mercoledì 25 settembre 2019
Il presidente della Cassa Dottori Commercialisti: l'Italia è un Paese a bassa digitalizzazione, tutelare le fasce deboli come gli anziani
Moneta elettronica e lotta all'evasione
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È stata recentemente ipotizzata la possibilità di introdurre norme che limitino ulteriormente l’uso del contante e incentivino mezzi di pagamento elettronici. In tal senso, si sono previste tasse sul prelievo di contanti, crediti di imposta per chi paga determinate spese con mezzi tracciabili, deducibilità/detraibilità di determinate spese subordinata al pagamento elettronico, aliquote Iva differenziate se il pagamento avvenga o meno con contante, azzeramento di commissioni bancarie per importi ridotti di pagamento e via dicendo. Il dibattito nasce dal fatto che la tracciabilità delle operazioni finanziarie ostacoli l’evasione fiscale e che l’Italia sia uno dei Paesi in cui si registra uno dei più alti tassi di evasione fiscale e ricopra una delle ultime posizioni nell’uso della moneta elettronica (l’86% delle transazioni avviene in contanti). Pertanto, si ritiene che sviluppare l’utilizzo della moneta elettronica, quale strumento di tracciabilità delle operazioni, riduca l’evasione fiscale. Pur condividendo l’utilità della moneta elettronica quale strumento di contenimento della evasione, al fine di non creare illusioni comparative, pare giusto ricordare che i Paesi in cui l’utilizzo del contante è ridotto a percentuali minime, i bassi tassi di evasione sono condizionati più dalla forte coscienza sociale prima ancora che dagli strumenti di pagamento utilizzati. Deve fare riflettere il fatto che, paradossalmente, ancorché l’Italia sia lo Stato con il maggior numero di POS installati, registra un rapporto operazioni effettuate/terminale che si colloca al penultimo posto della classifica UE.

Apprezzando comunque l’obiettivo, le perplessità rimangono sugli strumenti che si vorrebbero adottare, troppo spesso ispirati da una logica coercitiva (tassa sui prelievi, sanzioni per chi non adotta il POS, aliquota maggiorata IVA sui consumi in contanti, pagamenti obbligatori vero la PA) piuttosto che da una logica incentivante. Al di là, infatti, di alcune osservazioni immediate – tassare i prelievi dai c/c colpisce chi lecitamente detiene contanti; obbligare a dotarsi del POS non obbliga al suo utilizzo; differenti aliquote IVA comportano valutazioni di compatibilità con la normativa europea; l’obbligatorietà di pagamenti verso la PA, necessita che tutti i suoi uffici siano in grado di riceverli – ciò che lascia perplessi è che si parta dal presupposto che nel nostro Paese, anziché comprendere e affrontare gli ostacoli concreti allo sviluppo della moneta elettronica (bassa digitalizzazione, ammontare delle commissioni bancarie, media anagrafica elevata, etc.), si pensi di 'obbligare' le persone a farne uso. Sul punto è necessario un forte coinvolgimento degli attori del processo (istituti di credito ed esercenti in primis) che, opportunamente incentivati, possono trovare un interesse comune allo sviluppo delle nuove metodologie di pagamento (ad esempio, una riduzione delle commissioni bancarie può essere compensata da un aumento delle transazioni e agli esercenti potrebbe essere riconosciuto un credito di imposta in funzione dell’utilizzo di carte di pagamento).

Nel caso dei cittadini, eventuali incentivi dovrebbero essere di semplice e chiaro utilizzo: si potrebbe in tal senso valutare la possibilità di subordinare la deducibilità di alcune spese al pagamento elettronico, mentre pare complicata la previsione di un credito di imposta per il consumatore. Infine, non possiamo dimenticare che tra i maggior utilizzatori del contante ci sono le fasce più deboli: gli anziani (che con grande difficoltà si dovrebbero adattare ai nuovi sistemi di pagamento) e i disagiati (per i quali la possibilità di possedere una carta di credito ha un limite oggettivo). Credo quindi si possa – e si debba – traghettare il Paese verso un sistema elettronico di pagamento generalizzato che ci avvicini alla media di transazioni europea, senza però cullare l’illusione che il medesimo obiettivo sia raggiunto anche in tema di recupero dei tassi di evasione.

*Presidente Cassa Dottori Commercialisti

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