L'eroina c'è ancora. E scolpisce nuove "pietà" con madri e figli

Al Quarticciolo, periferia romana piagata da tante emergenze, la droga pesante è ben visibile. Anche nei suoi drammatici effetti umani. E in un abbraccio con evocazioni michelangiolesche
April 11, 2025
L'eroina c'è ancora. E scolpisce nuove "pietà" con madri e figli
Una mamma di più di 80 anni è seduta su una panca all’ingresso della parrocchia dell’Assunzione al Quarticciolo. Il viso è un disegno di rughe e amore. Accanto a lei il figlio, 60 anni, magrissimo, viso scavato e sofferente. Si appoggia alla mamma, un gesto di tenerezza o forse di ricerca di protezione. Ma non è un’immagine serena, piuttosto di un dramma, quasi una “Pietà” michelangio-lesca, non quella, più famosa, in San Pietro, dal marmo ben levigato, ma quella cosiddetta Rondanini, non terminata ma dove il dolore, la sofferenza emergono forse ancor di più, scavate nel marmo, proprio come i volti della mamma e del figlio. Lei è qui, nell’anticamera del centro di ascolto parrocchiale, per chiedere aiuto, per l’ennesima volta, per suo figlio, tossicodipendente quasi da sempre. Eroinomane, “un bucatino” come vengono definiti a Roma, con drammatica ironia, i figli di una stagione lontana, ma per loro mai finita.
Oggi si parla di altre sostanze, cocaina per chi ha più soldi, crack per chi si “sbatte” con poco, 5-10 euro, come qui al Quarticciolo. Ma per questo signore sessantenne la storia non è mai cambiata: laccio, siringa, acqua distillata, cucchiaino, accendino, e poi “lei”, dai tanti nomi, la “bianca”, brown sugar, “gomma”, “catrame”. Sempre la stessa da più di sessanta anni. Ma oggi dimenticata, colpevolmente trascurata. Non se ne parla più. Stupendosi quando qualcuno “muore ancora di overdose”, come recentemente proprio a Roma. E invece l’eroina c’è ancora, come ci raccontano i volti di quella mamma e del figlio. Sopravvissuti, tra drammi continui, a lontane stagioni per loro sempre attuali. Chiedono aiuto e la parrocchia li ascolta. «Nel quartiere mancano tutti i servizi, non c’è nulla. Per loro meno di nulla», denuncia il parroco padre Daniele Canali. Solo la parrocchia. Non hanno altro qui al Quarticciolo come in tanti altri territori, quelle periferie che vengono raccontate per lo spaccio e non per il consumo. È di questi mesi l’allarme lanciato dal Governo per il possibile arrivo del fentanyl, l’eroina sintetica del terzo millennio, molto più distruttiva. Ma la “vecchia” eroina c’è ancora, e continua a squassare persone e famiglie.
«La mamma è preoccupata per il figlio, per quando lei non ci sarà più», mi spiega padre Daniele. Così più volte si sono tentati percorsi di disintossicazione, di recupero. Anche in comunità. Brevi periodi, poi di nuovo vince “lei”. E quella mamma dolente, con l’amore che mai l’ha abbandonata, raccoglie le ultime forze e col figlio al fianco, torna a chiedere aiuto. Anche solo per pagare una bolletta o qualche altra piccola spesa. O per non sentirsi ancor più sola e abbandonata, col suo amato pur se doloroso carico. Anche questo è il Quarticciolo, non solo spaccio e violenze. Ma nessuno ne parla. Solo qui in questa piccola stanza parrocchiale si prova ancora una volta a rispondere a quei due volti di dolore. «Braccia aperte a tutti», mi ripete padre Daniele facendomi vedere il logo della parrocchia con la facciata della chiesa circondata da due grande mani aperte. A tutti, proprio a tutti.

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