venerdì 23 giugno 2017
La banca era stata salvata nel 2009 con 21 miliardi di denaro pubblico. Adesso ne vale 12
L'Irlanda vende un quarto di Aib e incassa 3 miliardi
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Non tutti i salvataggi sono a fondo perduto. Mentre in Italia si cerca da mesi una soluzione per le banche venete, dal resto dell’Europa arrivano esempi, chiari e tangibili, di come sia possibile mettere al sicuro gli istituti di credito senza traumi. Dopo il caso clamoroso della Spagna, con il gruppo Santander che ha acquistato il Banco Popular, prevedendo una ricapitalizzazione di sette miliardi di euro, dall’Irlanda arriva la storia a lieto fine (per lo Stato e i risparmiatori) legata al salvataggio di una delle banche travolte dalla bolla immobiliare nel 2009.

Dopo l’iniezione di denaro pubblico adesso arrivano i primi risultati. L'Irlanda ha incassato tre miliardi di euro con la vendita del 25% di Allied Irish Banks tramite collocamento in borsa a 4,40 euro per azione. Si tratta della terza più grande Ipo bancaria in Europa dalla crisi finanziaria e della più grande per capitalizzazione di mercato in quasi sei anni. «Il completamento con successo dell'Ipo di Aib rappresenta una pietra miliare importante», ha detto il ministro delle Finanze irlandese Paschal Donohoe. «L'Ipo ha creato una base solida per lo stato per recuperare i soldi investiti in Aib e vendere altri investimenti bancari a beneficio del popolo irlandese». Il prezzo di vendita corrisponde a un valore del 100% della banca di 11,9 miliardi di euro, cifra in linea con le aspettative degli analisi. Secondo indiscrezioni riportate dall’Irish Times, la domanda ha raggiunto 13,5 miliardi di euro, pari a oltre quattro volte l'offerta. Le investment bank che hanno lavorato al collocamento hanno l'opzione per acquistare un ulteriore 3,8% di capitale, il che porterebbe la raccolta complessiva a 3,4 miliardi di euro.

Lo stato ha salvato Aib nel 2009 dopo la crisi finanziaria investendo 21 miliardi e acquistando il 99,9% della banca. In realtà Aib ha già riparato quel buco con per circa 6,8 miliardi di euro. Il governo irlandese non esclude di procedere alla vendita di altre quote e si aspetta che il valore della banca aumenti nei prossimi anni. Per il salvataggio delle sue banche l’Irlanda ha stanziato otto anni fa, d’accordo con il Fondo momentario internazionale, 67 miliardi di euro. La crisi bancaria è stata legata, come avvenuto anche in Spagna e in Portogallo, allo scoppio della bolla immobiliare. Tra il 1996 e il 2006 i prezzi delle case in Irlanda hanno subito un aumento considerevole, raggiungendo i livelli di quelle di Londra. Negli anni del boom edilizio i permessi per costruire sono lievitati senza tener conto della reale domanda di acquisto. Le banche hanno concesso prestiti in gran quantità alle società edilizie ed è proprio così che è iniziato quello che è stato definito da molti la fine della tigre celtica. Poi, con l’inizio della crisi, la bolla immobiliare è scoppiata e le banche si sono ritrovate con un buco di milioni di euro per il mancato pagamento dei mutui. Il valore delle case in pochi anni si è dimezzato. E non c’è stata altra soluzione del salvataggio di stato.

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