Lo stupore e la bellezza della natura attirano i giovani
Nella contemplazione dell’ambiente le nuove generazioni sperimentano la connessione con qualcosa che li supera. Un percorso per nuovi incontri con Dio?

«Lo spirituale sta un po’ ovunque... sta in tutte quelle occasioni in cui noi riconosciamo che c’è una voce che ci parla. Tante volte io ho pensato che ho avuto dei momenti molti forti quando alla fine di una scarpinata mi ritrovavo lì davanti a un panorama molto grande, molto esteso e dicevo “wow”! Ma allo stesso modo ho avuto gli stessi wow quando mi soffermavo sulle formichine che una alla volta facevano il proprio lavoro e... “wow”. Mi sentivo connesso alla natura, ai fratelli, a me stesso». Se si dà ascolto ai giovani, capita di trovarsi davanti a testimonianze come quella di questo ventottenne, in cui si riconosce l’eco di alcune delle emozioni e dei sentimenti che i giovani provano davanti alla natura: stupore e percezione della propria connessione con qualcosa che li supera, che collega con una grandezza sconosciuta che sembra riflettersi nell’interiorità in maniera misteriosa. La natura è incontro con la bellezza: « Per me la natura è un luogo tranquillo, ma anche inondato dalla luce del sole, molto verde, macchiato con i colori dei fiori, un mix di luci e ombre che giocano con le fronde mosse dal vento...». Il linguaggio trova accenti di poesia e rimanda all’armonia, alla vita come pienezza e gioia.
Esperienze recenti di ascolto dei giovani permettono di comprendere come il contatto con la natura sia fonte di pace, stupore, gratitudine, meraviglia: dunque la natura non è semplicemente lo scenario su cui si svolge l’esistenza umana ma è esperienza spirituale, possibilità di connessione con un oltre senza nome ma percepito lì come presente. Spesso i giovani descrivono il loro rapporto con la natura con immagini e categorie che appartengono anche al linguaggio della spiritualità: non necessariamente una spiritualità religiosa, ma profonda e autentica. Vi è nelle loro narrazioni l’eco di una tensione verso la trascendenza come il sentimento di un “oltre”, di un’apertura a qualcosa di più grande di sé. Immergersi nella natura è esperienza rasserenante: il termine con cui più frequentemente i ragazzi e le ragazze descrivono il loro rapporto con la natura è pace, con i suoi sinonimi: serenità, calma, tranquillità; sono condizioni interiori che esprimono quella ricerca di armonia e di benessere profondo cui i giovani aspirano. Molti associano la natura al ritiro dal rumore e alla possibilità di ascoltare sé stessi. In questo senso diventa un luogo di meditazione e di preghiera, come se il contatto con il creato rimettesse ordine nel caos quotidiano. Tra i paesaggi che la maggioranza degli intervistati cita come maggiormente coinvolgenti vi è quello della montagna, in cui i giovani riconoscono la possibilità di sperimentare due aspetti: la bellezza, la grandiosità, e al tempo stesso l’irraggiungibilità. La montagna è un luogo severo, che mette alla prova l’uomo e si difende dall’azione spesso deturpante e predatoria di esso. Dice una giovane ventisettenne: « Penso alla montagna come a un luogo così differente dal paesaggio cittadino e che è capace di resettare tutto lo stress accumulato e di mettere in pausa tutto». La montagna come alternativa alla città, al suo rumore, alla sua confusione, come fa notare un altro giovane. La natura può dunque essere un rifugio, un luogo dove si va a cercare la possibilità di quelle esperienze spirituali difficili da sperimentare nel quotidiano della vita cittadina. Si affaccia in queste testimonianze anche la consapevolezza del rapporto problematico tra la natura e l’uomo: meglio un ambiente in cui non vi sia possibilità per l’azione umana a intaccare e compromettere l’equilibrio della natura. Dice questo giovane: « La montagna è il posto dove le attività umane non trovano applicazione, così l'ambiente circostante non viene intaccato e trova il suo equilibrio». Gli fa eco una ventitreenne: « In montagna la presenza dell’uomo sembra quasi non esserci».
Le emozioni e i sentimenti che si provano di fronte a un bel paesaggio o nel percepirsi in connessione con il tutto che la natura rappresenta riguardano l’esperienza interiore, attengono alla dimensione contemplativa della vita cui i giovani mostrano di essere sensibili e da cui mostrano di essere attratti. Ma è forte in loro anche il senso di responsabilità verso l’ambiente. La spiritualità legata alla natura si traduce in una sensibilità ecologica: non basta contemplare la bellezza del creato, bisogna anche custodirla. In molti giovani è forte il legame tra dimensione interiore e di contemplazione e l’impegno concreto: quello dei piccoli gesti quotidiani possibili anche a un giovane qualsiasi, e quello più globale, politico, riguardante il sistema secondo cui oggi è organizzata la società. I giovani sono consapevoli che ciò che minaccia oggi il pianeta è l’azione dell’uomo, «un’azione senza criterio», dice una giovane; la natura oggi è minacciata «dalla scarsa capacità dell'essere umano di pensare in modo globale, e per fare ciò è necessario saper guardare al di là del proprio giardino». La consapevolezza dei rischi che oggi corre il pianeta è frutto dell’attuale modello di crescita economica; ma questo non esime i giovani dal prendere atto delle proprie responsabilità, nella coscienza che anche ciascuno di loro può dare un contributo per la salvaguardia del creato e per uno stile di vita sostenibile. I gesti che concretamente vengono citati dai giovani sono quelli semplici, alla portata di tutti: fare attenzione agli sprechi di acqua, di energia, di cibo; non gettare rifiuti, raccoglierli quando si trovano; ridurre l’uso di plastica, dei condizionatori, del fumo... Molti giovani hanno preso coscienza della necessità di uno stile di vita sobrio, essenziale; si rendono conto che il consumismo attuale li condiziona nella pretesa di avere la risposta a tutti i bisogni, nell’incapacità di affrontare le scomodità. Una giovane ventenne ha detto: «Scappo dalla comodità; spero che le persone si sveglino dal torpore delle comodità ». Parole molto forti a chiare, a dire del maturare nelle nuove generazioni di una nuova cultura, che sta rivedendo le priorità in nome dell’essenziale.
I giovani vedono la salvaguardia del creato anche come partecipazione a un movimento più ampio di cambiamento sociale e culturale. Essi sono tra coloro che più viva hanno la consapevolezza delle condizioni drammatiche della terra e dell’urgenza di un cambio di stile e di politica, da parte dei singoli e delle comunità, delle istituzioni e dei decisori. Vi è tra i giovani una sensibilità ecologica più spiccata rispetto alle altre generazioni. Questa terra devastata dall’inquinamento, dai rifiuti, dall’effetto serra... è la terra che loro riceveranno in eredità e in cui dovranno riparare danni irreversibili di cui non sono responsabili. Vi è nelle nuove generazioni la consapevolezza del valore delle parole di papa Francesco nella Laudato si’: « La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale» (n.13). Ma spesso i giovani si sentono soli di fronte a un compito nel quale avvertono che è in gioco anche il loro futuro, soprattutto il loro futuro. Vorrebbero sentire la generazione adulta più sensibile e più unita a loro nel sostenere un’ecologia integrale come responsabilità di tutti. Pur senza condividere del tutto le parole molto forti che Greta Thunberg pronunciò il 23 settembre 2019 al Summit delle Nazioni Unite, tuttavia sentono che interpretano anche il loro stato d’animo. Nella crescente crisi dei valori religiosi il fascino esercitato dalla natura e la sensibilità ecologica indicano a quanti si occupano di formazione dei giovani percorsi lungo i quali è possibile realizzare un loro – e un nostro – rinnovato incontro con Dio.
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