martedì 20 settembre 2022
Il Rapporto 2022 della Fondazione conferma come la partecipazione ad attività collettive sia fondamentale. I programmi di formazione continua favoriscono l’inserimento nel mondo del lavoro
Non solo Welfare: il Terzo settore immensa risorsa educativa
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La crisi innescata dalla guerra e dall’inflazione sta rendendo sempre più importante l’apporto sussidiario del Terzo settore e dei corpi intermedi per il benessere degli italiani.Assicurare sostenibilità al sistema di welfare sarà una sfida impegnativa per la finanza pubblica. Serviranno nuove risorse per garantire protezione sociale. E per questo serviranno grandi capacità di innovazione, mobilitazione di iniziative, pubbliche e private e, non ultimo, un impegno responsabile di tutti gli attori sociali ed economici del territorio.Soprattutto servirà il coinvolgimento della popolazione. Superare l’isolamento, mettersi insieme, creare occasioni di partecipazione alla vita sociale e alla realizzazione di servizi, è il principale modo per rinforzare il sistema, oltre che per trovare le energie con cui rilanciare l’attività economica e lo sviluppo sociale.La partecipazione ad attività collettive è quindi fondamentale per la sostenibilità di tutto l’assetto.

È quanto dimostra il "Rapporto sulla sussidiarietà 2022" realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Istat. La ricerca, dedicata allo sviluppo sociale, misura appunto l’impatto sul benessere degli italiani della sussidiarietà, intesa come la partecipazione ad attività collettive, sociali e civiche. Per farlo è stata fatta una ricerca originale, partendo dei dati del Benessere Equo e Sostenibile (BES) elaborati e diffusi ogni anno dall’Istat.Il progetto BES, che ha appena celebrato i primi dieci anni dalla sua ideazione, è uno dei più avanzati studi al mondo di misurazione del benessere come fenomeno a più dimensioni. L’obiettivo del BES è di costruire una misura oggettiva del benessere capace di superare la visione centrata sul Pil, limitata alla considerazione del Prodotto Interno Lordo (PIL), ovvero ciò che viene prodotto ogni anno in ciascun paese.Il Rapporto mostra che i dati del BES, opportunamente rielaborati rivelano che la partecipazione a programmi di formazione continua favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro, a tutte le età (+0,7 su una scala da 0 a 1). Un analogo impatto positivo verso la capacità di trovare lavoro deriva dalla partecipazione ad attività culturali fuori casa (+0,9), dalla partecipazione sociale (+0,9) e dalla partecipazione ad organizzazioni non profit (+0,7).L’indagine mostra inoltre che l’impegno in attività sociali aumenta la speranza di vita e contribuisce a contenere il fenomeno dei Neet, i giovani che non lavorano e non studiano.Altre relazioni, questa volta inverse, legano la sussidiarietà e il rischio di povertà, la grave difficoltà ad arrivare a fine mese e la densità di lavoratori con basi salari.La situazione non è omogenea: si vede una grande differenza fra i territori, con un vantaggio nel Centro Nord, anche se si assiste a un risveglio nelle regioni del Sud, soprattutto laddove il soggetto pubblico favorisce la crescita del Terzo settore.

Soprattutto in un momento di crisi il Terzo settore rappresenta il tentativo delle persone di difendere uguaglianza e dignità della vita personale e collettiva. Il terzo settore – rivela il Rapporto – è un universo di 375.000 istituzioni tra associazioni, fondazioni e cooperative sociali, in aumento del 25% rispetto a 10 anni fa. Il valore della produzione del Terzo settore in Italia è stimato in 80 miliardi di euro e sfiora il 5% del Prodotto interno lordo. Gli addetti sono oltre 900.000, di cui il 70% donne, ai quali si aggiungono 4 milioni di volontari.Circa l’85% delle istituzioni del Terzo settore è rappresentato da associazioni, il restante 15% sono cooperative sociali, fondazioni, sindacati o enti.Due terzi delle istituzioni non profit (65%) operano in cultura, sport e ricreazione; seguono l’assistenza sociale e la protezione civile (9%), le relazioni sindacali e imprenditoriali (6%), la religione (5%), l’istruzione e ricerca (40%) e la sanità (4%).Come sostenere il terzo settore?Un esempio concreto è il successo del 5X1000 dell’Irpef, il contributo destinato agli enti del Terzo settore, introdotto 15 anni fa, su iniziativa dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà.In un decennio le erogazioni sono cresciute del 61%, superando i 518 milioni di euro nel 2020. I contribuenti che lo assegnano sono oltre 15 milioni (+27%), ovvero quasi 4 su dieci. Gli enti beneficiari sono più che raddoppiati dal 2011, e sono ora oltre 73.000.La sussidiarietà è una logica sistemica che tende a valorizzare le iniziative che nascono "dal basso", a liberare energie e creatività nella risposta ai bisogni collettivi.

Gli enti del Terzo settore possono quindi essere considerati i principali protagonisti dello sviluppo sociale, essendo espressione diretta della cultura sussidiaria. Il loro valore non consiste solo nel sopperire a limiti ed inefficienze del welfare pubblico, ma nel fatto che i soggetti sussidiari mettono in campo capacità di lettura dei bisogni sociali emergenti, di auto-organizzazione, di strutturazione di reti e di immaginazione e realizzazione di servizi che rappresentano la il vero motore per lo sviluppo sociale. Infatti, in società complesse, dinamiche e non prevedibili, la capacità di cogliere tempestivamente i segni dei nuovi bisogni e di adattarvisi è preminente sul tentativo di prevedere, classificare e normare le forme del bisogno e delle possibili risposte.Ma c’è di più. La sussidiarietà è anche un’immensa risorsa educativa, che promuove una cultura dell’altro, del dono e del bene comune, generando una sensibilità e una mentalità che – nel tempo – danno forma a una società sostenibile e ne alimentano il capitale sociale.L’auspicio è quindi che nella nuova legislatura le forze politiche capiscano questa fondamentale dimensione della vita pubblica italiana e sappiano valorizzarla.

Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

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