Scriviamo insieme un programma per ridurre la povertà
Oltre 700 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di indigenza, 15 milioni in Europa. Un impegno in vista del 17 ottobre, Giornata mondiale per l'eliminazione della povertà

Il posto speciale assegnato ai poveri nella Chiesa all’interno dell’Esortazione apostolica Dilexi te sostiene e invita a una riflessione profonda nella giornata mondiale per l’eliminazione della povertà che si celebra il 17 ottobre prossimo. Pubblicata nel giorno di San Francesco, è un esplicito invito alla Chiesa affinché riconosca nei poveri il volto di Cristo. Attingendo all’eredità spirituale di Papa Francesco, Leone XIV ne raccoglie l’eredità e propone una visione teologica, storica e pastorale dell’amore verso i poveri come via di santità e rinnovamento ecclesiale. Come per ogni documento magisteriale, il Papa non si rivolge solo ai cristiani, ma a tutte le donne e gli uomini della terra: nell’Esortazione, analizza le cause che determinano la povertà nelle sue differenti declinazioni. Si coglie, implicitamente, un invito a ritenere che la povertà ha cause profonde, determinate da scelte economiche in cui il profitto e l’interesse privato hanno assunto centralità. Questa centralità produce la cultura dello scarto, condannando milioni di persone alla fame o alla perdita della dignità di esseri umani. I poveri sono per la Chiesa una sfida ineludibile e, come scritto nei capitoli quarto e quinto dell’Esortazione, non sono solo i destinatari del diritto a una vita e a un lavoro dignitoso, a un’esistenza eguale agli altri esseri umani: per i cristiani, i poveri sono la via di una possibile evangelizzazione. La loro condizione ci interroga, al punto da metterci a nudo di fronte alle nostre debolezze. Non vi è dubbio che, in questa ricorrenza, un messaggio così forte e diretto interroghi ognuno di noi e chieda all’economia e alla politica di fermarsi a riflettere sulle ricadute di scelte che orientano la crescita della povertà.
I numeri, per quanto incapaci di raccontare il dramma di chi vive in una condizione di povertà, non lasciano spazio a giustificazioni possibili. Secondo la Banca Mondiale, attualmente oltre 700 milioni di persone nel mondo vivono in condizioni di indigenza estrema. Non lontano da noi, nel dibattito aperto nell’Unione europea, dove la povertà colpisce circa 123 milioni di cittadine e cittadini, sarebbe importante alimentare e sostenere il Pilastro europeo dei diritti sociali e ridurre entro il 2030 di 15 milioni il numero di persone povere ed escluse. In questa dimensione, riflettere sulla possibilità di una strategia europea di contrasto alla povertà capace di raggiungere i cittadini di tutti e 27 i Paesi dell’Unione, significherebbe anche fare un passo avanti nella ricerca di quell’identità europea che stenta a trovare senso nelle politiche di riarmo. Risponderebbe invece a un nuovo modo di pensare le politiche di welfare in una logica di forte rilancio di Stati che all’origine hanno scelto di farsi comunità attorno a principi e regole condivise di civiltà e di diritto. Un impegno particolare toccherebbe ai Paesi che nella loro tradizione legislativa e nel loro patto fondativo hanno assunto come vincoli imprescindibili principi come l’uguaglianza e la pari opportunità dei cittadini. L’Italia, fra questi, si trova a fare i conti con una situazione relativa alla povertà assoluta che dice di una vera e propria emergenza. Circa sei milioni di persone che vivono in condizioni di povertà assoluta, due milioni e 200mila nuclei familiari e un milione e 300mila minori in condizione di fragilità sociale privati di ogni prospettiva di crescita alle stesse condizioni dei loro coetanei, chiedono politiche mirate di medio e lungo termine. Nell’emergenza determinata da un problema che oramai interessa un italiano su dieci, come ha confermato in questi giorni l'Istat, è richiesto un programma serio e duraturo di lotta alla povertà sostenuto nella prima fase da misure straordinarie. Se dei poveri siamo chiamati ad occuparci tutti, a partire da chi ha il potere di governare un Paese e di indirizzarne le scelte legislative, nessuno può esimersi dal cercare soluzioni che non rimandino ancora scelte decisive. La povertà non è una colpa per chi la subisce, ma di chi la alimenta con un’economia predatoria e con politiche incapaci di farsi carico di chi vive condizioni di difficoltà. Come indicato nel primo capitolo dell’Esortazione apostolica: «I poveri non ci sono per caso o per un cieco e amaro destino. Tanto meno la povertà, per la maggior parte di costoro, è una scelta». Nella Giornata mondiale per l’eliminazione della povertà, si colga l’occasione per scrivere in Parlamento regole condivise che guardino oltre alle legittime posizioni politiche e, se necessario, oltre il limite delle legislature. Non mancherà a questi propositi il sostegno di chi ogni giorno prova a camminare a fianco di chi è vittima spesso di una crescente disuguaglianza che interpella le coscienze di ognuno di noi.
Portavoce nazionale dell’Alleanza contro la povertà
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