Appunti per la ricostruzione in Ucraina: pensare lungo, agire subito

Roma ospita la quarta Ukraine Recovery Conference. È l’occasione per condividere una riflessione sul futuro del Paese e promuovere un impegno di solidarietà che non abbia il respiro corto
July 9, 2025
Appunti per la ricostruzione in Ucraina: pensare lungo, agire subito
. | Adriano Roccucci
Durante una guerra occorre preparare la pace. Fu così durante il Secondo conflitto mondiale. Sin dal 1941 apparati governativi, istituzioni religiose, attori della società civile cominciarono a ragionare sul dopoguerra europeo. In Europa non c’era solo bisogno di una ricostruzione materiale, ma occorreva anche rigenerare la società. Il Dopoguerra si presentò come una grande questione umanitaria.
Roma ospita oggi e domani la quarta Ukraine Recovery Conference, con la partecipazione di autorità governative (ucraine e occidentali), organizzazioni internazionali, esponenti del mondo dell’economia, rappresentanti della società civile. È l’occasione per condividere una riflessione sul futuro dell’Ucraina e promuovere un impegno di solidarietà che non abbia il respiro corto, ma sappia misurarsi con la necessità di una continuità di lungo periodo. La resilienza del popolo ucraino, gli alti costi di una guerra lunga e dolorosa, che non accenna a finire, il pericolo della formazione in Europa di una vasta area di instabilità permanente richiedono un’assunzione di responsabilità della comunità internazionale. In Ucraina c’è bisogno di cercare vie di pace e di investire sul futuro della pace.
La Conferenza internazionale di Roma è un appuntamento che permette di riflettere sul domani dell’Ucraina martoriata dalla guerra. È auspicabile che offra l’opportunità ai governi di prendere impegni concreti per la ricostruzione del Paese che non potrà essere abbandonato a sé stesso, dopo un conflitto altamente distruttivo.
L’empatia verso il popolo ucraino deve continuare a farsi azione generosa – l’emergenza umanitaria della guerra non è finita – e allo stesso tempo deve nutrire un pensiero intelligente su un Paese e un popolo che hanno bisogno di sostegno, e ne avranno ancora di più per far fronte alle sfide del Dopoguerra. La ripresa dell’Ucraina non dipenderà solo dalla ricostruzione materiale del Paese e della sua economia, per quanto necessaria. Di vitale importanza saranno la ricostruzione della società e il rammendo di un tessuto umano lacerato dalla guerra. Nell’agenda della ripresa c’è un capitolo umanitario e sociale, niente affatto secondario, che richiede investimento di risorse e di idee.
La società ucraina dovrà far fronte a numerose sfide, decisive per la sua tenuta, a partire da quella demografica. La sua popolazione ha infatti conosciuto una drammatica diminuzione dai 41,5 milioni del 2021: 5,6 milioni sono i profughi fuoriusciti, mentre, considerando anche i circa 5 milioni che si trovano nelle regioni occupate, si calcola che siano intorno ai 31 milioni coloro che sono rimasti nel territorio ucraino sotto il controllo di Kiev. La guerra russo-ucraina coinvolge società invecchiate. Non è infatti una guerra combattuta da giovani: sia l’Ucraina che la Russia non mobilitano per il fronte uomini sotto i 25 anni, evidentemente per non ridurre il numero già ristretto delle classi di età più giovani. A combattere sono soprattutto adulti, non di rado cinquantenni. L’emergenza in Ucraina è stata descritta come “the oldest humanitarian crisis” (la crisi umanitaria più antica e che interessa più persone vecchie). In Ucraina è colpita dalla guerra una percentuale di anziani maggiore di qualsiasi altro conflitto in corso nel mondo. Il 24% della popolazione ucraina è composto da persone con più di 60 anni. Se dopo la Seconda Guerra mondiale la ricostruzione europea avvenne in società giovani, nonostante il tributo di vite umane del conflitto, in Ucraina sarà una società anziana ad affrontare la ripresa postbellica. Non è necessariamente un limite. Ma occorre pensare a una società che dia un posto agli anziani, che potranno essere una risorsa per l’Ucraina. Sarà necessario ripensare un welfare in grado di rispondere in modo rinnovato e umano alle loro esigenze, soprattutto a quelle dei più vulnerabili.
Si può pensare che per la ricostruzione ucraina si debba puntare solo su chi è più valido. Ma la ripresa sarà solida e duratura se saprà includere i più deboli. L’Ucraina dovrà affrontare grandi bisogni sociali. La guerra genera povertà: secondo le stime dell’Onu ammontano a 12,7 milioni gli abitanti che nel 2025 hanno bisogno di aiuto umanitario, mentre la Banca Mondiale stima in 9 milioni gli ucraini che vivranno in condizioni di povertà. Il rientro dei profughi – quanti torneranno? – e la condizione degli sfollati interni, oggi circa 4 milioni (una questione spesso sottovalutata), rappresentano ulteriori problemi sociali di non poco conto. Ripresa dell’economia e rinnovamento – non riduzione – del welfare dovranno essere i due pilastri della nuova architettura sociale.
Sono solo alcune delle criticità cui va incontro la società ucraina. Potremmo soffermarci sui tanti bambini e adolescenti che già oggi portano i segni del trauma della guerra o che, senza soluzione di continuità tra pandemia e guerra, per 5 anni hanno frequentato la scuola solo online, con un apparato scolastico che dovrà ricostituirsi. Per non dimenticare il sistema sanitario, già in sofferenza prima della guerra, e colpito duramente dalle vicende belliche. E poi i drammi umani e sociali del conflitto: il reinserimento dei reduci, i tanti mutilati (si calcola 100.000), i feriti militari e civili, i prigionieri, le famiglie dei caduti. Uscirà dalla guerra una società resiliente, come continuiamo ad ammirare, ma duramente provata. Basti pensare ai 9,6 milioni di ucraini che secondo le stime dell’Oms sono a rischio di disagio mentale.
L’aiuto umanitario sarà uno dei fronti decisivi per la ricostruzione del Paese devastato dal conflitto, per riparare il tessuto lacerato della società ucraina. Un sostegno umanitario che insieme agli ucraini sappia pensare con intelligenza a una ricostruzione che non sia mero ristabilimento del pregresso, ma rinnovamento per una società più inclusiva e umana. L’Ucraina ha bisogno di pace, ma la pace necessita di uno sguardo proiettato sul futuro. Mentre la guerra continua, c’è bisogno di pensieri lunghi. La Conferenza di Roma è un’opportunità da non sprecare.

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