Elon Musk e mille miliardi di passi indietro
Il fondatore di Tesla ha ipotecato il pacchetto di compensi più ricco della storia. Ha promesso una corsa in avanti, in realtà è il ricatto del più forte, che lo diventerà sempre di più

Mentre in Italia ci stracciamo le vesti intorno a una manovra finanziaria che non arriva a 20 miliardi di euro, Elon Musk ha ottenuto dai "suoi" soci in Tesla un compenso potenziale di quasi 50 volte tanto. La strada era segnata ma l’approdo è troppo eclatante per limitarsi a quella miscela di stupore e indignazione che ormai quotidianamente ispira la deriva cinematografico-distopica in cui siamo piombati da qualche tempo. E non solo perché in ballo ci sono mille miliardi di dollari, e dunque un sacco di soldi: nella sua straordinarietà, la vicenda finanziaria e un po’ politica che vede al centro il guru amico-nemico di Trump ha seguito un percorso a suo modo lineare (consentito dalle norme e accolto dal mercato), che potrebbe inaugurare ora una nuova prassi a dodici zero dagli effetti devastanti.
Un passo indietro: la scorsa notte l’assemblea degli azionisti di Tesla ha approvato con il 75% dei favorevoli un pacchetto di compensi in base al quale Musk non riceverà alcun salario o bonus, ma incasserà azioni quando Tesla raggiungerà nell’arco di dieci anni determinati obiettivi di capitalizzazione di mercato (e riuscirà a mettere sulle strade un milione di taxi autonomi e un milione di robot). Non è detto che ce la faccia, visto che per intascare la maxi-cifra di 1.000 miliardi, Musk dovrà riuscire a far valere Tesla 8.500 miliardi, più di otto volte quanto capitalizzi ora. Ma al di là del risultato finale, quel che conta ‒ per ora ‒ è che siamo di fronte a una gigantesca partita al rilancio in cui tutti rischiano, ma uno solo rischia di guadagnare per tutti. Tra i grandi azionisti di Tesla c’era qualcuno scettico, ad esempio il Fondo sovrano norvegese, tradizionalmente cauto, ma alla fine tutti i grandi investitori ‒ tra gli indiziati anche il leader mondiale BlackRock – hanno dato fiducia a Musk e avallato le sue richieste. Condannandosi a contare sempre di meno, visto che in caso di successo l’amministratore delegato del colosso tecnologico non solo diventerà molto più ricco, ma anche irremovibile: a quel punto controllerà il 29% del capitale sociale di Tesla.
Dietro a quello che si presenta come un articolato pacchetto di stock option collegato al raggiungimento di obiettivi specifici, si è nascosto un semplice e brutale ricatto: per settimane, infatti, Musk ha minacciato di lasciare la sua creatura nel caso di una bocciatura, mettendo di fatto gli azionisti di fronte a una scelta che non aveva alternative, considerato il pericolo di un immediato crollo in Borsa in caso di colpi di scena. «Quello che stiamo scrivendo non è solo un nuovo capitolo della storia, ma un intero, nuovo libro», ha commentato Musk al termine dell’assemblea in un’atmosfera futuristica, nella gigantesca fabbrica di Austin, Texas. È comprensibile lo sforzo di proiettare tutto oltre, in un avanti di cui non abbiamo alcuna visibilità ma che per quello che ci è dato capire è costellato di azzardi speculativi, tecnologici, geopolitici.
Dal punto di vista finanziario, la vicenda Tesla seppellisce forse definitivamente anni di tentata conversione dei mercati verso i parametri Esg, ovvero di una sostenibilità sicuramente più di forma che di sostanza, ma che almeno aveva il merito di porre un tema. Archiviata questa fase, i mercati finanziari e gli interessi che li circondano sono entrati in un’altra dimensione in cui saltano, uno dopo l’altro, tutti gli schemi e con essi gli scrupoli: i colossi tecnologici azzerano decine di migliaia di posti di lavoro soppiantati dall’Intelligenza artificiale, le authority perdono autonomia e potestà di controllo, i leader minacciano di andarsene se non viene riconosciuto il loro genio e dato loro quanto richiesto. Fenomeni diversi in cui dietro c’è la stessa logica, che è quella del più forte. È un andare avanti che ci porta indietro, mille anni o mille miliardi che siano.
Dal punto di vista finanziario, la vicenda Tesla seppellisce forse definitivamente anni di tentata conversione dei mercati verso i parametri Esg, ovvero di una sostenibilità sicuramente più di forma che di sostanza, ma che almeno aveva il merito di porre un tema. Archiviata questa fase, i mercati finanziari e gli interessi che li circondano sono entrati in un’altra dimensione in cui saltano, uno dopo l’altro, tutti gli schemi e con essi gli scrupoli: i colossi tecnologici azzerano decine di migliaia di posti di lavoro soppiantati dall’Intelligenza artificiale, le authority perdono autonomia e potestà di controllo, i leader minacciano di andarsene se non viene riconosciuto il loro genio e dato loro quanto richiesto. Fenomeni diversi in cui dietro c’è la stessa logica, che è quella del più forte. È un andare avanti che ci porta indietro, mille anni o mille miliardi che siano.
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