sabato 14 maggio 2022
Intervista al presidente del Forum e della Fondazione per la natalità: «Serve un commissario per la crisi demografica e il ministero deve avere un portafoglio»
Gianluigi De Palo

Gianluigi De Palo - .

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Gigi De Palo, sono sette anni che insiste sul tema della natalità...
E continuerò. Per i miei figli. Per tutti i giovani. Perché non si dica mai che ci siamo rassegnati. Potremo anche non riuscirci, ma nessuno mai potrà dire che abbiamo rinunciato a giocare la partita decisiva per questo Paese.

I leader politici l’hanno ringraziata per essere riuscito a mettere al centro del dibattito un tema così complesso.
La sfida di questi sette anni è stata ridare dignità e centralità al tema "famiglia". Purtroppo le battaglie ideologiche, anche per colpa di alcuni ambienti cattolici, avevano rovinato e svilito la famiglia. La fatica è stata quella di incontrare tutti i leader dei vari partiti italiani e convincerli a fare squadra e a votare compatti. Prima per l’assegno unico, poi per il Family Act. Ora dobbiamo insistere e mostrare che ci può essere unanimità anche sulla natalità.

Abbiamo ascoltato parecchie proposte. Ce n’è una che meriterebbe una corsia preferenziale?
Mi sembra di aver visto una totale convergenza sulla modifica dell’Isee. Finalmente. Farlo prima della fine della legislatura sarebbe un grandissimo segnale per le famiglie. Noi abbiamo sempre nel cassetto il Fattore Famiglia. Se si deve cambiare l’Isee facciamolo come si deve, valorizzando seriamente il peso dei figli. Una cosa è certa: da ieri pomeriggio siamo al lavoro per questo obiettivo. Già abbiamo fatto le prime telefonate: non possiamo aspettare un secondo di più.

Altri spunti su cui lavorare?
Ho ascoltato tante proposte convincenti. Ma ora bisogna tradurre le parole in fatti. Subito. Perché tra dieci anni in Italia crollerà tutto. Asili nido, congedi parentali, detassazione delle giovani generazioni sono cose buone ma siamo a un punto di non ritorno dove serve uno choc vero. E una forte consapevolezza collettiva: se non invertiamo la rotta prima crollerà il sistema pensionistico. Poi il welfare. Poi chiuderanno migliaia di scuole. Poi ci saranno comuni italiani abbandonati. Poi - la cosa più grave - crollerà la sanità e diventerà a pagamento. E allora non è più il momento delle scorciatoie: non si può curare un tumore con un antidolorifico.

Non le sembra di esagerare?
No. I numeri sono terribilmente neri. Come sono nere le analisi dell’Istat da almeno vent’anni. E da vent’anni non succede puntualmente nulla. C’è un pensiero comune: ci penserà quello che viene dopo. È lo stesso approccio che abbiamo con l’ambiente. I numeri, i dati, adesso anche le immagini sono chiare: stiamo distruggendo la terra, i ghiacciai si stanno sciogliendo, il mare è sempre più inquinato, l’acqua potabile diminuisce ogni giorno di più… Ma non c’è un vero cambio di passo. Aspettiamo. Facciamo riunioni dei grandi della terra che alla fine portano sempre ad uno sconcertante nulla di fatto. Ci diamo obiettivi ambiziosi e, puntualmente, riusciamo a farli fallire.

Lei che cosa propone?
Creare un commissario per la natalità. Magari dando un portafoglio al ministro della Famiglia affinché abbia un peso più grande. Poi fisserei un obiettivo: raggiungere in dieci anni quota 500mila nuovi nati. Vado avanti. Miglioriamo l’assegno unico mettendoci ogni anno uno o due miliardi per arrivare ai livelli della Germania. Modifichiamo, come detto, l’Isee e iniziamo a fare una narrazione anche a livello istituzionale che parli della famiglia come risorsa e non come problema. Il tutto dando seguito a quanto già inserito nel Pnrr relativamente agli asili nido e al lavoro di giovani e donne.

Un pacchetto per svoltare?
Con questo approccio sistemico le cose non solo cambiano, ma si crea una mentalità nuova. Ricevo ogni giorno centinaia di messaggi di famiglie che ringraziano perché con l’assegno unico, per la prima volta lo Stato ha fatto sentire che non sono sole, che ha fiducia in loro. Questo non è assistenzialismo, ma sussidiarietà.

Cosa le resta di questa due giorni?
Abbiamo provato a coinvolgere tutto il sistema Paese sul tema natalità. E ora posso dirlo: ci siamo riusciti. Capi di grandi aziende, sportivi, medici, scrittori, attori hanno raccontato la bellezza della genitorialità. E hanno mandato un messaggio stupendo: nonostante la fatica, nonostante la complessità, vale la pena mettere al mondo un figlio perché è più bello che difficile.

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