La cultura dell’accoglienza per dare un futuro all'Italia

La Biennale dedicata ad adozioni e affido, che si è tenuta a Milano, ha mostrato un Paese capace di fare rete: famiglie, istituzioni e volontari uniti per rigenerare le comunità
November 5, 2025
La cultura dell’accoglienza per dare un futuro all'Italia
Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari
La “Biennale dell’Accoglienza. L’Arte di Accogliere” che si è tenuta a Milano prende sul serio ciò che la famiglia, da sempre, custodisce e testimonia: l’esperienza umana primaria dell’accoglienza. È stata un’occasione preziosa per condividere buone pratiche, esperienze e politiche capaci di rafforzare la cultura dell’accoglienza, in un momento storico in cui i legami e la solidarietà familiare sono chiamati a rigenerarsi e a contribuire in modo decisivo alla ri-animazione della comunità e delle relazioni sociali. Non teoria ma vita. Famiglie che aprono porte e finestre di casa, che generano una reciprocità reale, che trasformano il dono in fiducia condivisa, che si fanno “nido” per le fragilità e nodo per la coesione sociale. Una cultura che non nasce nelle aule, nei laboratori, nei palazzi della politica, ma nell’esperienza vissuta nelle case. In questi due giorni Milano è diventata un luogo in cui l’Italia che accoglie si lascia guardare. Famiglie, operatori, volontari, istituzioni, associazioni che, insieme, continuano a costruire percorsi di accoglienza ed umanizzazione. Questa fotografia mostra nitidamente che non siamo di fronte a una “nicchia specialistica”, ma a un laboratorio vivo di società. L’accoglienza, in tutte le sue declinazioni, restituisce più di quanto dona: rimette in circolo possibilità, fiducia, coraggio e fraternità quotidiana. È un avamposto di futuro. Il Forum delle Associazioni Familiari in questo caso ha scelto di mettersi in cammino in collaborazione con il Ministero della Famiglia e Natalità, l’Assessorato alla Famiglia della Regione Lombardia e il Comune di Milano.
Perché la strada che oggi serve al Paese è questa: fare rete, superare la cultura dello scarto, attivare uno sguardo nuovo sulle persone e sui territori, riconoscere e valorizzare la responsabilità sociale e generativa delle famiglie, coltivare la cultura del noi. È una conversione culturale prima che organizzativa e gestionale. Affido e adozione sono lo specchio più radicale di questo processo. Non c’è accoglienza senza un “noi”. Non c’è tutela dell’infanzia senza comunità. Non c’è crescita senza fiducia, senza il coraggio di esporsi all’altro. Per questo, l’accoglienza dice qualcosa che riguarda tutti: non solo le famiglie che accolgono, ma la stessa società di cui siamo parte. La Biennale mostra che questa possibilità è già presente. La collaborazione tra associazioni, realtà ecclesiali, istituzioni, enti locali dice che il Paese è più grande delle sue paure. Se sappiamo fare alleanza, se abbiamo la volontà di mettere al centro i bambini e i ragazzi, la cura ricomincia. E torna a essere contagiosa. Non basta raccontarlo: bisogna imparare da questa esperienza – e istituzionalizzarne il metodo. Perché se è vero che lo scarto si sconfigge solo con la prossimità, allora essa va resa sistema. Politico, amministrativo, culturale. E dentro questa cornice, c’è anche una prospettiva che non può essere taciuta: la demografia. Il progetto della Biennale dell’Accoglienza nasce dal monito di Papa Francesco: «Natalità ed Accoglienza sono due facce della stessa medaglia». Un Paese che smette di generare e di scommettere sui più giovani è un Paese che indebolisce il proprio destino. La cultura dell’accoglienza non è un capitolo “a margine”, ma una delle vie reali con cui un Paese si riconnette al proprio futuro. È una dichiarazione pubblica verso chi è considerato più fragile dichiarando fattivamente che “tu sei atteso, tu sei prezioso”. È l’idea che nessuno si salva “in solitaria” ma che siamo legati da un destino comune che passa dalla cura delle relazioni e il bene di ognuno è qualcosa che ci interessa nel profondo.
Presidente Forum delle Associazioni Familiari

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