La promessa d'amore del Cammino sinodale

Il Documento di sintesi nato dal lavoro portato avanti per quattro anni da migliaia di persone dà forma a una chiamata, quella di una Chiesa testimone della vita di Dio in mezzo all’umanità
October 17, 2025
La promessa d'amore del Cammino sinodale
Prima Assemblea Sinodale della Chiesa in Italia
C’era una promessa d’amore fin dall’inizio nel Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Una promessa di cui si coglie tutta la vibrante energia nel Documento di sintesi diffuso ieri, un testo nato dal lavoro portato avanti per quattro anni da migliaia di persone. Come succede in ogni storia d’amore, anche in questa esperienza ecclesiale c’è stato bisogno di tempo per dare forma alla promessa. Come in ogni storia d’amore, il percorso ha conosciuto grandi slanci, accanto a momenti più complicati. E così come in ogni storia d’amore il metro di giudizio non sta nell’efficienza ma nella verità: chi ama rinuncia a se stesso, ma alla fine ritrova pienamente se stesso. E il Cammino sinodale non poteva non farsi carico di questo paradosso, perché questa stessa contradizione è il cuore della vita stessa della Chiesa: ripensare stili, linguaggi e strutture delle comunità dei credenti significa per forza avere a che fare con la perenne tensione tra l’Infinito e la storia di tutti i giorni, che definisce l’essenza stessa della vita di fede.
È nello spazio tra queste due dimensioni, infatti, che si gioca tutta l’azione della Chiesa ed è tra questi due poli che si colloca il collettivo tentativo di rinnovamento delle comunità cristiane, da tutti percepito come non più rinviabile. Mantenere la verità, la propria identità, e uscire da se stessi rinunciando a sicurezze e barriere respingenti: in questa “trama amorosa” complessa ma affascinante c’è tutta nella storia del Cammino sinodale e nel Documento che ne raccoglie il frutto. Il ruolo dei laici e delle donne, la trasparenza nella gestione delle attività e nell’utilizzo del patrimonio, l’utilizzo di linguaggi comprensibili nei gesti caratterizzanti la vita di fede, l’urgenza di capire come oggi si diventa ancora cristiani, l’accoglienza di chi vive situazioni esistenziali complicate: sono tutti temi che richiedono risposte concrete e che nascono dall’ascolto della realtà, da un lavoro di mescolanza e commistione con il tempo di oggi, che già la Lettera a Diogneto nel secondo secolo auspicava per i credenti («i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo»). E proprio l’ascolto è il primo segno di un innamoramento profondo, perché chi ama, come i cristiani amano il mondo, è interessato all’altro, cerca di capire come l’altro pensa, di cosa ha bisogno, in cosa spera. Il movimento che porta fuori da se stessi realizza un incontro nel quale l’altro diventa ciò che è davvero, esprime la propria identità, proprio come il lievito – per usare l’immagine da cui è tratto il titolo del documento, “Lievito di pace e di speranza” – che fa crescere l’impasto e lo trasforma in ciò per cui è stato creato.
Così la Chiesa vive da sempre la propria presenza nel mondo: come un servizio alla crescita dell’intera comunità in cui si trova a vivere e che ama profondamente, chiamata com’è a offrire se stessa per permettere a tutti di dare forma a ciò che portano nel cuore. E in questa relazione può rinunciare a ogni cosa tranne che alla verità di se stessa.  Ecco, quindi, il criterio che guiderà il discernimento dei vescovi, nel momento in cui trasformeranno i contenuti del Documento in scelte operative, in linee guida e percorsi da seguire nei prossimi anni: da innamorati del nostro tempo saranno chiamati a capire come la vita della Chiesa può “mescolarsi” sempre di più con il cammino esistenziale delle donne e degli uomini che vivono nel nostro Paese, facendo lievitare tutto il bene di cui essi sono portatori e portandoli, quindi, alla verità. Ma allo stesso tempo avranno il delicato compito di fare in modo che, così facendo, a sua volta la Chiesa diventi sempre più ciò che Cristo stesso le ha chiesto di essere: testimone della vita di Dio in mezzo all’umanità. La sfida è grande, ma l’entusiasmo, la serietà, la franchezza e l’amore che hanno caratterizzato l’intero Cammino sinodale finora dimostrano che l’intera Chiesa italiana, i pastori assieme a tutto il “popolo di Dio”, è pronta a dare forma a questa chiamata.

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