Nei consultori di ispirazione cristiana si ricuciono le ferite delle famiglie
di Daniela Notarfonso
Si avvia alla conclusione il percorso nazionale di riflessione di questa rete, dedicato al tema della speranza come forza capace di riparare le fragilità relazionali. Nel contesto dell’Anno giubilare, operatori provenienti da tutta Italia si confronteranno sul senso del loro agire quotidiano

Domani, 22 novembre, si concluderà il Percorso di riflessione delle equipe degli operatori dei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana sul tema: “I Consultori familiari di Ispirazione Cristiana: costruire speranza, essere forza riparatrice nelle situazioni di criticità”. L’evento si inserisce a pieno titolo tra le iniziative dell’Anno Giubilare dedicato alla Speranza che non delude; un Anno che stiamo vivendo come Chiesa Universale per dare ragione della nostra fede e rinnovare l’impegno di generare luoghi di accoglienza, ascolto e cura reciproci; spazi in cui essere “artigiani di speranza", costruire relazioni buone che sostengano e diano rinnovata forza a chi le vive. Come ha scritto papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo: “Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità”, proprio per questo la CFC ha deciso di riflettere sulle basi del proprio agire, attraverso un percorso sul tema della Speranza. Speranza per le persone che chiedono aiuto, per coloro che prestano il proprio servizio e per il territorio in cui il consultorio costruisce i rapporti che intessono e rinforzano il legame sociale. Ogni servizio, infatti, quotidianamente accoglie e ascolta persone singole, coppie e famiglie, giovani e anziani, sani, ammalati o disabili e ogni giorno cerca di dare ascolto e parola, di lenire i dolori, le sofferenze, le ferite che ciascuno porta nella propria esistenza.
In Italia sono presenti circa 200 consultori di Ispirazione Cristiana (due stanno per essere inaugurati), con più di un migliaio di operatori di diverse discipline: psicologi, psicoterapeuti, medici, assistenti sociali, infermieri, pedagogisti, avvocati, consulenti familiari, insegnanti dei Metodi Naturali di regolazione della fertilità; li troviamo in 17 Regioni, in 3 di queste è attivo un accreditamento regionale, nelle altre si lavora come Enti del Terzo Settore valorizzando l’attività volontaria di chi si rende disponibile, un certo impegno economico delle diocesi e libere donazioni. Ciascuno di questi servizi ha una vitalità sempre in fermento ed è capace di confrontarsi con i bisogni vecchi e nuovi che riscontra, adeguando le risposte che diventano sostegni psico-pedagogici, consulenze mediche, consulenze legali e sociali, percorsi formativi, orientamento ai servizi del territorio. Conosciamo infatti le difficoltà relazionali che vivono le donne e gli uomini di oggi e gli effetti negativi di un certo individualismo che tende ad isolarci e a indurre un ripiegamento su sé stessi con il rischio «di ammalarci di solitudine, e anche di un narcisismo che si preoccupa degli altri solo per interesse. L’altro si riduce allora a qualcuno da cui prendere, senza che siamo mai disposti davvero a dare, a donarci» (Papa Leone XIV 12 novembre 2025). È anche da questa radice che scaturiscono le violenze familiari e gli abusi che riempiono purtroppo le cronache dei nostri giorni e che Caritas Italiana, nel suo ultimo Rapporto sulla povertà appena presentato, dal titolo “Fuori Campo. Lo sguardo della prossimità”, ha presentato come una forma purtroppo attuale di povertà, che necessita di un accompagnamento con la creazione di reti di collaborazione per una presa incarico globale.
C’è una profonda consapevolezza di vivere in un momento che non sembra favorire e sostenere la speranza. Sappiamo che, come dice papa Francesco nella Bolla già citata, “nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio”. Il 22 novembre, perciò, si condivideranno le riflessioni che i consultori familiari di ispirazione cristiana hanno elaborato e poi, in gruppi misti tra le diverse realtà territoriali, ci si chiederà cosa è d’ostacolo alla speranza e cosa possa invece generarla di là delle sfide contemporanee. La consapevolezza da cui ci muoviamo è che per vivere bene, crescere in modo equilibrato e diventare uomini e donne maturi e capaci di amare è necessario vivere relazioni buone. Come ha detto Papa Leone XIV il 1° giugno 2025, infatti: “Appena nati abbiamo avuto bisogno degli altri per vivere, da soli non ce l’avremmo fatta. Tutti noi viviamo grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e cura vicendevole”.
I Consultori della CFC cercano di mettere questa umanità e cura nelle relazioni per aiutare le persone a vivere una vita sufficientemente buona. Per questo risuonano in modo speciale le parole che aprono la ostituzione Pastorale Gaudium et Spes: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”. Un’affermazione questa che dopo 60 anni ci interroga e che dà la misura del cuore della Chiesa di cui i Consultori della CFC vogliono essere un’espressione e un segno.
Commissione Scientifica – CFC (Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana)
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