martedì 5 aprile 2016
Masciandaro (Bocconi): servirebbe un embargo finanziario. Suddeutsche Zeitung: «Coinvolte ventotto banche tedesche»
Residenza facile e segretezza: Panama è un «buco nero»
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Sono ben più di cinquemila i conti panamensi riconducibili a cittadini italiani. Una stima per difetto che non arriva dalla clamorosa inchiesta giornalistica sui 'Panama papers', ma da diverse fonti investigative e finanziarie. Da anni, infatti, Panama è il buen ritiro dei risparmi di migliaia di imprenditori, artigiani, criminali, liberi professionisti, intenti a salvare i propri averi dall’imposizione fiscale. «Ci sono almeno due ragioni per aprire un conto a Panama – spiega un avvocato italiano tra i più noti nel giro della fuga di capitali: perché si vuole sottrarre capitali alla tassazione, oppure perché non si sa come nascondere milioni di euro frutto di attività illegali o incassati completamente in nero». È la scoperta dell’acqua calda, commentano molti osservatori. Ma stavolta parecchi nomi potrebbero scottarsi. «Che Panama fosse un centro off shore lo si sapeva da molto prima della divulgazione dei Panama Papers – dice Donato Masciandaro, direttore del Dipartimento di economia della Bocconi – e le modifiche legislative del 2015 non hanno improvvisamente trasformato il Paese in un campione della trasparenza». Stanare tutti è pressoché impossibile. E se anche l’intero libro mastro della fuga di capitali venisse scoperto le autorità dei Paesi raggirati da propri cittadini potrebbero poco. Sono molti, infatti, gli stranieri che ottengono facilmente la residenza panamense: 3mila euro in onorari per l’assistenza legale, a cui aggiungere le spese di viaggio e soggiorno (normalmente bisogna recarsi sul posto almeno due volte e ritornarvi ogni due anni per non perdere il diritto alla residenza). In Italia, per fare un esempio, ai fini delle imposte sul reddito sono considerati 'non residenti' quanti non sono iscritti all’anagrafe comunale dei residenti per la maggior parte del periodo d’imposta, cioè per almeno 183 giorni all’anno (184 per gli anni bisestili) e non hanno, nel territorio dello Stato italiano, né il domicilio (sede principale di affari e interessi) né la residenza (dimora abituale).  Se manca anche una sola di queste condizioni, i contribuenti interessati sono considerati residenti. I non residenti che hanno prodotto redditi o possiedono beni in Italia sono tenuti a versare le imposte allo Stato italiano, salvo eccezioni previste da eventuali Convenzioni per evitare le doppie imposizioni stipulate tra lo Stato italiano e quel- lo di residenza. Tuttavia, si considerano residenti, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato, individuati con decreto del ministro delle finanze. Il governo panamense minimizza, ma tutti sanno perché nella sola capitale vi siano 120 diversi marchi bancari. Il problema è che la comunità internazionale dispone di armi spuntate per contrastare i centri off shore. «I dati dimostrano che le 'liste nere' rischiano – annotano dalla Bocconi – addirittura di trasformarsi in una certificazione di opacità, che attira nuovi capitali anziché allontanarli». La soluzione più efficace, come suggerito dal Fondo monetario internazionale già negli anni ’80, sarebbe un embargo finanziario. Ma da allora in poi, tra le tante forme di embargo osservate, non se ne è mai registrato uno di tipo finanziario. Forse, allora, nei centri on shore c’è qualcuno che ha interesse a fare sì che i centri off shore continuino a esistere. Nell’edizione oggi in edicola, la Suddeutsche Zeitung, il giornale che per primo ha ricevuto i documenti dei Panama Papers, pubblicherà nuove rivelazioni secondo cui almeno ventotto banche tedesche avrebbero fatto ricorso allo studio Mossack Fonseca per i loro clienti, quantificati in «migliaia». E anche per questa ragione che di vere inchieste sui paradisi fiscali non se ne fanno mai. Già nel 2012 'Avvenire' rivelava alcune modalità fraudolente con le quali era possibile esportare ingenti somme senza rischiare nulla di più che una multa da pochi euro. Perciò il governo monti decise di inasprire le sanzioni. Ma chi ormai aveva preso casa presso uno sportello bancario panamense poteva dirsi al sicuro.
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