Arriva la medicina delle «4 P». Ma sarà veramente per tutti?

Preventiva, Predittiva, Personalizzata, Partecipativa: un nuovo paradigma scientifico promette di cambiare radicalmente l’impostazione della sanità. Verso un approccio olistico alla cura
July 28, 2025
Arriva la medicina delle «4 P». Ma sarà veramente per tutti?
La medicina sta cambiando, la ricerca scientifica apre nuove prospettive, l’evoluzione tecnologica consente alla sanità di affrontare sfide un tempo impensabili. L’evoluzione delle società e la transizione demografica pongono questioni rilevanti, legate all’invecchiamento delle popolazioni, mentre la disparità nell’accesso alle cure può produrre nuove disuguaglianza. Con Vittorio A. Sironi, neurochirurgo, docente di storia della medicina, inizia oggi un viaggio sul futuro della sanità.
La medicina sta attraversando una rivoluzione che trasformerà completamente la pratica dell’assistenza sanitaria per renderla più produttiva di salute rispetto al presente e più attenta al benessere globale della persona. Come sarà allora la medicina del futuro? Dovrà utilizzare un modello sanitario articolato e integrato, in grado di associare misure atte a prevenire l’insorgenza delle malattie con la capacità di identificare le predisposizioni genetiche individuali che potrebbero essere causa del manifestarsi di patologie particolari (diabete, malattie cardiovascolari, tumori, etc.). Dovrà poi configurare una metodologia medica capace anche di adattare terapie e trattamenti alle specifiche esigenze di ogni singolo paziente, ottimizzando in tal modo l’efficacia terapeutica e coinvolgendo nello stesso tempo attivamente il malato nel suo percorso di cura. Questo nuovo paradigma scientifico, emerso nell’ambito della biologia sistemica, sembra in grado di cambiare radicalmente l’impostazione della medicina attuale e di prospettare un futuro sanitario più efficace per la salute individuale e collettiva. La prima formulazione di questo modello è stata messa a punto nel 2012 presso l’Institute for System Biology di Seattle diretto dal biologo molecolare statunitense Leroy Hood. La biologia dei sistemi studia l’interazione che avviene negli esseri viventi tra l’insieme dei geni (genoma), la rete degli Rna messaggeri (trascrittoma), il complesso delle proteine (proteoma) e il sistema dei metaboliti cellulari (metaboloma).
Grazie alla rivoluzione digitale, che consente di conoscere attraverso strumenti computazionali una grande mole di informazioni biologiche, queste “scienze omiche” (genomica, trascrittomica, proteomica e matabolomica) riescono ad analizzare con tecnologie avanzate l’incredibile complessità di tutte queste componenti, consentendo così di identificare le relazioni latenti tra i dati quantitativi a disposizione. Ne consegue una “medicina dei sistemi”, figlia di questo approccio biologico olistico, capace di fornire informazioni sanitarie rilevanti sullo stato di salute o di malattia dell’individuo. Questa medicina è focalizzata sullo sviluppo di sistemi biologici, tecnologici e informatici in grado di decifrare la complessità della malattia e sta trasformando gradualmente l’assistenza sanitaria. Essa permette di acquisire informazioni approfondite sui meccanismi fisiologici e/o patologici utilizzando l’analisi multiparametrica del sangue che costituisce una “finestra diagnostica” in grado di visualizzare le condizioni di salute o di malattia dell’individuo. Può inoltre fornire nuovi approcci per la scoperta di bersagli farmacologici mirati in ambito terapeutico e generare nuove modalità di misura per quantificare il benessere personale e generare le condizioni per demistificare la malattia. È la cosiddetta medicina delle 4 p: preventiva, predittiva, personalizzata e partecipativa.
Preventiva perché è focalizzata sull’adozione di misure (vaccinazioni, screening sistematici e periodici, modifiche dello stile di vita) volte a prevenire l’insorgenza della patologia. Un approccio che non solo migliora la qualità di vita degli individui e della collettività, ma riduce anche i costi sanitari a lungo termine, diminuendo ed eliminando la necessità di trattamenti costosi e complicati. Predittiva perché, sulla base dei dati genetici e molecolari personali, può prevedere il rischio di sviluppare particolari patologie (tumori, diabete, patologie cardiovascolari, malattie neurodegenerative) consentendo così di intervenire con largo anticipo con trattamenti in grado di evitare e/o ritardare l’insorgenza della malattia. Personalizzata perché utilizza le informazioni acquisite per adattare cure e trattamenti alle specifiche esigenze di ogni persona (che ha una sua individualità genetica e molecolare) in modo da ottimizzare l’efficacia terapeutica, ridurre gli effetti avversi e realizzare una “medicina di precisione” mirata per quel singolo malato.
Partecipativa perché, attraverso la presa di coscienza della propria condizione patologica e la consapevolezza del particolare momento esistenziale che si sta attraversando, porta a coinvolgere attivamente nel proprio percorso di cura il soggetto malato. In tal modo tra curante (medico) e curato (paziente) si stabilisce, attraverso una comunicazione aperta e dialogica, un’alleanza terapeutica capace di realizzare, con decisioni comuni, un obiettivo condiviso: il ritorno allo stato di salute, se possibile, o il miglioramento della qualità di vita, se si deve convivere con la propria condizione patologica. La medicina del futuro dovrà dunque mirare non solo a rimuovere lo stato di malattia, ma a migliorare la qualità e la quantità di vita: lavorare per creare una prospettiva anti-aging e per incrementare il benessere complessivo. È fondamentale poi che questa nuova medicina e questi futuribili scenari sanitari possano essere equamente accessibili a tutti. Una sfida etica e sociale fondamentale per realizzare la global health: una salute globale che superi il rischio che disparità economiche, contesti geografici diversi e discriminazioni culturali possano limitare l’accesso a queste metodologie mediche. Diseguaglianze nella qualità delle cure che possono essere superate solo attraverso l’impegno politico dei governi e delle istituzioni internazionali, con l’aiuto economico delle nazioni ricche e delle organizzazioni finanziare mondiali, con il coinvolgimento delle aziende tecnologiche e delle industrie farmaceutiche e sanitarie.
Occorre poi mettere in evidenza un altro aspetto fondamentale perché questa medicina del futuro possa effettivamente realizzarsi. Non basta solo l’impegno scientifico e accademico per puntualizzare e perfezionare queste nuove metodiche biologiche, tecnologiche e informatiche in modo tale che la loro ricaduta pratica possa effettivamente realizzare i nuovi scenari sanitari che sono stati prima descritti. È anche indispensabile che i legislatori siano in grado di recepire queste nuove istanze, favorirne e accelerarne il processo di diffusione, destinando sufficienti risorse economiche per coprire le esigenze di tipo tecnologico, infrastrutturale, organizzativo, giuridico ed etico dei processi di accesso a queste innovative modalità di approccio medico-sanitario alla salute. Il passaggio dalla tradizionale medicina clinica alla futura medicina inclusiva basata sulla visione olistica dell’individuo presuppone la persistenza di una percezione antropologica complessiva dell’uomo: sulla dimensione culturale della salute, sull’impatto esistenziale della malattia, sul significato etico della cura, sul valore unico della persona. Perciò anche questa nuova futuribile e potenzialmente più efficace sanità dovrà tenere conto e avere anzi come fondamento, nell’integrazione tra biologia e tecnologia, nell’incontro tra fisiologia e digitale, nella sintesi tra patologia e informatica, la dimensione umana costitutiva della medicina, che resta pur sempre, come in origine, un’“arte della cura”, capace nella sua crescente evoluzione di fondare la sua teoria e la sua pratica, oltre che sui saperi tradizionali e nuovi delle scienze, anche e soprattutto sulla centralità dell’individuo.
(1 - continua)

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