Referendum, per il Parlamento un segnale da cogliere

Nella vicenda dei quesiti c'è un richiamo implicito alle Camere a riappropriarsi pienamente del proprio ruolo, magari cominciando proprio con il sanare il vulnus dei 4 giudici costituzionali mancanti
January 19, 2025
Referendum, per il Parlamento un segnale da cogliere
Ansa | La sede della Corte Costituzionale
Non saremo chiamati a votare, dunque, per abrogare la legge sull’autonomia regionale differenziata. Una legge che, in effetti, era già stata di fatto smontata nel novembre scorso dalla stessa Corte costituzionale che ieri ha dichiarato inammissibile il quesito referendario concepito prima di quella sentenza. Sì, perché la cosiddetta legge Calderoli approvata dal Parlamento e la sua parte uscita indenne dal verdetto della Consulta sono due testi assai differenti. E ammettere il referendum per l’abrogazione totale - hanno spiegato i giudici costituzionali - avrebbe significato dare il via libera a un giudizio popolare sul concetto stesso di autonomia differenziata, ovvero sull’articolo 116 della Costituzione che la prevede. Ma non si può sottoporre la Carta a referendum abrogativo. Ineccepibile. Mentre potrebbe sollevare qualche perplessità, tra i “puristi” del diritto, la decisione di ammettere il quesito sulla cittadinanza che - in caso di vittoria del “Sì” - dimezzerebbe, eliminando commi e lettere della legge vigente, da 10 a 5 anni il tempo minimo di residenza per gli stranieri che vogliono diventare cittadini italiani. Tuttavia la tecnica cosiddetta del “ritaglio”, in questo caso, non stravolgerebbe l’impianto complessivo della normativa, perciò la Consulta non ha ravvisato cause di inammissibilità. In entrambi i casi (ci limitiamo a questi due, perché i quesiti sul Jobs act non presentavano aspetti d’incertezza sotto il profilo dell’ammissibilità) quello di ieri rappresenta un segnale che le Camere farebbero bene a cogliere: un richiamo implicito a fare le leggi quando sono davvero necessarie al Paese (quella sulla cittadinanza ha più di 30 anni ed era pensata per un’Italia che non c’è più, un eventuale successo del referendum la riformerebbe “per sottrazione”, però servirebbe comunque una riforma organica) e a farle il più possibile aderenti al dettato costituzionale (quella sull’autonomia differenziata evidentemente non lo era). Il Parlamento, come ha sottolineato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricordando il martire civile Giacomo Matteotti, «costituisce il cuore di ogni democrazia viva». È giusto perciò che si riappropri pienamente del suo ruolo, magari cominciando con l’indicare finalmente i quattro giudici costituzionali mancanti, tutti di nomina parlamentare. Un vulnus aperto da troppo tempo che ha costretto la Corte, ridotta al numero minimo legale, a prendere decisioni importanti come quelle di ieri senza plenum.

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