I “volenterosi” ci riprovano: vertice a Parigi (con Trump al telefono)
Macron: «L'Europa pronta a dare garanzie di sicurezza a Kiev dal giorno in cui sarà firmata una pace». La premier Meloni partecipa in videocollegamento

Le opposte sponde atlantiche riusciranno a guardarsi negli occhi per unire gli sforzi in vista di una soluzione in Ucraina, ragionando in particolare sulle garanzie di sicurezza a Kiev? Contro il fatalismo, oggi, torna in scena un tentativo di sintonizzazione fra l’Europa e Washington, a ridosso di una nuova riunione dei Paesi “volenterosi” a Parigi, seguita immediatamente proprio da uno scambio telefonico con la Casa Bianca. In una fase segnata dagli ultimi drammatici aggiornamenti dal fronte, il round in formato ibrido sarà presieduto nuovamente dal tandem franco-britannico.
«Gli europei sono pronti a fornire le garanzie di sicurezza all’Ucraina e agli ucraini dal giorno in cui sarà firmata una pace», ha dichiarato Macron già ieri sera, ricevendo all’Eliseo per un bilaterale preliminare l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, in arrivo dopo una riunione a Copenaghen per ricevere il sostegno dei leader nordici e baltici. Il presidente francese ha definito «concluso» il lavoro preparatorio sulle garanzie e considera che «l’Europa è all’appuntamento per la prima volta con questo livello d’impegno e intensità». Ma ora bisogna «conoscere la sincerità della Russia e dei suoi impegni» dopo il dialogo con Washington.
Proprio su questo, Zelensky ha rilanciato: «Noi non abbiamo alcun segnale dalla Russia riguardante un’eventuale pace». Dal presidente ucraino, pure l’auspicio di poter discutere di nuove sanzioni contro Mosca con il presidente americano Donald Trump.
Questa mattina, secondo l’Eliseo, ci saranno al centro i «lavori sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina condotti dai capi di Stato-maggiore degli eserciti in queste ultime settimane». In cima, l’invio di una «forza di rassicurazione» multinazionale. Ma ad elettrizzare la riunione sarà la necessaria reazione all’«atteggiamento della Russia che si ostina a rifiutare la pace, nella scia della riunione di Washington del scorso 18 agosto». Nel pomeriggio di ieri, un portavoce del governo tedesco aveva riferito di «valutazioni in corso per far collegare in video il presidente degli Stati Uniti», già nel corso della riunione. Ma al posto di un allargamento del tavolo, è giunta poi la conferma di più usuali colloqui telefonici separati. Un segnale che corrobora l’ipotesi di un tentativo di Trump di sfilarsi nuovamente da un ruolo attivo, come sostiene pure il sito d’informazione americano Axios.
Questa mattina, secondo l’Eliseo, ci saranno al centro i «lavori sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina condotti dai capi di Stato-maggiore degli eserciti in queste ultime settimane». In cima, l’invio di una «forza di rassicurazione» multinazionale. Ma ad elettrizzare la riunione sarà la necessaria reazione all’«atteggiamento della Russia che si ostina a rifiutare la pace, nella scia della riunione di Washington del scorso 18 agosto». Nel pomeriggio di ieri, un portavoce del governo tedesco aveva riferito di «valutazioni in corso per far collegare in video il presidente degli Stati Uniti», già nel corso della riunione. Ma al posto di un allargamento del tavolo, è giunta poi la conferma di più usuali colloqui telefonici separati. Un segnale che corrobora l’ipotesi di un tentativo di Trump di sfilarsi nuovamente da un ruolo attivo, come sostiene pure il sito d’informazione americano Axios.
«Solo una maggiore pressione può costringere la Russia a prendere finalmente sul serio il processo di pace», ha intanto dichiarato ieri il ministro ucraino degli Esteri, Andrii Sybiha, additando le «proposte consapevolmente inaccettabili» del Cremlino circa l’organizzazione di un incontro Putin-Zelensky a Mosca, a dispetto delle cancellerie che si sono già dette pronte, compresa la Santa Sede. A Parigi, fra gli altri, sono arrivati il premier britannico Keir Starmer e quello polacco Donald Tusk, accanto ai vertici Ue, con Ursula von der Leyen, per la Commissione, e il portoghese Antonio Costa, per il Consiglio Europeo. La premier Giorgia Meloni, invece, fa parte dei leader che seguiranno in collegamento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA





