Il calciatore e il reporter uccisi: chi sono i due nuovi simboli palestinesi

La fine di Suleiman Al-Obeid, il «Pelé palestinese», ha provocato la reazione di Salah del Liverpool: si può dire com'è morto? Indignazione anche per Sharif, che per Tel Aviv era un terrorista
August 10, 2025
Il calciatore e il reporter uccisi: chi sono i due nuovi simboli palestinesi
Reuters | La vedova di Suleiman Al-Obeid mostra sul telefonino l'immagine del marito calciatore, ucciso nei giorni scorsi
In ventiquattr'ore due volti simbolo per la società palestinese sono stati uccisi, provocando nuova indignazione nella protesta globale contro Israele per il massacro in corso a Gaza. Si tratta di un calciatore, Suleiman Al-Obeid, e di un reporter, Anas Al Sharif.
Suleiman al-Obeid ha giocato 24 partite con la nazionale palestinese e ha segnato più di 100 gol in carriera. Aveva 41 anni ed era padre di cinque figli. Era conosciuto da tutti come il «Pelé palestinese». Dopo aver iniziato la carriera con la squadra di casa, il Khadamat Al-Shati Club, era entrato a far parte dell'Al-Amari Youth Center Club nella Cisgiordania occupata, poi del Gaza Sports Club, prima di approdare in nazionale. Secondo la Federcalcio palestinese, con al-Obeidsono sono almeno 321 i tesserati uccisi nella guerra a Gaza, tra giocatori, tecnici e dirigenti, e il doppio se si considerano anche gli sportivi di altre discipline. Sulla morte di Suleiman Al-Obeid è intervenuto anche Mohamed Salah, attaccante del Liverpool da sempre vicino alla causa palestinese. «Si può dire come è morto, dove e perché?» ha scritto su X. Parlando ad Al Jazeera, uno dei fondatori di Football Palestine, Bassil Mikdadi, ha dichiarato di non aspettarsi una risposta a Salah da parte dell'Uefa e ha sottolineato il «silenzio totale» degli organismi calcistici e dei giocatori dall'inizio della guerra.
La morte di Anas Al Sharif, giornalista di Al Jazeera, avvenuta nella notte tra domenica e lunedì ha provocato forte indignazione soprattutto in Occidente, da Bruxelles a Londra. L'agenzia delle Nazioni Unite ha parlato del raid che ha colpiti Sharif e altri cinque colleghi in una tenda come di una «grave violazione del diritto internazionale umanitario». Israele ha precisato di aver ucciso «un terrorista», non un giornalista, spiegando che era a capo di una cellula di Hamas. «Vi affido la Palestina» avrebbe scritto in una sorta di testamento lo stesso Sharif qualche mese fa.

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