torna al centro dello scontro politico negli Stati Uniti, a meno di un anno dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. L’aumento dei prezzi era stato uno dei fattori decisivi della vittoria del tycoon alle presidenziali del 2024, maturata sul malcontento per l’inflazione dell’era Biden. Dieci mesi di guerre commerciali e di impennate nei dazi hanno però riportato al centro delle preoccupazioni di una parte consistente degli elettori le difficoltà legate alle spese quotidiane. E sempre di più puntano il dito alle scelte dell’attuale Amministrazione.
Secondo un sondaggio Ipsos, per sette americani su dieci il costo della vita è troppo alto, una percezione confermata dalle rilevazioni ufficiali: l’indice dei prezzi al consumo di settembre mostra infatti generi alimentari più cari del 2,7% rispetto a un anno fa e dell’1,4% rispetto a gennaio 2025, quando Trump ha giurato per il secondo mandato.
Il tema è entrato con forza nella recente tornata elettorale locale del 4 novembre. In Virginia e New Jersey i democratici vincitori delle elezioni per governatore, così come il nuovo sindaco di New York City Zohran Mamdani, hanno impostato la campagna su promesse di “affordability”, cioè di contenimento del costo della vita. Gli exit poll hanno indicato economia e prezzi come prima preoccupazione degli elettori in tutte e tre le competizioni, che hanno offerto ai democratici i primi chiari trionfi dopo mesi di risultati altalenanti a livello federale. L’attenzione alle difficoltà di famiglie e ceto medio è stata la chiave di vittorie democratiche anche in altri grandi centri urbani dove il costo degli affitti e dei servizi è in rapido aumento.
La Casa Bianca ha preso nota, tanto che il presidente ha lanciato un’insistente offensiva mediatica per contestare non solo l’idea che le sue politiche commerciali, in particolare i dazi sulle importazioni, contribuiscano alle pressioni sui prezzi, ma anche la stessa esistenza di un problema di accessibilità economica. In un’intervista a Fox News, Trump ha definito la questione una «truffa» democratica, sostenendo che i media parlano di aumenti perché «glielo dicono i democratici».
La stessa linea è emersa in modo ancora più esplicito durante una riunione dell’esecutivo, quando Trump ha liquidato l’“affordability” come un «concetto falso», privo di significato reale per gli americani e creato dai democratici per scopi politici. Peccato che pochi giorni prima lo stesso Trump si fosse descritto pubblicamente come il presidente della “affordability”, rivendicando iniziative contro il caro-prezzi e citando investimenti e crescita dell’occupazione. La Casa Bianca, attraverso il vicepresidente JD Vance e consiglieri economici come Kevin Hassett, ha sostenuto anche che l’inflazione ereditata dall’Amministrazione precedente stia gradualmente rientrando grazie alla crescita dei redditi, riconoscendo comunque che «c’è ancora lavoro da fare».
L’insistenza del commander in chief e della sua Amministrazione non è però riuscita a invertire la tendenza dell’opinione pubblica. Una rilevazione Yahoo registra che per il 49% degli americani le azioni di Trump hanno fatto aumentare i prezzi, contro il 31% che biasima Joe Biden. Nella stessa indagine il 63% disapprova la gestione trumpiana del costo della vita. Allo stesso tempo, l’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan è sceso a 51, vicino ai minimi storici del periodo post-pandemico. I dazi, in particolare – una delle misure simbolo del primo anno del secondo mandato – risultano impopolari: la maggioranza li associa a effetti negativi, sia immediati sia di lungo periodo, sull’economia e sui prezzi.
Guardando al 2026, salari, spesa alimentare, affitti e sanità si profilano come i dossier più delicati per i repubblicani, in grado di mobilitare consenso per l’opposizione anche in territori competitivi. In vista delle elezioni di midterm per il rinnovo di un Congresso oggi controllato dal partito di Trump, l’“affordability” è tra i capitoli su cui l’Amministrazione registra la maggiore disapprovazione, e la tenuta del messaggio economico della Casa Bianca sarà una sfida chiave della campagna del Grand old party a livello nazionale.
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